"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

18/01/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
 Kelăat Es-Sraghna, l\'ìncontro sull\'autonomia
Dell'incontro con i migranti che sono ritornati nella loro terra d'origine e che parlano i dialetti delle regioni dove sono stati a lavorare (e molti quelli trentini) scrivo a parte, per farne un reportage per uno dei quotidiani locali. Interessantissimo, comunque. Ne viene un diverso modo di guardare all'immigrazione e all'impegno che dovremmo avere per costruire conoscenza, relazioni, legami. Straordinarie potenzialità, per tutti.

Ho invece l'impressione che da noi (in Italia e anche in Trentino) se ne discuta in modo vecchio ed ideologico, creando muri piuttosto che abbatterli. Siamo molto bravi a dividere il mondo in  bianco e nero, meno capaci di vedere oltre l'atteggiamento morale che ci porta ad esorcizzare i problemi.

Devo proprio ringraziare chi mi ha invitato in Marocco perché l'incontro con questi nuovi trentini che hanno deciso, nonostante il riconoscimento della cittadinanza italiana, di rientrare nel loro paese d'origine è davvero di grande interesse. In questa pur breve visita ho imparato molto, soprattutto per la gratitudine che queste persone hanno verso la nostra comunità, per come sono stati accolti, per l'opportunità che hanno avuto, per la civiltà che il Trentino continua a dimostrare.

E poi perché si sono materializzate - in queste poche ore - le potenzialità che una cooperazione con le realtà dalle quali provengono i nostri migranti potrebbe avere. Discorsi fatti mille volte, ma oggi verso il Mediterraneo si può aprire finalmente una fase nuova, basata sulla reciprocità che può venire nel confronto delle idee e dei modelli politico istituzionali sperimentati. L'autonomia in primis, che per ritrovare smalto anche qui da noi ha bisogno di aria nuova, di mettersi in gioco nei processi dell'interdipendenza, di rappresentare un'idea di gestione delle risorse locali non in chiave egoistica bensì aperta al confronto, all'arricchimento, alla sperimentazione.

Vorrebbero che anche qui il lavoro delle persone venisse apprezzato, che la sensibilità che noi dimostriamo contagiasse i loro poteri locali, ancora di stampo prefettizio. L'autonomia e le relazioni che andiamo a costruire sono viste come l'occasione per aprire un confronto che non sia condizionato dalla corruzione che invece domina. E che spesso impedisce loro di volare come vorrebbero.

Sono mesi che parlo del Trentino Alto Adige /Sud Tirolo come laboratorio sull'autogoverno, attraverso il quale affrontare situazioni di conflitto legate alla fine degli stati-nazione. Così è nata la Carta di Trento per il Tibet. Il tema è centrale ovunque vi siano conflitti territoriali e quel che il concetto di autonomia può imprimere è un diverso sviluppo delle contraddizioni. Il fatto è che in questa fase di transizione,  il paradigma otto-novecentesco dello stato-nazione ancora riesce a far danni, ma soprattutto fatica ad uscire dall'immaginario collettivo, oltremodo rafforzato da un anno di retorica sull'unità d'Italia. E mentre l'Europa langue.

A ben vedere il tema non investe solo le realtà segnate da rivendicazioni territoriali, ma l'idea stessa di stato, di partecipazione, di responsabilità. Ne ho scritto nel documento sulla primavera araba e il Marocco che appare in questo sito e non mi dilungo.

Le persone che ci ospitano ci portano a conoscere una vasta regione che spazia dalle grandi pianure alle montagne dell'Atlante. Cercano di farci vedere quel che hanno di particolare, la loro storia, i villaggi, le campagne, le città. Su tutte Marrakech, la cui Medina non finiresti mai di visitare. Un mercato vero, nonostante il turismo. Nei vicoli i profumi degli olii e delle spezie, ma gli artigiani ci sono per davvero ed il made in China non sembra invasivo come altrove. I bazar dei tappeti, i negozi di oggetti antichi di lusso come delle cose vecchie e basta, le bancarelle della verdura e della frutta, quelle dei datteri e della frutta secca... e poi fiumi di the serviti con le erbe più varie e grande maestria che accompagnano ogni nostro incontro. A qualche chilometro verso Kelăat Es-Sraghna, un suk dove di turisti non vedi l'ombra e dove le facce hanno scolpite la durezza del vivere. Che farebbe la felicità di chi cerca le cose più impensabili, dove spesso devi volgere altrove lo sguardo perché la povertà non fa sconti sul piano della sensibilità verso gli altri esseri viventi.

Ci avviciniamo all'Atlante e il clima si fa anche durante il giorno meno temperato. La neve è poco sopra e lungo la valle abitata dalle popolazioni berbere cambiano molte cose, le caratteristiche dell'ambiente, lo scorrere dei fiumi, la fattezza delle case. Le persone che ci accompagnano sono felici di poterci far vedere tutto questo e la presenza con noi di Ali Rashid è motivo di orgoglio, tanto la questione palestinese è avvertita come causa di tutto il mondo arabo.

Quando è sera visitiamo un convento di Sufi ed è l'occasione per uno scambio di idee sui temi della pace e nella nonviolenza. Fuori un gruppo di ragazzi giocano al pallone su una strada trafficata di auto e di camioncini, improvvisato campo da calcio. Amid ci ospita a casa sua e poi il programma prevede un salto al bagno turco. Ma le mie condizioni precarie mi inducono a coricarmi, anche perché al mattino la sveglia è alle 4.00 per arrivare in tempo a Casablanca.

La stanchezza viene fuori, il limite si fa sentire. Il ginocchio non mi regge più e così, mentre scrivo, da due giorni sono a letto.

 

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