"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

10/03/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Lo Statuto di autonomia

Ritorno dalla manifestazione a sostegno dell'autonomia con la sensazione di un buco nell'acqua. Non solo per la partecipazione inferiore ad ogni aspettativa - non più di millecinquecento persone, ad essere generosi - ma per l'evidenziarsi di tutte le contraddizioni che già alla vigilia erano emerse.

In primo luogo perché l'autonomia non è di qualcuno in particolare ed è troppo importante per essere affidata ad una sola tradizione politica. Gli esponenti del PATT che hanno voluto questa iniziativa sono euforici, ma non ne hanno alcun motivo. Nonostante la benevolenza con la quale si è accolta la proposta di scendere in piazza a difesa dell'autonomia da parte del centrosinistra, in piazza c'è in buona sostanza solo la gente del PATT e un po' di ceto politico. Scarsa la presenza urbana, la città di Trento è praticamente assente.

Gli oratori che si alternano al palco sono stati scelti con il criterio di rappresentare la società civile piuttosto che la politica, ma il mix che ne viene (al di là delle qualità dei singoli) è ben lungi dall'esprimere il meglio di questa terra. E i mondi vitali, il lavoro, la cooperazione, il volontariato, la cultura, i giovani... in piazza praticamente non ci sono. C'è qualche espressione sociale che ha voluto dare un segnale di attenzione, ma con un piede nella piazza e l'altro fuori.

Le parole che vengono scandite dagli oratori sono più rivolte al passato che al presente, non che mi aspettassi qualcosa di particolarmente innovativo ma il messaggio che viene è sulla difensiva, non indica affatto una strada che guarda oltre e le carte geografiche del Tirolo che echeggiano su qualche striscione sono roba vecchia e stantia. L'idea di una regione dolomitica viene evocata solo dalla rappresentanza della provincia di Belluno, messa per la verità un po' ai margini come se si trattasse di una presenza ritenuta ingombrante.

L'oratore che più scalda la piazza è Paolo Toniolatti, rappresentante del Circolo Gaismajer. Conosco Paolo da una vita, da quando era consigliere comunale del PCI al Comune di Trento nei primi anni ‘80. Lo ascolto con attenzione, com'era rigoroso nel suo essere comunista, lo è ora nella difesa della storia autonomista trentina. Che la gente in piazza lo applauda quando parla della necessità di coniugare autonomia e convivenza non può che far piacere.

La manifestazione, iniziata poco dopo le 14.00, si trascina un po' stancamente e la piazza, mai piena, anziché riempirsi dei cittadini che affollano il centro, lentamente si svuota. E anche l'euforia degli organizzatori ora si trasforma nella ricerca di qualche giustificazione. Il fatto è che se si vuole bene all'autonomia la dobbiamo difendere in primo luogo da noi stessi, da una politica che richiede visione di futuro e non richiami identitari.

Uno sguardo severo il mio. Le persone che sono in piazza rappresentano una sensibilità che è bene ancorare ad una comune prospettiva politica come quella del centrosinistra autonomista. Non rappresentano il Trentino, certo, che infatti in larga misura non ha trovato buone ragioni per scendere in piazza. Ma al tempo stesso devo dire che mi infastidiscono quelli che arrivano qui prevenuti, contenti di poter dire che la manifestazione è un fallimento.

Se il Trentino è stato un piccolo baluardo di civiltà in questi quindici anni di buio italiano, lo si deve anche ad uno scenario politico che ha saputo unire le diverse sensibilità autonomistiche, una sperimentazione con qualche difetto ma che tutto sommato ha saputo esprimere un contesto da molti considerato un fertile laboratorio politico.

Un laboratorio dell'autonomia e dell'autogoverno. Richiede studio, apporto di idee, assunzione di responsabilità. Non scorciatoie, ma nemmeno atteggiamenti rancorosi.  

 

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