"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

16/04/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Stelle alpine
Il diario di oggi non ha molto da segnalare. Un articolo da scrivere per "Consiglio Provinciale Cronache"; lo studio del Rapporto Quars sulla qualità del vivere nelle Regioni italiane che andremo a presentare sabato prossimo con i curatori del rapporto, il presidente della PAT e sette brevi racconti di altrettanti testimoni della realtà trentina; una veloce riunione del gruppo consiliare; la messa a punto organizzativa dell'incontro di "Politica Responsabile" che a maggio prevede un significativo "passaggio di mano" ad un rinnovato collettivo redazionale; l'incontro con gli amici Razi e Sohelia per capire quel che sta accadendo in queste ore in Afghanistan e per mettere a punto il piano di lavoro del Cantiere "Afghanistan 2014" aperto nei mesi scorsi.

La cronaca locale è invece ricca di avvenimenti, dal congresso delle Stelle Alpine a quello delle ACLI trentine, solo per ricordare gli avvenimenti di maggiore spicco. Al Palarotary di Mezzocorona domenica è andata in scena l'assemblea congressuale del PATT, termometro interessante dello stato di salute del terzo soggetto della coalizione che governa il Trentino. Non lo si misura, a ragion del vero, sul piano dell'efficacia della sua proposta politica, visto che il confronto appare piuttosto scontato e privo di guizzi di particolare ingegno, ma sulla capacità di galvanizzare tante persone che sono accorse laddove un tempo sorgeva la Samatec (una delle fabbriche più inquinanti che il Trentino abbia conosciuto ed oggi sede del più grande spumantificio italiano). La forza del Partito Autonomista Trentino Tirolese sta oggi, paradossalmente, nella crisi della politica italiana e dei partiti nazionali. I milletrecento posti del Palarotary sono tutti occupati, una platea piuttosto giovane a dispetto di un gruppo dirigente che invece fatica a rinnovarsi. Ma il colpo d'occhio consegna agli osservatori presenti l'immagine di un partito in buona salute, quanto basta per candidarsi alla guida della Provincia, nonostante alle ultime elezioni provinciali il PATT non sia andato oltre l'8,52% dei suffragi.

I sondaggi nazionali danno la Lega al minimo storico, ma nessuno ne beneficia se non l'astensionismo. Quest'ultimo cresce (oltre il 35%) insieme al clima di sfiducia verso i partiti, che appaiono totalmente incapaci a rinnovarsi tanto sul piano delle idee che su quello delle forme del proprio agire. La crisi dei partiti non credo sia infatti ascrivibile solo o tanto alla questione morale, che pure c'è ed investe in modo trasversale gli schieramenti, ma investe la loro capacità di essere interpreti di un tempo complesso dove la cifra di ogni problema è sempre meno nazionale e sempre più territoriale e sovranazionale. Aspetto questo che intendo approfondire nei prossimi giorni.

Non credo affatto in un tracollo della Lega. Nonostante la crisi morale che l'attraversa e l'evidente frattura del suo gruppo dirigente, la Lega continua ad intercettare un sentire profondo, fatto di paura e rancore, che investe comunità in preda allo spaesamento. O si agisce su questo piano, nella promozione di un tessuto economico e sociale in grado di creare coesione e visione europea, oppure continuerà a prevalere il "si salvi chi può" che poi è l'anticamera del leghismo.

Tornando al PATT, è più facile che questo partito intercetti l'affanno dell'UpT che non la crisi (vera o presunta che sia) della Lega. Il mondo aclista ha sempre rappresentato un'area di frontiera del cattolicesimo democratico, che oggi appare più esigente che mai nel chiedere alla politica coerenza di comportamenti. La lettura della relazione del presidente Arrigo Dalfovo (che il lettore può trovare nella home page), presentata dai giornali come una bacchettata alla politica, non è affatto così. Esigente, certo, quando dice No agli F35 o alla dittatura del PIL o alla necessità di far propria la cultura del limite, temi sui quali effettivamente il ritardo della politica si fa sentire, eccome.

Se vogliamo provare a dare qualche risposta all'antipolitica che monta, è necessario un lavoro di rigenerazione che non corrisponde ad un qualche colpo di teatro ma ad un paziente lavoro di senso, di sguardo sul mondo reale, di corrispondenza fra la dimensione dei problemi e quella dell'agire. Il fatto è che oggi i corpi intermedi tutti (quindi non solo i partiti, ma anche le organizzazioni sindacali, le associazioni, il volontariato, le ong...) sono pensati su contesti che non esistono più, se non nella loro autoreferenzialità. E' questa la ragione per cui mi convinco sempre più della loro irriformabilità. Prima che sia tardi sarebbe utile mettere in moto altri percorsi, altre carovane.

 

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