"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

27/05/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Papavero
Il fine settimana non è esattamente di riposo. Tre i temi sui quali lavoro. In primo luogo il Disegno di Legge sul software libero e l'open source. Siamo in dirittura di arrivo per quanto riguarda la sintesi fra il testo iniziale che mi vede come primo firmatario, il DDL Bombarda sul divario digitale e il testo proposto dagli uffici della Pat che inquadra il testo unificato in una proposta di riforma del sistema informatico della Provincia Autonoma di Trento. Non solo software libero dunque, ma un testo che metterebbe il Trentino all'avanguardia nel declinare i diritti digitali dei cittadini nel sistema di comunicazione e innovazione provinciale.

Come si può intuire una scommessa, questa, piuttosto complessa che richiede capacità di contaminazione e al tempo stesso di superare le resistenze su un terreno minato da ostacoli di ogni tipo e da interessi molto forti. Devo dunque ringraziare tutto il gruppo di lavoro che insieme a me sta facendo l'analisi, parola per parola, di un testo in continua evoluzione e in corsa col tempo perché vorremmo che l'approdo in aula avvenisse già nella sessione di luglio del Consiglio Provinciale. Lunedì ci si incontrerà di nuovo e poi il testo più o meno definitivo dovrebbe approdare in Commissione. La genesi di questa legge rappresenta davvero un esempio di politica partecipata.

Nel fine settimana c'è la festa democratica a Martignano. Mobilitate tante persone ma l'afflusso di pubblico giovedì e venerdì è largamente sotto le aspettative. Un po' meglio sabato sera, effetto Anansi. Devo dire che la cosa non mi appassiona per niente. Del resto, non vedo proprio che cosa ci sia da festeggiare. Una festa potrebbe forse essere un'occasione di riflessione ma francamente gli interlocutori "nazionali" scelti per il confronto non mi sembrano granché stimolanti.

O forse è il mio stato d'animo? Leggo sulla rete la riflessione di Marco Laezza, giovane consigliere comunale di Rovereto, che nel suo blog riflette sui giorni della festa democratica e li rappresenta come un'occasione per ricaricarsi di energie. Se è così sono contento di sbagliarmi. I miei occhi sono vecchi?    

Certo che sì. E, ciò nonostante, ho la netta sensazione che la politica abbia smarrito il senso delle cose. Come si può parlare di Europa se non partiamo da una riflessione come quella di giovedì scorso sull'assedio di Sarajevo? Come si può prescindere dalla primavera mediterranea o dal rapido avvicinarsi di una guerra che avrà ripercussioni mondiali? O da una finanziarizzazione dell'economia che travolge ogni regola ed ogni economia, come giustamente ci propone Francesco Prezzi (che pure ha occhi antichi) nella sua lettera aperta?

La mattina di sabato partecipo all'Assemblea del PD del Trentino dedicata in particolare ai temi della mobilità. Una discussione importante che investe i temi dell'Alta Velocità, del traforo del Brennero, della Valdastico, della superstrada della Valsugana, di Metroland. Questioni certamente cruciali per il futuro di questa terra. Nella relazione di Alberto Pacher ci sono spunti importanti e l'indicazione di alcune scelte nette come il no alla PiRuBi, ma il confronto risente molto del condizionamento territoriale e di una Valsugana che non riesce ad uscire dalla falsa alternativa fra superstrada e Valdastico. Sullo sfondo, un tema di fondo che non riusciamo a sciogliere: perché il limite non entra a pieno titolo nella riflessione della politica?

Sabato sera mi raggiunge Roberta Biagiarelli, amica e interprete teatrale di questi passaggi di tempo. Mi racconta dell'incontro avuto qualche ora prima a Milano fra un gruppo di amici comuni, che hanno dedicato molto di loro ai Balcani. Mi dice delle cose che stanno programmando, ma non riesco a capire per dire che cosa... Perché non andiamo oltre la retorica del passato e perché non abbiamo il coraggio di dirci che i Balcani sono la metafora dell'incapacità di pensare il nostro di territorio, di questo paese che non riesce ad andare oltre l'inno di Mameli e Bella Ciao, della nostra Europa che non sappiamo assumere come progetto politico?

Passiamo da un'altra festa, quella del Kanga Dei a Nomi. E rimango colpito dalla quantità di persone e di volontari che Thomas e i suoi amici hanno saputo mobilitare. Mi aveva scritto che il loro lavoro aveva tratto spunto dal nostro libro sulla cooperazione internazionale (Mauro Cereghini, Michele Nardelli "Darsi il tempo", EMI)  e che gli avrebbe fatto piacere condividere questo momento di restituzione sulla comunità. Ma le feste, in questo momento, non sono il mio habitat, saluto qualche amico e andiamo a casa.

Con Roberta lavoreremo per tutta la giornata di domenica.  Alla preparazione di un incontro spettacolo che dobbiamo realizzare insieme al Centro Candiani di Mestre il prossimo 8 giugno incentrato sull'Europa di mezzo e poi con Antonio Colangelo (che nel frattempo ci ha raggiunti) per impostare gli eventi dedicati ad Andrea Zanzotto e alla sua "poetica dello spaesamento" nell'ambito del percorso "Nel limite. La misura del futuro" del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. Lavoriamo bene insieme. Con Antonio, nonostante la differenza anagrafica, c'è una forte comunità di sentire. Ne uscirà una bella cosa, ne sono certo. Il tepore della primavera e i suoi colori ci aiutano e il rosso dei papaveri intorno a casa è un regalo della natura.

 

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