"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

06/02/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
1992, con Giuliano Pontara
Alla sede del Museo storico del Trentino mi attende un'intervista sulla storia dell'Unip, l'Università internazionale delle istituzioni dei popoli per la pace e di quel passaggio di tempo che rappresentò per il movimento per la pace un passaggio cruciale.

Che ci sia un'istituzione come il Museo storico del Trentino che ricostruisce questo passaggio di tempo mi sembra già di per sé un fatto rilevante, segno della diversità di questa terra, tema questo che emergerà nella stessa intervista. Che sia già il tempo per rifletterne sul piano storico, anche mi dà da pensare, come mi capita sempre più frequentemente in questi ultimi mesi, attorno alla questione decisiva dell'elaborazione del proprio tempo come condizione per un ricambio generazionale che non sia rottamazione.

Di che tempo stiamo parlando? Era l'inizio degli anni '90 e molto rapidamente le speranze affidate alla caduta del muro di Berlino e alla fine del bipolarismo che aveva segnato la seconda metà del Novecento si stavano  tramutandosi in orrore. La prima guerra del petrolio, la fine dell'umanesimo connessa alla non negoziabilità degli stili di vita, lo sgretolarsi della Jugoslavia con il portato di tragedia che l'avrebbe accompagnato, non la fine della storia ma di una storia certamente sì.

In quel contesto l'impegno per la pace assunse una dimensione nuova. La pace non era più solo lo schierarsi dalla parte degli aggrediti contro gli aggressori, degli oppressi contro gli oppressori, del bene contro il male. Il bene e il male sfuggivano alla precedente visione del mondo, erano trasversali e riguardavano ciascuno di noi. La nonviolenza non era più solo terreno di testimonianza di pochi ma un ineludibile terreno di riflessione politica.

Occorreva "preparare la pace" per usare la formula di Aldo Capitini. Nacquero in pochi mesi tre realtà davvero importanti. In primis, la Casa per la Pace di Trento, luogo di messa in rete delle esperienze del pacifismo trentino. Un tendone in piazza Duomo, poi una casetta prefabbricata in piazza Battisti, infine un luogo permanente di iniziativa politica. Era l'inverno fra il 1990 e il 1991. Con Luigi Calzà ed altri amici ne fummo protagonisti. Dopo qualche mese ed un lungo iter preparatorio il Consiglio della Provincia Autonoma di Trento approvò con i soli voti contrari del MSI la legge n.11 che istituiva il Forum trentino per la Pace. Era il 10 giugno 1991. L'impegno per la pace doveva diventare permanente, permeare le istituzioni e le sue politiche. Rimarrà un'esperienza unica in Italia. Infine di lì ad un anno nacque presso la Fondazione Opera Campana dei Caduti l'Unip, l'Università per la Pace. La pace diventava tema di studio.

Per quindici anni l'Unip sarà un punto di riferimento negli studi per la pace, con i suoi corsi internazionali diretti da Giuliano Pontara, con i corsi locali che seguiranno diversi filoni di ricerca grazie ad un gruppo di lavoro nel quale erano impegnati Vittorio Cristelli, Domenico Sartori, Alberto Tomasi, Mauro Cereghini, Fabio Pipinato ed altri. Ed io con loro.  

Le domande di Marco, giovane ricercatore del Museo, incalzano. In un'ora e mezzo percorriamo quegli anni, dalla guerra del golfo alla tragedia balcanica, alla nostra difficoltà di capire, al cimentarsi nell'abitare il conflitto, alla necessità di uno sguardo non stereotipato sull'Europa. Mi cambierà, nel profondo. E poi la nascita di Osservatorio Balcani, un'impresa straordinaria che oggi rappresenta un punto di riferimento europeo. Marco mi chiede perché ad un certo punto Unip muore. Gli rispondo che è normale che le esperienze abbiano un inizio e una fine, che il loro valore sta nel germinare nuove storie, rifuggendo dall'autoreferenzialità. Così finì l'esperienza della Casa per la Pace ma nacquero percorsi di cooperazione fortemente innovativi, che hanno fatto scuola, in Trentino e non solo. Così si concluse l'esperienza di Unip, per dar vita al Centro di formazione alla solidarietà internazionale, luogo ben più ampio dove l'originalità di un pensiero trovava piena cittadinanza. Così oggi mi trovo a proporre una svolta nell'attività del Forum, organismo che dopo vent'anni aveva anch'esso bisogno di nuovi sguardi, motivazioni, frontiere.

Il tema, cruciale, dell'elaborazione del conflitto. Che ha a che vedere tanto con la banalità del male quanto con il tragico amore per la guerra che facciamo finta di non vedere. Vedo Marco appassionarsi mentre affronto questi argomenti. Mi chiede com'è possibile che il Trentino sia tutto questo, la mia risposta investe l'autonomia, che non è solo un fatto amministrativo ma in primo luogo di pensiero. In serata mi scriverà così: "Michele, volevo ringraziarti, al di là del lavoro, per l'intervista che mi hai rilasciato questa mattina. Sono rimasto incantato dalle tue idee, è stato per me un momento formativo importante... Grazie ancora della disponibilità".

 

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