"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

10/02/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Inverno
Le mucche della Val Rendena e la transumanza della pace. L'audizione in Terza Commissione Legislativa sul DDL sull'amianto. L'incontro con l'amministrazione comunale di Nago Torbole per la questione del futuro della "Colonia Pavese". La ricognizione per il percorso "Nel limite. La misura del futuro". La giornata del ricordo di una tragica vicenda che la politica prima ha negato e poi ha usato come una clava. Il cantiere "Afghanistan 2014" ad un anno dall'ideazione. L'incontro con il Circolo PD di Gardolo. Sono i titoli di altrettanti argomenti che in sintesi descrivono il lavoro di tre giorni, fra mille piccole altre incombenze, pubbliche e private.

Delle "Rendene" donate ad un villaggio non lontano da Srebrenica i lettori di questo blog dovrebbero sapere, grazie all'articolo di Carlin Petrini pubblicato dal quotidiano "la Repubblica" e che ho ripreso nella home page. Mercoledì mattina, nel salone della Federazione Allevatori del Trentino, in un interessante incontro sull'autonomia e la cooperazione, Gianni Rigoni Stern racconta dove sono finite le manze che la Provincia Autonoma di Trento ha donato a questo angolo di mondo segnato dalla guerra degli anni '90. Viene proiettato il documentario realizzato da Roberta Biagiarelli che ha accompagnato Gianni in questa iniziativa più complessa di quello che si può immaginare, fra percorsi formativi, ostacoli burocratici, quarantene. Con il figlio di Mario Rigoni Stern, all'inizio di questa avventura, ci siamo incontrati più volte per far sì che alla buona volontà si unisse anche l'attenzione verso la sostenibilità del progetto, la conoscenza del contesto, la necessità di coinvolgere una comunità. Una comunità che oggi segue attentamente il documentario, emozionandosi di fronte all'amore della signora Alberti verso la sua "Susi" che va ad imparare un'altra lingua lungo il cammino del vecchio impero austroungarico.

Il tema della presenza dell'amianto caratterizza il confronto con i soggetti sociali nell'audizione della Terza Commissione. Consorzio dei Comuni, INAIL, associazioni imprenditoriali e cooperazione trentina, organizzazioni degli agricoltori e degli allevatori, ordini professionali apprezzano il Disegno di Legge, offrono spunti interessanti ed anche proposte di integrazione.  Sarebbero invitate anche le associazioni del mondo ambientalista, ma non si presenta nessuno. Devo dire che questa cosa mi riempie di amarezza. Se penso all'attenzione riservata ad altre battaglie che se paragonate alla questione della presenza dell'amianto fanno quasi sorridere, il fatto che non ci si presenti se non altro per dire che l'iniziativa viene condivisa mi fa sentire un po' più solo. Ne parlo con Maddalena Di Tolla che so sempre attenta a queste cose, ma la sua lettura è diversa. Mi parla di un volontariato che fatica a stare appresso a tutte le cose, della sua stessa difficoltà di reggere impegno volontario e necessità di sbarcare il lunario. Come sempre l'incrocio di sguardi aiuta. Ma anche sulla difficoltà di un mondo si dovrebbe pure aver il coraggio di riflettere.

Non che la politica stia molto bene. Ne ho una riprova nell'incontro con il sindaco di Nago Torbole sul tema della Colonia Pavese. Questione che si trascina dal lontano 1973 e che è diventata ormai dirompente, trattandosi di una delle aree più belle del Trentino sulla quale si sono già spesi un sacco di soldi con un esito quanto mai discutibile. Qualcuno la chiama "l'incompiuta" ed il mostro abbandonato di quello che all'inizio del Novecento era il Grand Hotel al quale hanno messo in testa un tetto di rame che non sta né in cielo, né in terra ora incombe come un macigno sull'amministrazione locale. Nelle scorse settimane ho predisposto una mozione per perorare la causa di un futuro termale per quella struttura, l'unica soluzione che potrebbe permettere di fare sistema fra i Comuni della zona, la Comunità di Valle, l'economia del territorio e di rendere possibile un intervento della Provincia, l'unico soggetto pubblico in grado di sostenere la ristrutturazione dell'edificio. Ma questo presuppone, com'è ovvio, la condivisione da parte della proprietà, ovvero del Comune di Nago Torbole. Che invece è ferma nell'idea di destinare una parte della struttura per ospitare gli uffici del Comune. E' stata questa una questione che ha caratterizzato le elezioni comunali e non se la sentono di fare un passo indietro, nonostante dovrebbero avere la consapevolezza che sul piano dei numeri elettorali la lista risultata vincente (e che rappresentava solo una parte del centrosinistra, che si presentava diviso in due liste) aveva il consenso di poco più di un terzo dei votanti.

Una condivisione anche con le minoranze sarebbe solo buon senso, anche perché sull'ipotesi di destinare questo importante edificio in riva al lago di Garda ad uffici comunali e non si capisce bene cos'altro si troveranno davvero soli.  Lunedì prossimo il Consiglio Comunale di Nago Torbole è convocato proprio sul futuro della "Pavese" ed un piccolo passo indietro potrebbe riaprire il confronto, ma niente da fare. Dopo quarant'anni di attesa e tanti fallimenti, questa accelerazione in una direzione che appare insostenibile mi sembra una follia.

Non è ancora l'alba del 10 febbraio che mi metto a scrivere una riflessione sulla giornata del ricordo. Nella retorica delle celebrazioni non c'è elaborazione di questa come di altre tragedie che hanno attraversato il Novecento. E non c'è dubbio che se c'è una giornata che non corrisponde al sentire diffuso è proprio quella dedicata alla triste pagina dell'esodo italiano dall'Istria e dalla Dalmazia e alla tragedia per molti anni negata delle foibe. Parlarne è necessario. Farlo senza secondi fini di propaganda politica richiede però di essersi messi alle spalle per davvero il Novecento.

Le immagini girate a Bonn durante la recente conferenza sul futuro dell'Afghanistan sono bellissime. Non c'è ancora il commento ma bastano le immagini per comprendere l'ironia che accompagna questa ennesima prova di paternalismo coloniale che avrà come effetto solo quello di rafforzare i signori della guerra. Razi e Sohelia sono soddisfatti del loro lavoro: decidiamo che nell'arco di un paio di mesi il documentario sarà pronto , che per il momento la piattaforma di dialogo sul futuro di questo paese verrà ospitata in una sezione dedicata del sito del forum (http://www.forumpace.it/), che nel percorso sulla cultura del limite del forum uno spazio ah hoc sarà dedicato ad "Afghanistan 2014" ed infine che sarà il 2013 il passaggio decisivo per l'anno zero dell'autogoverno di questo paese, quando il mezzo milione di soldati stranieri oggi presenti su quel territorio ritorneranno nei loro paesi d'origine.

Dallo sguardo sul mondo a quello su Gardolo il passaggio è breve. Il più grande sobborgo di Trento è per numero di abitanti il quarto comune del Trentino. Ma soprattutto è un complesso laboratorio di sperimentazione di nuove cittadinanze e di funzioni che continuano ad insistere sul fondovalle.  Due anni fa avevo presentato in Consiglio Provinciale un Ordine del giorno in cui si prevedeva la realizzazione di un Accordo di Programma fra Provincia e Comune per affrontare questa specialità.

In questo arco di tempo alcune cose sono state realizzate, altre avviate. Ma decisivo per il futuro del sobborgo risulta la capacità di dare risposte agli interrogativi posti nel rapporto fra il capoluogo e il resto del territorio provinciale. Perché è indubbio che se c'è un'area di espansione nel fondovalle questa è il territorio a nord di Trento, ma al tempo stesso è altrettanto vero che le politiche che la PAT ha avviato sul piano dello spostamento verso le valli delle funzioni amministrative (la riforma delle Comunità di Valle) e della riorganizzazione dell'apparato provinciale (la riduzione dei dipartimenti, lo snellimento dell'apparato, il telelavoro...) dovrebbero alleggerire il peso demografico ed amministrativo sul capoluogo. Se lasciamo che sia invece la pianificazione dei soggetti che vorrebbero edificare le aree liberate dalle precedenti vocazioni industriali (oltre al comparto Michelin già in fase d avanzata costruzione, l'area Sloi e Carbochimica, l'Italcementi a Piedicastello, l'area Lenzi a Trento Sud...), l'area Tosolini e quella delle comparto scolastico di via Brigata Acqui in pieno centro, quella dello scalo Filzi o del piano Canova , a disegnare la politica urbanistica, allora la città sarebbe destinata a crescere a dismisura, nei fatti contraddicendo le implicazioni urbanistiche che il piano di riequilibrio fra Provincia e territorio.

Ci lasciamo con la necessità di un confronto da aprire fra la PAT, il Comune e la Circoscrizione per comprendere dove si vuole andare e, definito questo, quali degli interventi indicati a suo tempo (declassamento e interramento di via Brennero in primis) potremo prevedere già nella prossima finanziaria.

 

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