"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

21/02/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
La mitologia di Europa
Il "Vittorio Veneto" è il più antico liceo della città di Milano. E un po' si vede, per l'obsolescenza delle strutture. Avrebbe certamente un grande valore pedagogico se gli insegnanti trentini ogni tanto mettessero il naso fuori provincia a rendersi conto in quali condizioni lavorano i loro colleghi italiani. Ciò nonostante è un istituto che lavora, le attività che vedo promosse sono numerose, gli insegnanti entusiasti del lavoro che stiamo facendo insieme, gli studenti delle classi coinvolte che a marzo parteciperanno ad un viaggio di studio nel cuore dell'Europa attenti e curiosi.

La mia lezione dura un paio d'ore. Parto dalla geografia, per poi affrontare l'idea di Europa presente nell'immaginario collettivo, la natura politica della riduzione delle radici culturali europee a quelle cristiane, la distanza fra la rappresentazione dell'Europa che ne dà l'Unione Europea e quella che ne viene dalla più antica istituzione europea rappresentata dal Consiglio d'Europa. Parlo della figura mitologica di Europa, come straordinaria metafora di un Europa che nasce "fuori di sé" e in quel crogiuolo di pensieri e saperi che è stato lungo la storia il mare Mediterraneo. Descrivo i passaggi cruciali dell'incontro (e dello scontro) fra oriente e occidente e di come cruciale a questo proposito sia stata la regione balcanica, a cominciare dal fatto che il Novecento nasce e muore a Sarajevo.

I ragazzi che mi ascoltano sono nati mentre nel cuore dell'Europa scorreva il sangue, avveniva un vero e proprio genocidio, riapparivano i campi di concentramento, si distruggevano le città, venivano bruciate le biblioteche e abbattuti i simboli di una storia che si voleva cancellare. Una realtà complessa, letta attraverso gli stereotipi, rimossa. Mentre ne parlo mi rendo conto che la mia lezione è rivolta anche agli insegnanti, che pure hanno avuto la sensibilità di chiamarmi fin qui a parlarne.

E' davvero incredibile come questo pezzo di storia europea sia stata velocemente cancellata, prima ancora di essere compresa ed elaborata. Non si tratta di cosa da niente. Per mettere fine sul serio ad una guerra non basta che tacciano le armi. Occorre elaborare il conflitto, indagare non solo la colpa criminale ma anche quella politica e morale. E ricercare i possibili punti d'incontro fra le diverse narrazioni. Solo così potrà esserci riconciliazione. Tant'è vero che le guerre del  Novecento sono ancora pagine aperte, che ancora generano conflitti. In Europa, nel Mediterraneo, nel Caucaso ed altrove nel mondo.

In un tempo che non sa che rincorrere le emergenze, pensare alla pace come processo di elaborazione e di riconciliazione è quel che in genere né il pacifismo, né la cooperazione, fanno. E' paradossale pensare che il mondo si divida fra l'egoismo del tutti contro tutti e la logica paternalistica degli aiuti umanitari, quando invece quel che servirebbe sarebbe un cambio di sguardo sul mondo.  Ed anche un viaggio di studio può diventare uno strumento di crescita per osservare il proprio presente con occhi diversi.

L'attenzione che riscontro nei ragazzi è davvero forte e me ne torno verso casa con la convinzione di essere entrato in comunicazione con loro. Verso casa si fa per dire, visto che alle 18.30 è convocata la riunione dei consiglieri della maggioranza che governa la Provincia Autonoma di Trento. In discussione è la comunicazione che il Presidente Dellai farà l'indomani in Consiglio in merito alle trattative con il Governo per la definizione di un accordo sui rapporti istituzionali e finanziari fra Stato e Province autonome di Trento di Bolzano. In buona sostanza (la comunicazione verrà pubblicata nella home page di questo sito) la proposta è di completare l'accordo di Milano e quindi di acquisire nuove competenze affinché lo Stato Italiano non sia gravato di spese per il Trentino a fronte della conferma del concorso del Trentino alle spese dello stato corrispondente al 10% della fiscalità locale.

La sfida è quella del completamento della nostra autonomia alla quale dovrebbe corrispondere una grande mobilitazione delle risorse umane, nuove responsabilità di autogoverno, maggiori capacità sul piano della classe dirigente, la rimotivazione del personale in ogni segmento della pubblica amministrazione della Provincia autonoma di Trento. Intervengo nella riunione della maggioranza in questo senso: nessuna riforma di rilievo diventa realtà a prescindere del coinvolgimento culturale della comunità. Non basta vincere, bisogna convincere. La riforma delle Comunità di Valle ne è la più evidente conferma.   

 

1 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da Michele il 24 febbraio 2012 09:17
    Un po' il caso (un'amico che conosceva un luminare) e un po' il fatto che alla qualità delle nostre strutture non sempre corrisponde la qualità di operatori che non si sentono parte di un'impresa collettiva qual è una comunità autonoma. Continuo a dirlo in questi giorni: bisogna studiare, non smettere di apprendere e di essere curiosi. Perché mentre tutto cambia, non si può vivere di rendita. La sfida di questo tempo incerto è la responsabilità. Nella sanità, nella scuola, nell'università, nella pubblica amministrazione, come nel privato. Ed in questa direzione va il Disegno di Legge (lo hai visto?) che ho presentato sull'apprendimento permanente. Vorrei dire, la vera manovra anticrisi. Salutami il mediterraneo.
il tuo nick name*
url la tua email (non verrà pubblicata)*

Link ad altri siti

  • link al sito Sifr - la solitudine della politica
  • osservatorio balcani
  • viaggiare i Balcani
  • link al sito Forum trentino per la pace e i diritti umani
  • Sito nazionale della associazione Sloow Food
  • link al sito dislivelli.eu
  • link al sito volerelaluna.it
  • ambiente trentino
  • pontidivista
  • Sito ufficiale della Comunità Europea