"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

23/02/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Manifestazione Asar
Due giorni di Consiglio Provinciale. Se escludiamo la comunicazione del Presidente sul rapporto fra l'autonomia trentina e il governo centrale, per il resto è una sostanziale perdita di tempo. Più di mezza giornata dedicata alle interrogazioni a risposta immediata (che stando al regolamento non dovrebbero occupare più di novanta minuti), ore di parole in libertà su un ricorso alla Corte Costituzionale attorno ad una delle tante impugnative di Roma verso la nostra autonomia (che andrebbe considerata come prassi), una lunga discussione su un "disegnino di legge" (come è stato definito in aula) per aggiungere quattro parole alla legge sulle filiere corte (quando semmai se ne dovrebbe richiedere la piena attuazione) e infine una sfilza di interrogazioni in larga misura delle opposizioni e che non avevano trovato risposta da parte della Giunta (che dall'aula non dovrebbero nemmeno passare).

C'è qualcosa da rivedere nella gestione dei tempi consiliari. I disegni di legge di un articolo non possono avere lo stesso iter di una proposta di riforma organica, anche se so bene che di ordini del giorno e mozioni approvate in Consiglio e non attuate ne sono pieni gli archivi. Devo peraltro dire che lo stesso confronto attorno alla comunicazione del presidente è un'occasione mancata. Eppure di spunti ce ne sarebbero davvero molti. A cominciare dal fatto che alcuni passaggi chiave come la riforma dei nostri rapporti finanziari con il governo centrale (o quella delle Comunità di Valle) richiederebbero quegli stati generali dell'autonomia di cui si è parlato per coinvolgere e mobilitare la nostra comunità e superare le resistenze corporative e conservatrici che si annidano tanto dentro l'apparato pubblico quanto nella difesa dei particolarismi e dei privilegi.

Si avverte in questo la crisi delle classi dirigenti. Quella rappresentata da questa assemblea provinciale non sembra all'altezza della complessa e dura partita che si sta giocando. Così come fatico a vedere nelle più importanti articolazioni sociali quel necessario profilo culturale e politico capace di "guardare oltre" (oltre l'emergenza, oltre l'interesse immediato, oltre il particolare...), valorizzando in questo contesto le eccellenze pure presenti sul nostro territorio. Se vogliamo costruire una comunità autonoma, questa richiede uno straordinario investimento sulla formazione e sulla riattivazione di adeguati canali di comunicazione ed interlocuzione sociale e politica.

Il ruolo della politica, in questo, dovrebbe essere decisivo. Ma così non è. Come Gruppo consiliare abbiamo attivato i dialoghi sull'autonomia nel tempo della crisi, una cosa utile ma ancora lontana dall'attivazione di nuovi strumenti di partecipazione e di formazione. I circoli del PD del Trentino sembrano un motore ingrippato e la politica sembra più attenta ai dosaggi congressuali (UpT e Patt) o ai colpi di teatro (la proposta di area Patt della manifestazione del 10 febbraio a difesa dell'autonomia). Come "Politica Responsabile" ci siamo posti in questa direzione ma anche qui occorre uno scarto che interpreti quel che ci siamo detti a Maso Martis.

Torniamo a queste giornate. Il quotidiano L'Adige riporta in uno dei commenti in prima pagina la mia risposta al consigliere Borga sulla questione della gestione dell'acqua in Trentino. Imbroglio (come sostiene il consigliere del PDL) o percorso virtuoso? Mi arrivano riscontri positivi, ma so che dovrò fare i conti con la strana convergenza fra il centrodestra e l'estremismo fondamentalista di chi non può accettare che il Trentino esca dallo schema politico-ideologico nazionale, confermi la sua tradizione di gestione dell'acqua come bene comune e al tempo stesso "ritorni sui suoi passi" rispetto a quei processi che, in maniera superficiale, avevano portato una parte importante dell'utenza idrica nelle mani di una Società per Azioni mista, pubblico e privata (seppure a larga maggioranza pubblica) come Dolomiti Energia.

Mentre in un'aula distratta e semi vuota scorre un noioso rito istituzionale, infilo uno dietro l'altro una serie di incontri, dalla predisposizione del programma del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani sulla cultura del limite, alle forme di adesione alla mobilitazione contro gli F35 che prosegue nonostante il taglio di un terzo dei 131 cacciabombardieri programmati. Dieci miliardi di euro previsti, in un contesto dove mancano le risorse per le cose più elementari. Larga parte della cultura politica è ancora chiusa nella logica della deterrenza, "se vis pacem, para bellum" come dicevano gli antichi, e quando si affida ai generali la politica della difesa l'esito non può essere che questo. Ci diamo appuntamento con Unimondo e le Acli sabato pomeriggio (ore 15.00 - 19.00) in piazza Fiera a Trento per raccogliere firme e far sentire la nostra voce per un futuro che sappia guardare non dico oltre gli eserciti ma almeno verso la prospettiva di  un unico esercito europeo. La cultura del limite è anche questo.

Altri incontri. Nei giorni in cui il sito web di Osservatorio Balcani Caucaso raggiunge i picchi più elevati di accessi, anziché vivere questa esperienza come una grande opportunità per la politica e le istituzioni (ma anche di promozione del Trentino) ho l'impressione che la connessione fra il locale e il globale ancora non sia naturale, che l'interdipendenza non entri a pieno nell'azione di governo. Investire in conoscenza ed in relazioni, continuiamo a dirci, giustamente. Ma poi si inseguono le emergenze. E poi, c'è una vera e propria miopia verso la prospettiva europea che è "la" prospettiva politica.

Come non vedere che il Trentino è uno straordinario luogo di elaborazione di percorsi di pace attraverso una fittissima rete di relazioni? Nei prossimi giorni verranno in Trentino il primo ministro tibetano in esilio e l'ambasciatore del Marocco in Italia, per parlare di autogoverno e consolidare le nostre relazioni territoriali e culturali. La strategia anticrisi passa anche da qui, da relazioni che ci insegnano a vivere questo tempo.

 

0 commenti all'articolo - torna indietro

il tuo nick name*
url la tua email (non verrà pubblicata)*

Link ad altri siti

  • link al sito Sifr - la solitudine della politica
  • osservatorio balcani
  • viaggiare i Balcani
  • link al sito Forum trentino per la pace e i diritti umani
  • Sito nazionale della associazione Sloow Food
  • link al sito dislivelli.eu
  • link al sito volerelaluna.it
  • ambiente trentino
  • pontidivista
  • Sito ufficiale della Comunità Europea