"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

25/02/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Anni \'70
Incontro Giulia, Mattia e Pasquale, rispettivamente 23, 25 e 35 anni. Sono stati direttori di "Politica Responsabile" proponendo tesi che hanno fatto nascere discussioni niente affatto banali su temi cruciali come il mercato del lavoro, il confronto generazionale, la democrazia economica. Insieme a loro Tommaso, Steven, Thomas, Franz, Giuseppe, Alessandro, Mario, Franco, Marco ... giovani trentenni ai quali le idee non mancano affatto e che potrebbero rappresentare uno spaccato di una nuova classe dirigente per questa terra. Basterebbe credere in loro un po' di più, investire su di loro, metterli alla prova. Invece la mia generazione occupa pressoché ogni spazio e quei pochi giovani che si fanno largo tendono ad imparare fin troppo bene il peggio della politica.

Detesto la parola "rottamazione", non credo che il futuro possa essere migliore (e nemmeno i partiti) semplicemente attraverso un ricambio basato sull'occupazione di spazi di potere lasciati liberi in nome del ricambio generazionale. Ma il tema è solo accidentalmente anagrafico. Riguarda piuttosto la capacità di elaborazione del passato, senza la quale non c'è trasmissione di sapere e dunque quel passare la mano che viene dal far tesoro della storia. Questo è, a mio avviso naturalmente, il nodo di fondo di una politica che fatica a svecchiarsi e di categorie interpretative che non riescono più a descrivere un tempo nuovo.

Di questo parliamo nel nostro incontro. Non facciamo fatica a sintonizzare i nostri pensieri, nel loro averne piene le tasche di essere "i giovani" di qualcosa, nella mia preoccupazione che di fronte ad una situazione complessa che richiederebbe una classe dirigente all'altezza delle profonde trasformazioni in atto abbiamo invece a che fare con un drammatico vuoto di sguardo.

Preoccupazione che, lo devo riconoscere, riflette il mio stato d'animo. Fra pessimismo della ragione e ottimismo della volontà è stato fino ad oggi sicuramente il primo a guidarmi nell'osservare le cose del mondo, ma è il secondo ad avere avuto sempre la meglio nel mio agire. La curiosità per quel che accade non smette di farmi meravigliare, ma poi la meschinità che vedo in giro e nella sfera pubblica in particolare (non parlo solo della politica, la società civile non è affatto diversa) mi riesce proprio insopportabile. E avverto, in questo, una profondo senso di solitudine.

Con Fabio e Stefano, chiediamo a Giulia, Mattia e Pasquale (e lo faremo a tutti gli altri) di prendere nelle loro mani "Politica Responsabile", come strumento insieme per far sentire una voce diversa e insieme come luogo dove questo lavoro di elaborazione del passato prossimo possa avvenire in maniera fertile. La risposta è sostanzialmente positiva e ci proponiamo di rivederci nel giro di quindici giorni.

Incontro i rappresentanti dell'Associazione Artigiani per la legge provinciale sull'amianto. Ne intuiscono il valore e le opportunità che ne possono venire. Il tema sta crescendo nella consapevolezza di molti, tanto che anche nella riunione della Giunta Provinciale di oggi se ne parla perché le aspettative sono diffuse e ci si rende conto che le risorse rischiano di essere poche. Tanto che stiamo ragionando di legare almeno in parte la bonifica a procedure di agevolazione fiscale. Lunedì prossimo, in Commissione, sarà un passaggio decisivo.

Mi sposto a Rovereto dove al Colle di Miravalle prende il via il cantiere sul Centenario dall'inizio della "Grande Guerra" . Il tema viene affrontato sotto un insieme di profili, dai luoghi della memoria alla raccolta delle testimonianze, dalla didattica alle potenzialità turistiche. Quel che sembra mancare è il profilo dell'elaborazione del conflitto, per quel che ha prodotto nel proseguo del Novecento come nell'indagare la banalità del male e l'altro aspetto inconfessabile, la felicità della guerra. A ragion del vero, un Alberto Robol provato dalle vicende della vita, nel suo saluto a nome della Fondazione Opera Campana dei Caduti che ospita l'evento , ne fa un accenno ma temo che questo possa rappresentare un vuoto del percorso che oggi ufficialmente prende il via.

Così come il profilo europeo della riflessione. Anche in questo caso di Europa si parla, ma come se si trattasse di una parola un po' astratta, evocabile perché inconsistente e così vaga nei suoi confini che la sua parte orientale , balcanica, turca e caucasica viene sostanzialmente rimossa. Anche l'appello al fare rete rivolto ai vari mondi qui rappresentati rischia di diventare esercizio retorico. Che il Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani facesse parte del comitato promotore avrebbe dovuto essere cosa ovvia, ma come spesso accade le contaminazioni culturali (e d'immagine) non sono gradite. Va detto a questo proposito che la proposta del Presidente del Consiglio Provinciale Bruno Dorigatti in questa direzione non ha avuto nemmeno risposta. Quando me ne vengo via, ho le palle girate. Ne parlerò in tarda serata con il presidente Dellai.

Passo al Centro di Trentino Sviluppo a Rovereto dove s'inaugura Remida, il centro del riuso. Il capannone sembra un emporio della fantasia, a testimoniare il valore del riciclo in un mondo "usa e getta". Ho appuntamento lì con il Sindaco di Rovereto Andrea Miorandi per parlare delle iniziative nell'ambito del programma annuale del Forum sulla cultura del limite che proprio nella città della quercia dovrebbe prendere il via a fine marzo. Si dimostra entusiasta della cosa e mi garantisce piena collaborazione.

Prima di sera ancora qualche riunione e colloquio. Poi mi attende una bella serata al Teatro San Marco dov'è in scena "Il tempo della festa" dell'amica Roberta Biagiarelli. Il tavolo "Trentino con i Balcani" e l'associazione "Viaggiare i Balcani" hanno promosso questo evento allo scopo di ricostruire nei racconti e nei suoni le suggestioni di questa parte rimossa dell'Europa. Il teatro è pieno e anche questo, in una serata dove ci sono mille altre iniziative, è una riprova della vivacità di questa terra. Forse significa che quanto si è investito in questi anni verso quest'area a qualcosa è servito. Anche se una politica che rincorre le emergenze fatica ad averne consapevolezza.

Con Roberta Biagiarelli, Antonio Colangelo ed Emanuela Rossini ci incontriamo sabato mattina, nel primo caldo primaverile di piazza Battisti a Trento. Parliamo della cultura del limite. Parliamo de "La ginestra" di Giacomo Leopardi che ne rappresenta forse il suo testamento politico e che il Multiverso Teatro sta traducendo in piéce teatrale. Parliamo dell'opera di Andrea Zanzotto, il grande poeta scomparso il 18 ottobre scorso. Segmenti di un percorso in costruzione sulla cultura del limite.

Poi ci spostiamo a Isera per incontrare Sergio Valentini, responsabile regionale di Slow Food. Gli propongo di organizzare un corso di cucina povera (sempre nell'ambito dell'itinerario del Forum) e lui propone a Roberta di realizzare "L'incantadora" nel suo e in altri locali come iniziativa per promuovere i presidi territoriali di Terra Madre.

Poi di nuovo a Trento, dove in piazza Fiera abbiamo organizzato un presidio di raccolta di firme contro gli F35. Il governo ne ha tagliati 41 su 131, un primo passo ma ancora non ci siamo. Non basta dire che non ci sono soldi, bisogna cambiare rotta. Andare nella direzione del disarmo o, quanto meno, nella direzione di un sistema di difesa europeo che liberi i confini e le risorse nella direzione della cooperazione, non della paura. Nella piazza c'è il raduno degli scout trentini (e per la prima volta anche quelli dei nuovi trentini, gli scout musulmani) ed in molti ragazzi firmano l'appello. E' soprattutto del loro futuro che stiamo parlando.

 

2 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da Michele il 27 febbraio 2012 07:40
    Grazie per la segnalazione del lapsu, correggo. Ma a questo proposito vorrei ricordarti che il motto della vecchia Jugoslavia era "unità e fratellanza" e abbiamo visto come è andata a finire. Non c'è scampo: senza elaborazione del conflitto non si costruisce che retorica e si lasciano intatte le "narrazioni separate". Ognuno a coltivarsi il proprio incubo.
    Ciao.
  2. inviato da vincenzo calì il 26 febbraio 2012 19:26
    caro Michele,
    buono il lapsus sul "pessimismo della Regione". Nella tua testa frullano forse pensieri del tipo che di fratellanza e pace fra i popoli (vedi trentini e tirolesi) in giro se ne vede poca? Altro che euregio: fai bene a preoccuparti sul taglio delle iniziative sul centenario della Grande Guerra; siamo fermi alle celebrazioni retoriche ed all'uso politico della Storia, altro che andare a fondo sulle tragedie che hanno segnato il novecento.
    Vincenzo
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