"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

03/04/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
il mito di Europa
Due argomenti su tutti nel diario di questo inizio di settimana, l'incontro di maggioranza sulla scuola e il seminario promosso da Punto Europa in preparazione del viaggio di studio presso le istituzioni europee di un folto gruppo di giovani trentini e non solo. E due anche i fatti che irrompono sul panorama politico nazionale, l'inchiesta giudiziaria che scuote profondamente la Lega che arriva fino al suo padre padrone e l'accordo che sembra essere stato raggiunto nella notte sulle misure governative sul lavoro e l'articolo 18.

Parto dalla scuola. Nel mattino di lunedì si riuniscono i consiglieri della maggioranza provinciale per affrontare il tema della qualità dell'insegnamento nella scuola trentina e nella fattispecie delle graduatorie per l'ingresso degli insegnanti, preludio per affrontare anche la spinosa questione dei sistemi di valutazione della qualità dell'insegnamento.

La riunione s'impone perché da una settimana i media locali hanno fatto da grancassa attorno all'ipotesi fantasiosa di lasciare ai dirigenti scolastici mano libera nelle assunzioni. Di questo argomento ho parlato in maniera diffusa in un commento che potete trovare nella home page di questo blog, indicandolo come l'ennesimo capitolo ascrivibile al pregiudizio sulla scuola dell'autonomia.

E infatti la riunione serve per mettere a tacere (almeno per il momento) chi rincorre i fantasmi. L'assessora Dalmaso presenta alcune ipotesi di lavoro che corrispondono alla necessità di por mano al tema delle graduatorie e dei sistemi valutativi al fine di migliorare la qualità della scuola trentina. E dell'ipotesi di assunzione discrezionale dei dirigenti non c'è traccia. Che in Trentino ogni volta che si pone il tema dell'autonomia scolastica ci siano componenti sindacali che si mettono a strillare "al lupo, al lupo" e che ci siano componenti politiche anche della nostra maggioranza che gli fanno eco, ci parla insieme di un diffuso conservatorismo corporativo e di una cultura dell'autonomia ancora fragile.

Cultura dell'autonomia che rappresenta l'altra faccia di un progetto politico che deve necessariamente guardare all'Europa. Non a caso l'orizzonte di chi è diffidente verso l'autonomia si attarda su una dimensione nazionale ormai fuori dal tempo, che corrisponde solo all'autoreferenzialità del sistema politico e ad un pensiero ancorato al Novecento. Di questo parlo alla platea di giovani che affollano il Caffè Bookique, al parco delle Predare.

E qui una piccola parentesi. Anche questo spazio verde nel cuore del quartiere di San Martino è l'esito di una lotta popolare di cui la città non ha coscienza. Frutto di una mobilitazione e di una occupazione che ne impedì la cementificazione, esattamente come il parco San Marco, il parco Santa Chiara, il parco di Maso Ginocchio, l'area verde dell'ex camping di Cristo Re, oppure l'ex albergo Astoria (ora Ostello della gioventù), l'ex Albergo San Marco... quando cioè queste forme di lotta riuscivano a trovare una mediazione politica. Ne parlo con Federico Zappini e mi dice che non sarebbe male che questo pezzo di storia cittadina potesse essere raccontata. Il tema dell'elaborazione della storia recente (quella di cui la nostra generazione è stata protagonista) continua ad emergere. Chiusa la parentesi.

Ritorniamo all'Europa. Che una cinquantina di giovani siano coinvolti in un percorso di formazione che oggi prevede una mia relazione sulle identità plurali di un'Europa intrecciata al suo mare, accanto a quella di Giuseppe Zorzi sul pensiero europeo di Alcide Degasperi, mi pare di per sé un segno di speranza. I ragazzi non si perdono un frammento di quel che viene detto nell'arco di due ore e mezza di conversazione, incuriositi da una storia dell'Europa e del Mediterraneo che a scuola nessuno gli ha raccontato e che prova a guardare oltre le fratture fra oriente e occidente, ma anche dal valorizzare una straordinaria esperienza di vita dedicata alla politica, in questo caso al valore dell'intuizione nella politica che la figura e il pensiero di Degasperi ci consegnano.

Con Beppe Zorzi c'è oggi una comunanza politica, eppure le nostre storie hanno radici molto diverse fra loro. Sorridiamo di questo ma insieme ci rendiamo conto di quanto - nella mancata elaborazione collettiva - le narrazioni del Novecento siano ancora divise, tanto nell'analisi delle sue tragedie come delle sue pagine più nobili. E di come proprio questa mancanza oggi pesi sul progetto politico europeo. I ragazzi presenti accolgono le nostre relazioni con un forte applauso e nelle loro domande emerge la fatica di una generazione di appropriarsi di un passato prossimo di cui nessuno ha mai parlato loro.

Le cronache della politica parlano d'altro, invece. Parlano della questione morale che devasta la politica nazionale ed in queste ore in primis la Lega, in un intreccio fra nepotismo del capo, affari e politica che il Carroccio prova ad esorcizzare parlando di complotto ma che non lascia margini di dubbio tanto che qualcuno come Maroni prova ad uscirne scaricando gli esponenti più compromessi a cominciare proprio dal capo sino a ieri intoccabile. Miserie sulle quali non si costruisce nulla.

Le cronache parlano anche dell'accordo fra i partiti che sostengono Monti attorno alle questioni del lavoro e dell'articolo 18 della Statuto dei lavoratori. Che l'articolo 18 abbia soprattutto un valore politico è chiaro come il sole. Ma la sua difesa non può eludere una questione più di fondo, ovvero di un mercato del lavoro che non riconosce più alcun confine nazionale. Che andrebbe affrontato quindi a partire proprio da uno sguardo europeo che purtroppo oggi non c'è, nella politica come nel sindacato. Perché del contesto sociale e politico che ha prodotto la Legge 300 (nella primavera del 1970) oggi non c'è traccia. Perché siamo tutti ormai "idraulici polacchi" e dunque non esiste che si affronti il tema del lavoro senza una visione che prenda atto del fatto che per lo stesso lavoro in Europa oggi c'è chi prende 200 euro e chi 3000. Perché l'Europa e i territori sono la cifra vera, non mi stanco di dirlo, di ogni problema.

I giovani che ho incontrato oggi di questa cifra ne sono consapevoli.

 

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