"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

01/06/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
Sala Aurora, 1 giugno 2010
Un anno fa ero, verso mezzogiorno, ero in Piazza Lodron, a Trento. Stavamo seduti all'aperto, prendendo qualcosa con gli amici del Progetto Prijedor. Con noi c'erano Dragan e Dragana, i due nostri operatori nelle attività di cooperazione nella cittadina bosniaca. Ho il netto ricordo di una telefonata che mi dice di un aereo scomparso nell'oceano, proveniente dal Brasile, con a bordo 230 persone e, fra queste, Rino Zandonai, Giovanni Battista Lenzi e Luigi Zortea. Un caro amico con il quale mi ero incontrato poco prima di quella sua ultima partenza, un mio compagno di banco in Consiglio provinciale e il sindaco di Canal San Bovo.

Ricordo anche quel filo di speranza che lascia aperta una possibilità: che il silenzio dell'aereo potesse corrispondere a qualche avaria, ad un atterraggio di fortuna, a qualche persona sopravvissuta... E, nelle ore successive, la triste conferma, materializzata dai resti dell'aereo restituiti dal mare.

Quella tragedia restituiva, pur nel dolore dei famigliari e di tutta una comunità, l'immagine di questa terra ancora non assuefatta al tempo che attraversiamo. Rino rappresentava l'idea di una società viva, capace di interrogarsi sul destino dell'umanità a partire dalla propria storia di popolo migrante. Gianni era testimone di una politica pensata come impegno, espressione di una valle tradizionalmente povera, che ancora oggi chiede riscatto. Luigi, primo cittadino di uno dei 218 Comuni che hanno contribuito a fare diverso il Trentino, che qualcuno vorrebbe troppo disinvoltamente ridurre di numero, dal quale fino alla fine degli anni '70 ancora si emigrava.

Per questa ragione quella di un anno fa è una tragedia che ha colpito nel profondo tutta la nostra comunità. E ricordare Rino, Gianni e Luigi a un anno dalla loro scomparsa non ha nulla di retorico. Non c'è retorica nella scelta di intitolare l'aula delle Commissioni legislative provinciali a Giovanni Battista Lenzi, che della prima era presidente. Un luogo di lavoro, che rende vera la nostra autonomia e di questo riconoscimento, pur nel dolore ancora vivo, ne è orgogliosa la figlia Monica. Così come non c'è alcuna retorica nell'intervento che don Claudio Nereo Pellegrini, prete operaio migrante e amico di Rino, propone nella Sala Aurora di palazzo Trentini, quando ci parla di un'Europa che nel suo rinchiudersi egoistico ha smarrito il senso della storia, di mescolanze che rendono il mondo più bello, di quanto sia miope la carità quando non è coniugata con la giustizia. Parole semplici ma efficaci. Osservo la sala, un po' ingessata devo dire, e le sue parole a qualcuno dei presenti rimangono di traverso.

Fuori dal palazzo si svolge un piccolo presidio come risposta ad un'altra tragedia del mare, l'assalto alle navi che trasportavano aiuti nella striscia di Gaza. L'hanno promosso il centro sociale Bruno e l'associazione Ya basta, per chiedere alle istituzioni di muoversi. Il loro documento è infatti rivolto al Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani e al Comitato per la Pace in Medio Oriente. Il Forum e, più in generale, le istituzioni trentine hanno riservato alla questione palestinese e mediorientale una particolare attenzione. Che viene confermata anche in queste ore e prima ancora che venisse la loro richiesta. Distribuisco qualche copia del mio intervento già oggi pubblicato sul "Trentino" e ricevo il pubblico apprezzamento del rappresentante della comunità musulmana trentina Aboulkheir Breigheche. Con Erica Mondini diamo loro appuntamento per venerdì pomeriggio, per un momento insieme di protesta per quanto accaduto e di testimonianza che la ricerca del dialogo verrà meno. Vorrebbero un impegno per andare lì, per gridare lo sdegno verso quanto è accaduto in queste ore, verso l'embargo di Gaza, verso la violenza di ogni giorno in quei territori.

Difficile rispondere. E' mia convinzione che la risposta più forte dovrebbe venire da Israele stessa, un sussulto di civiltà di fronte all'isolamento internazionale. Ma la società israeliana in questi anni è profondamente mutata. Altre navi umanitarie stanno facendo rotta verso Gaza, altre manifestazioni di sdegno nei pressi delle ambasciate israeliane. Credo, l'ho scritto, che non dovremmo farci fagocitare dalla logica dello scontro. Proseguendo in quel lavoro di costruzione di reti di amicizia, di conoscenza, di ascolto, di dialogo, di solidarietà. Dando voce alle espressioni culturali, le prime vittime dell'imbarbarimento. Mettendo al lavoro la diplomazia dei popoli, delle città, delle comunità locali, affinché quella degli Stati faccia la sua parte.

Le persone che incontro si felicitano per il bel risultato elettorale nelle elezioni comunali. Effettivamente il centrosinistra autonomista è andato molto bene dove si è presentato unito e il PD del Trentino è riuscito, grazie al rinnovamento rappresentato dai suoi candidati, a prevalere nelle "amichevoli" con l'UpT e il Patt laddove ci si era presentati divisi. E' una prova che conferma il ruolo di primo partito del Trentino e che ci carica di responsabilità. Vedo Roberto Pinter che di questa partita delle elezioni comunali aveva la responsabilità per conto del PD del Trentino. In questo positivo (e per nulla scontato) risultato c'è anche il suo lavoro, la tenacia di aver voluto con forza, a Rovereto in primis, un netto cambio politico. E' troppo chiedere che gli sia riconosciuto?

 

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