"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

03/12/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
Firenze, Palazzo Strozzi
Mi sveglio che è ancora buio per effetto di un forte temporale e per una frazione di secondo non so dove sono. Il Convitto della Calza, nel lung'Arno fiorentino, è un luogo spartano che ben si addice alla riflessione. Il primo pensiero va alla serata precedente, agli sguardi un po' meravigliati dei presenti rispetto all'impronta così dissonante del mio sguardo sul mondo e all'associare tale sguardo alla politica in genere considerata distante e arida, alle molte persone che mi hanno chiesto i contatti e la disponibilità di tenere nella loro città la presentazione di "Darsi il tempo". Sono le cose che ti danno la carica per proseguire nella tua ricerca.

Un veloce aggiornamento del sito e poi via, al convegno "Quale futuro per la cooperazione fra territori. Strategie per un'efficace lotta alla povertà" che segna la conclusione del seminario promosso da Oxfam e Cespi. Palazzo Strozzi inquieta nella sua imponenza, ma la biblioteca della sala Vieusseux dove si svolge la tavola rotonda ti fa capire che sei nel cuore della cultura fiorentina, fra le opere del Bronzino e la mostra sui "Ritratti del Potere".

Ascolto un po' attonito gli interventi dei primi relatori e mi chiedo che cosa cavolo penseranno i corsisti che rivedo in sala della distanza fra la mia riflessione di ieri e le parole che ora vengono proposte. Non tutte per la verità. Ritrovo dopo anni José Luis Rhi-Sausi, inossidabile direttore del Cespi, e le impressioni che ci scambiamo rivelano una forte sintonia sulle cose della cooperazione. Sarà lui a condurre la tavola rotonda dove si confrontano Francesco Petrelli, presidente di Oxfam Italia, Enrico Cecchetti della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Francesco Catania consigliere del Ministero Affari Esteri e coordinatore per la cooperazione decentrata e chi scrive. Pur nella distanza di sguardi la necessità di un cambio profondo nel pensiero come nell'azione della cooperazione sono largamente condivise.

Parlo proprio di questo nel mio intervento, mettendo l'accento sul cambio di paradigma necessario - qui come nella politica - per leggere le trasformazioni in atto e per agire in questo tempo. E, contrariamente alle premesse,  avverto negli interventi come sia stato utile - tre anni or sono - mettersi a scrivere con Mauro una sorta di nuovo abbecedario della cooperazione. C'è ancora, sia chiaro, molto da lavorare, specie sui temi che ancora faticano a trovare cittadinanza anche nei luoghi capaci di introspezione critica come ad esempio quello dell'elaborazione dei conflitti, quasi che l'indagine sul territorio e sulla rottura degli equilibri fosse un'altra storia.

Quando finiamo sono quasi le 14.00, il tempo per una cosa veloce (alla faccia dello slow) e poi alla stazione. In mezz'ora la tratta Firenze Bologna e poi tre ore e mezza sul cargo di un regionale che mi porta in tarda serata a Trento, carico all'inverosimile di giovani studenti, spaccato di un sistema trasporti che corrisponde allo stato di questo paese. In cuor mio, pensavo di riuscire a partecipare alla presentazione del libro di Simone Casalini "Intervista al Novecento" prevista a Rovereto, ma niente da fare. Il titolo mi incuriosisce e credo proprio che ne riparleremo non appena troverò il tempo di leggerlo.

 

 

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