"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

17/12/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
Lago e barca a vela
Ultimo giorno di finanziaria in Consiglio provinciale. Si macinano articoli ed emendamenti ma tutto non scorre liscio. Nel gruppo consiliare del PD del Trentino c'è tensione, un po' per le polemiche di questi giorni sull'annuncio di Kessler non volersi dimettere dalla carica di consigliere nonostante il ruolo di commissario europeo alla contraffazione lo tenga a Bruxelles, un po' perché fra noi emerge un diverso atteggiamento rispetto alla giunta provinciale. Consideriamo questa finanziaria come nostra oppure come una legge piena di trappole e insidie? Questo governo provinciale ha la nostra fiducia oppure fino ad un certo punto? La delegazione degli assessori ci rappresenta oppure no?

Ora, che vi possa essere una dialettica, a volte anche incalzante, ci può stare. Che i nostri assessori tendano a curarsi più delle proprie competenze che non di avere uno sguardo d'insieme, anche in questo c'è del vero. Che nella maggioranza si fatichi a trovare sintesi politica da tradurre in scelte amministrative, non si può negare. Eppure, nella relazione del presidente Dellai c'è una sintesi possibile. La condividiamo? Oppure c'è dell'altro?

Nel merito degli ambiti di governo possono esserci certamente posizioni diverse, ma il lavoro nelle Commissioni (a proposito della loro presunta inutilità...) serviva proprio a chiarire e circoscrivere i problemi. Invece c'è diffidenza e quasi la sensazione che si voglia ad ogni costo alzare il tiro, far emergere contraddizioni.

Di questo parliamo nel gruppo quando ci incagliamo sulla questione dell'articolo 65 che riguarda il tema della ricerca. Il consigliere Zeni ha proposto un emendamento per rendere più rigorosa la selezione dei progetti di ricerca aziendale da sottoporre a finanziamento della PAT, Dellai si dimostra irremovibile quasi facendone una questione di fiducia. Alla fine una mediazione si trova, ma fra noi emerge un diverso sentire che esplicito in una discussione piuttosto accesa con Gianni Kessler.

E' come se la dialettica fra governo e opposizione si svolgesse nella maggioranza. Più ci penso, più mi convinco che il dato di fondo sia la non condivisione dell'anomalia trentina. Come scrivevo in questo diario qualche giorno fa, c'è fra noi una diversa analisi di ciò che questa terra rappresenta. E questo è un nodo cruciale, che andrebbe affrontato nel PD del Trentino.

Gianni Kessler di questa diversa visione è il punto di riferimento. E non è affatto casuale se su di lui convergano le istanze conflittuali verso la giunta provinciale e il presidente Dellai. La sua interpretazione del ruolo di Presidente del Consiglio non poteva dunque limitarsi ad un ruolo di garanzia istituzionale, tracimando in un ruolo quanto meno inusuale di opposizione interna alla maggioranza.

Insomma, è vero che la contrapposizione fra Kessler e Dellai non è solo o tanto personale. Sono diverse visioni del Trentino, del ruolo dell'economia, della cooperazione, dell'autonomia. E della politica. Devo dire che la sua intervista di qualche giorno fa su L'Adige mi ha riempito d'indignazione proprio per il modo d'intendere la politica. E che riempie di stupore anche una persona mite come Maurizio Agostini (vedi il suo intervento nella prima pagina di questo blog).

Entrano in campo le tifoserie. E' interessante - a questo proposito - dare un'occhiata a quel che emerge dal blog de L'Adige: la narrazione che ne viene è che Kessler sarebbe l'unico in grado di tener testa a Dellai e che gli altri sarebbero delle mammollette attaccate alla loro poltrona. Insopportabile, ma significativo.

In fondo l'oggetto di questa discussione non è poi molto diverso dal confronto aperto dopo la severa lezione che il PD ha ottenuto in sede nazionale. Il problema è che di aver ricevuto una sonora sconfitta non sembra nemmeno essersene accorto, che pertanto non diviene nemmeno lezione. Ne parleremo nell'incontro di "Politica è responsabilità" del giorno seguente, alla saletta della Sosat, dove ci confrontiamo con Mario Raffaelli e Giorgio Tonini.

L'anomalia trentina sta nel fatto che qui siamo riusciti a dar vita ad un blocco sociale che riflette una tradizione di autogoverno, un diffuso tessuto partecipativo (vigili del fuoco volontari compresi), le prerogative dell'autonomia e una sperimentazione politica del tutto originale. Questo è il nodo. In Italia questo processo non c'è stato, lo spaesamento (la perdita di identità sociale) ha dato il là nei settori più vulnerabili della popolazione alla paura e alla difesa strenua di quel che si ha, l'assenza in larga parte del paese di una tradizione di autogoverno ha fatto sì che sul territorio non ci fossero gli anticorpi necessari. Occorreva un nuovo pensiero, un tempo lungo ed un passo del montanaro, come lo definisce Tonini. Invece abbiamo pensato che il problema fosse Berlusconi, i conflitti di interesse (che ovviamente ci sono), la sua impresentabilità internazionale (che pure c'è), la sua immoralità. E così siamo finiti con il trasferire la politica nei salotti televisivi. Cioè nel berlusconismo.

Torniamo all'aula di piazza Dante. Gli emendamenti che ho presentato come primo firmatario sull'acqua pubblica, sull'educazione permanente e sul controllo dei reflui delle stalle sono stati approvati. Fra ordini del giorno ed emendamenti il lavoro del gruppo è stato comunque proficuo.

Votiamo fino alle 22.00. Avevo in programma nel tardo pomeriggio la presentazione della seconda edizione dell'Atlante delle guerre e dei conflitti nel mondo realizzato dall'"Associazione 46° parallelo", un lavoro che coinvolge numerosi giornalisti impegnati nel raccontare quel che accade nel mondo e che tende a non fare notizia, ma devo saltarlo. Lo scritto che ho preparato per questa edizione è stato molto apprezzato, anche se ho l'impressione che con il pacifismo che va per la maggiore non centri nulla. Ma anche su questo piano, non è affatto facile costruire un nuovo racconto.
 

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