"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Gli anni pesano, certamente, oggi poi che sono ottanta. Ma Vittorio non è molto diverso da quello che ho conosciuto negli anni '80, tanto che la sua preoccupazione anche verso questo riconoscimento è che non rappresenti una sorta di pensionamento dalla sua missione di persona attenta e mai doma.
Mentre a Palazzo Geremia ascolto le parole di Fulvio Gardumi e di Pietro Nervi che ripercorrono i tratti del percorso umano e professionale di Vittorio Cristelli, mi passano davanti le tante immagini del nostro comune impegno, quando costruimmo insieme la Casa per la Pace o di quando insieme decidemmo che servivano luoghi di formazione alla pace e alla mondialità e demmo vita all'Università della Pace. Un impegno che non è mai stato, mi preme sottolinearlo, slegato da una visione d'insieme, in questo profondamente politico nel senso più nobile di questo termine.
Nelle parole che vengono usate per descrivere la sua testimonianza di vita, il termine "politico" è quello meno frequente. Eppure, se io dovessi descrivere l'impronta di Vittorio Cristelli nella nostra comunità, è quella del suo sguardo politico sul proprio tempo. E questo senza per nulla mettere da parte la sua vocazione di uomo di chiesa, anche quando le gerarchie decisero di metterlo da parte.
E fra le tante persone che oggi si stringono attorno a don Vittorio è proprio la chiesa ufficiale quella che latita, come se il marchio di prete scomodo ancora lo segnasse. Che evidentemente non dimentica e che appare poco incline al perdono.
Ho portato con me un libro, s'intitola "Angeli", un viaggio attraverso l'ebraismo, il cristianesimo, l'islam nelle figure degli angeli. Vittorio non assomiglia nemmeno lontanamente ad un custode della fede, eppure questo piccolo dono di riconoscenza so che lo riguarda. E' oggi una bella giornata per la nostra città e il suo messaggio finale la riguarda: «l'augurio alla città di Trento è che quest'aquila non resti appollaiata sul trespolo, ma che spieghi le sue ali così da riuscire a stanare i veri bisogni e i veri problemi di questo territorio».0 commenti all'articolo - torna indietro