"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

02/11/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
Sarajevo, inverno 2004
Fuori piove ininterrottamente e non c'è nulla di più bello di starsene rintanati in casa a leggere e scrivere, preparando qualche buon piatto per Gabriella e gli amici che passano di qui. La domenica ed il giorno di Ognissanti se ne vanno così.

Ci sono diverse cose in agenda per i prossimi giorni, che richiederebbero studio e pensiero. Ma quando inizio a leggere "La cotogna di Istanbul", se ne va giù tutto d'un fiato. E' una storia avvolgente, che racconta di luoghi e persone che conosco o credo di conoscere. Una ballata, come l'ha chiamata l'autore, l'amico Paolo Rumiz, nella quale trovo immagini, pensieri e stati d'animo di cui in questi tempi vado parlando. E poi... strade percorse, colori vissuti, suoni famigliari, volti incontrati.

Di Sarajevo conosco un po' le vie e i palazzi, i negozi del pane e le botteghe artigiane, i luoghi di culto e i simboli dell'assedio. E qualche piccolo dettaglio. Non ci sono stato mai per tanto tempo, ma tantissime volte, questo sì. Risvegliandomi con la neve alta, con il canto del muezzin o con lo sferragliare del tram.

Così quando la cotogna s'incontra con il melograno, avrei voglia di chiamarlo e dirgli di questa mia emozione, ma alla fine mi faccio travolgere dal fare. Perché oggi il veleno riprende a fluire piano piano e si ritorna alla vita di corsa che mi sono scelto. Mi riesce di resistere, ancora qualche ora di tregua. Ma ci pensano le telefonate e i messaggi a tirarmi per i capelli, Duilio che mi dice giustamente che il primo banco di prova per la Comunità di Valle sarà il parco Agricolo dell'Alto Garda e che ci dovremmo incontrare, Alvaro che mi ricorda di una valle immersa nei liquami e degli impegni presi, Alessandro che mi parla di un progetto di integrazione fra sport e università, Romina che mi sollecita sul tema dei gas climalteranti emessi dalle Cartiere di Villa Lagarina. Ci pensa infine Riccardo ad alleggerire un po' il rientro, raccontandomi di una notizia apparsa su un giornale del Cairo che riferisce del presidente Mubarak pizzicato a cena con una ragazzetta di Viterbo presentata come la nipote di Berlusconi.

Ancora piove, nella notte una frana ha interessato una zona che ben conosco nei pressi di Frassilongo, in Valle dei Mocheni. Se inizia a cedere anche la mia Valle incantata, che pure non ha avuto interventi significativi di antropizzazione, c'è davvero di che preoccuparsi.

Alle tre del pomeriggio è in programma l'incontro fra una delegazione del PD del Trentino e la Federazione trentina della cooperazione. E' la prima volta che queste realtà hanno l'occasione di confrontarsi sul presente e il futuro del Trentino, sul passaggio delicato che sta attraversando il mondo della cooperazione, sulle difficoltà che incontra la politica a rimettere al centro uno sguardo progettuale. Il presidente Schelfi e il direttore Dalla Sega ci offrono un quadro dettagliato di quella che - dopo la PAT - rappresenta l'impresa più importante del nostro territorio. Di rimando il segretario Nicoletti pone una serie di domande che la nostra comunità si deve porre nell'immaginare il proprio futuro.

Se ne va tutto il pomeriggio, ma in realtà il confronto è appena avviato. Una cosa mi colpisce. Di trovarmi più in sintonia con le argomentazioni degli uomini della Federazione che con quelle dei miei "colleghi" di partito. Perché, nonostante quel che è accaduto con la crisi finanziaria, l'idea del mercato come autoregolatore economico e sociale è tutt'altro che svanita. La realtà è che fra noi andiamo dicendo e pensando cose molto diverse. Persino Senesi, da anni a capo del sistema creditizio della Federazione, mi sembra dica cose più vicine al mio sentire rispetto alle litanie sulla politica che occuperebbe il libero mercato. E pone l'allarme su una crisi di liquidità che dovrebbe farci davvero molto riflettere sul ruolo che in un simile contesto può giocare la criminalità economica organizzata. Non c'è tempo per approfondire e allora propongo di ripartire da qui, in un prossimo incontro da organizzare a breve.

Quanto a noi, sono un po' sconcertato. E' pur vero che nel partito o nel gruppo consiliare mancano le occasioni di confronto su questi temi (e non solo). Sconcerto con condivido con Sara uscendo dalla Federazione. Dico fra me e me che abbiamo fatto proprio bene a dedicare la riflessione in corso sulle pagine web di "Politica è responsabilità" al tema della cooperazione trentina e penso che nei prossimi giorni troverò il tempo per scriverne.

 

 

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