"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

07/12/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
amici
Parlavo nel diario di ieri di un secondo motivo di disagio, la fatica del trovarsi a rincorrere una visione manichea della realtà. Che risponde alla domanda: "Premesso che io sono nel giusto, tu da che parte stai?" Il mondo diviso in buoni e cattivi, in amici e nemici, in coerenti e traditori. Non è cosa nuova, ma nel proliferare dell'antipolitica, nella crisi dei corpi intermedi, nella difficoltà di far crescere pensieri di confine... si ha sempre più a che fare con l'incapacità di vedere i chiaroscuri, i punti di contatto, quel che unisce piuttosto che ciò che divide.

In questi mesi mi sono impegnato per contrastare il processo di privatizzazione dell'acqua. Ho faticato a portarmi dietro il mio gruppo e la maggioranza consiliari in questa direzione, perché non tutti si riconoscevano in questa battaglia. L'idea infatti di andare alla privatizzazione dei servizi non è solo farina del sacco della destra... nell'esaltazione del mercato come luogo di regolazione sociale che ha segnato e ancora segna (nonostante l'esplodere della bolla finanziaria) il pensiero post ideologico c'era pure il centrosinistra, tant'è vero che anche nell'avviare questo processo le responsabilità sono equamente distribuite. Ma questo non significa non vedere le contraddizioni, presenti in entrambi gli schieramenti, non facilitare i ripensamenti.

Così, fin dall'approvazione in Parlamento del decreto Ronchi ho cercato di attestare la maggioranza che governa il Trentino su una posizione di difesa del patrimonio idrico in capo alle nostre comunità, pur sapendo che con una certa leggerezza in un recente passato si è lasciato che la gestione dell'acqua in buona parte del Trentino (14 Comuni, i più popolosi del Trentino dislocati in fondovalle e per questa ragione più appetibili) finisse in capo ad una Spa come Dolomiti Energia.

Niente di tragico ed irreversibile, anche la vecchia SIT era una società per azioni, seppure controllata al 99% dal Comune di Trento. Ma con la legge Ronchi il Parlamento italiano ha introdotto un meccanismo di garanzia a favore dei soggetti privati così che con il 40% della azioni (quota minima privata prevista per le società miste) si esprime la gestione della società.

Mozioni in Consiglio provinciale e regionale, ordini del giorno nella scorsa finanziaria, mozioni nei Consigli Comunali... il tutto per cercare di utilizzare le prerogative della nostra autonomia per impedire che gli effetti della legislazione nazionale potessero riversarsi anche sul nostro territorio. Ora, le nostre competenze ci mettono al riparo fino ad un certo punto, perché l'ordinamento legislativo nazionale comunque va rispettato così come le direttive comunitarie in sede europea. E se non vogliamo che si applichi la Ronchi in Trentino occorre legiferare nelle pieghe dell'uno e dell'altro. E' quel che proviamo a fare in Finanziaria, garantendo a 193 comuni trentini di poter continuare a gestirsi direttamente, in consorzio fra loro o con società in house totalmente pubbliche, la gestione del servizio idrico e di acquedotto. E quel che proviamo a fare con gli emendamenti che presentiamo con il consigliere Roberto Bombarda che riguardano la gestione degli acquedotti e il risparmio idrico. E infine con gli ordini del giorno che stiamo predisponendo...

A quanto sembra, però, tutto questo viene considerato sostanzialmente inutile se non addirittura mistificante di una volontà di perseguire anche in Trentino le politiche di privatizzazione. Così sabato scorso i "comitati" per l'acqua pubblica organizzano una manifestazione contro la privatizzazione dell'acqua, affermando che la proposta della Giunta Provinciale è ingannevole e peggiorativa. Tesi assurda, già sostenuta da Gianfranco Poliandri nel corso del confronto avuto a Rovereto qualche settimana fa e stigmatizzata anche da Emilio Molinari, rappresentante del Contratto mondiale per il diritto all'acqua e presente all'incontro.

Come si può pensare di costruire in questo modo le alleanze necessarie a vincere questa battaglia? Come si può pensare di raggiungere il quorum nel referendum per l'abrogazione della legge Ronchi se ci si mette contro tutti a prescindere dalle diverse sensibilità? Perché non cogliere le smagliature ed infilarsi?

E' questo che intendo per antipolitica, l'incapacità di farsi carico e di elaborare le contraddizioni, contribuendo a chiuderle anziché adoperarsi a renderle feconde. Nel far questo, certo, ci si deve sporcare le mani, è necessario abitare i conflitti, cercare soluzioni possibili. Ma è questo il valore ed il senso della politica.

E così anziché pensare al coinvolgimento di migliaia di persone, delle comunità locali comprese le amministrazioni del territorio, si preferisce chiamare a raccolta le stesse persone che manifestano contro l'alta velocità o l'inceneritore. Magari lanciando qualche anatema contro i politici... Per chi è nelle cose dell'impegno politico e sociale da una vita, sono cose viste e riviste, che finiscono regolarmente nel fanatismo o nel disimpegno. E nel rancore.

Il fatto è che rischia di essere così per ogni cosa. Non amo l'idea di un inceneritore, protesi tecnologica per affrontare l'emergenza, non certo la soluzione. Ma l'emergenza c'è e mi va ancora meno l'idea di portare i rifiuti altrove. Non mi piace traforare le montagne come il groviera, né l'idea che la mobilità sia fatta solo di persone che si spostano di continuo in automobile, senza indagare le riforme strutturali che possano decentrare funzioni, favorire il telelavoro e la responsabilità. Non credo che la ricerca scientifica possa far fronte al carattere limitato delle risorse e al tempo stesso credo dobbiamo darci un limite etico e liberarci dalla schiavitù delle cose... Per tutto questo ed altro ancora è necessario "prendersi carico" con responsabilità. A cominciare da una visione delle cose non ricondotta alla conservazione egoistica del proprio giardino. Farsi carico... vuol dire compromettersi. Temo i puri. E per questo sono inquieto.

Lo scorrere delle ore, gli incontri e le riunioni sono un continuo esercizio nel quale mettere alla prova le idee e la loro traduzione in atti di governo o in proposte di ricerca culturale. Con Edoardo nel definire le linee generali del disegno di legge sull'apprendimento permanente; con Tommaso, nel ragionare insieme su una tre giorni di dialogo sui "confini" fra i giovani del Trentino, del sud e del nord Tirolo; con il gruppo consiliare nell'approntare emendamenti, ordini del giorno, proposte di legge facendo i conti con modalità e contenuti non sempre condivisi; con il Consiglio del Forum per mettere a fuoco il senso di quel che stiamo facendo. Con Beppe, per definire i dettagli della manifestazione che abbiamo organizzato venerdì prossimo alle Gallerie di Piedicastello sul censimento del 1910 quando l'impero austroungarico era un coacervo di lingue e culture. Quello stesso intreccio al quale l'Adige dedicherà l'indomani (8 dicembre) a partire da un mio scritto pubblicato sulla seconda edizione dell'Atlante annuale delle guerre nel mondo. Parlando del passato, per guardare al presente, ovvero la pace come esito dell'elaborazione dei conflitti.

 

 

2 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da Michele il 09 dicembre 2010 00:39
    Caro Vincenzo, credo con te che sia utile arrivare al più presto a degli stati generali della coalizione, ma per avere il coraggio di aprire una nuova stagione dell'autonomia che investa anche le nuove competenze. Non mi spaventa la questione Stelvio, né l'Università e quanto all'acqua, ci muoviamo al limite delle possibilità. Mi spaventa che non vi sia un disegno preciso e condiviso: e questa è responsabilità di tutti, della solitudine di Dellai, del vuoto dei luoghi della politica e dell'incapacità di costruire nuove sintesi (PD compreso), del ridursi della politica ad affermazione personale, del rincorrere ogni spinta purchessia... Credo che le persone migliori di questa terra dovrebbero mettere insieme le idee e le energie per una nuova stagione, ma temo che sarà difficile. Non voglio nemmeno parlare del quadro nazionale, davvero inguardabile, dove le contraddizioni nel nostro campo si ripresentano uguali a come le abbiamo lasciate nel momento in cui abbiamo consegnato il governo nelle mani di questi cialtroni. Pensavamo di parlarne sabato 18 dicembre, in un incontro di Politica è Responsabilità, nella speranza di non trovarci a dover scegliere fra Casini e Vendola. E' davvero amaro dover prendere atto che dopo Prodi non sia cambiato un bel nulla.
  2. inviato da Vincenzo calì il 08 dicembre 2010 18:43
    caro Michele,
    che proprio su un tema strategico come quello dell'uso pubblico delle risorse idriche si finisca per "pestare acqua nel mortaio" la dice lunga sullo stato di salute della coalizione di governo che ci guida anche a livello provinciale (non parliamo più della Regione che è morta). Dove sono finite le Dolomiti patrimonio dell'Umanità, le chiare, fresche e dolci acque alpine, i parchi naturali? Quello dello Stelvio, invece di estendersi a livello transfrontaliero a tutela di un bene europeo si immiserisce in dimensione provinciale per correre dietro ad una SVP pronta a vendersi alla coppia B&B ( a propsito, Peterlini non aveva avuto anche i nostri voti?). I nostri vicini stanno esagerando, vedi tunnel del Brennero e privatizzazioni tipo SEL.
    E noi che facciamo? Li seguiamo nella provincializzazione- privatizzazione spinta senza nemmeno poter avanzare ragioni di tipo linguistico (vedi Università, ammortizzatori sociali, ricerca scientifica, ecc.)e senza avere una rete protettiva europea come la minoranza tirolese, fidandoci del rispetto del "patto di Milano" da parte di Tremonti e Calderoli? Manca una regia politica in Trentino, ed il tuo disagio ne è una cartina di tornasole. A quando gli stati generali del centrosinistra autonomista? O si pensa che si possa procedere come le tre scimmiette: la prima non parla (PD), la seconda non vede (UPT) e la terza non sente (PATT)? Il palazzo, senza scomodare Pasolini, mi pare che non colga l'assordante rumore di fondo di questi giorni.Se i soggetti politici, come tu dici, si dimostrano inadeguati e impotenti,è il caso che cominciamo a metterli in discussione. Non è un ritorno al "benaltrismo" di altri tempi,né la speranza nella saggezza di un "uomo solo al comando" che ci salverà. Quella che stiamo vivendo è una nuova e inedita emergenza; Sull'inadeguatezza della sinistra ad affrontarla convengo con te (vedo che anche "Il Trentino", che oggi ha ripubblicato un mio articolo già apparso tempo fa, comincia a rendersi conto della gravità della situazione.
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