"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

21/12/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
Tina Modotti, Convento di Tepotzotlan, Messico 1926 ca.

Giornata fredda e di nevischio al mattino. Penso di avere un appuntamento di primo mattino che invece è fissato per il giorno dopo, segno che sto perdendo colpi e che ho bisogno di un po' di vacanze. Arriveranno presto visto che il 27 dicembre si avvicina e quel giorno si parte, destinazione Città del Messico e da lì a Oaxaca dove ci attendono i nostri cari amici Carlos e Pano. Sono ormai diversi anni che non torno in questo splendido paese, ricchissimo di storia e cultura, che ha visto la prima rivoluzione moderna del ‘900 e poi terra accogliente e d'asilo.

Ci andai la prima volta nel 1994 con Alberto Tridente in occasione della campagna elettorale per le elezioni presidenziali. Eravamo lì per dare una mano al candidato della sinistra Cuauhtémoc Càrdenas e fu un'esperienza straordinaria, lungo le careteras e i villaggi più sperduti negli stati di Puebla e Cuernavaca, dove il candidato presidente veniva accolto dalla gente festante fuori dal centro abitato e portato di peso nella piazza per il comizio. Proprio il primo gennaio di quell'anno c'era stata l'insurrezione in Chiapas ed era quanto mai interessante essere lì, nel cuore di una moderna rivoluzione nonviolenta, per capirne le ragioni e le difficoltà. Per vedere come la fine della loro prima repubblica, quella nata dalla rivoluzione zapatista del 1911 coincideva con la rivendicazione di autogoverno delle comunità indigene nel nome dello stesso Zapata.

Nel tempo avevo iniziato ad imparare l'importanza di stare negli avvenimenti, nei luoghi cruciali della prima intifada quando conobbi Abu Jahad che ne era il responsabile, nelle ore della caduta del muro di Berlino quando in Trentino facemmo Solidarietà, nei giorni in cui Havel venne portato dalla gente al Castello di Praga con la rivoluzione di velluto...

A Città del Messico conobbi Carlos e Pano, fra noi scattò qualcosa che aveva ed ha a che fare con lo sguardo disincantato e ciò nonostante curioso (e dunque aperto alla meraviglia) sulle cose del mondo. E con loro iniziò un dialogo ininterrotto, una vicinanza profonda nonostante un oceano ci tenga lontani. Ora assaporo la gioia del rivedersi e del ritrovarci. Sarà una piccola vacanza, certo, ma anche tante altre cose. Quegli sguardi sul nostro tempo di cui un po' avverto la mancanza in questi anni di impegno istituzionale.

A mezzodì sono alla Casa di accoglienza San Francesco dove si tiene il pranzo natalizio del Consiglio provinciale. Non amo queste occasioni, ma il luogo è di quelli che fanno diversa la nostra città. Lì vi abitano giovani studenti universitari che vengono da 17 diversi paesi. Fra questi l'amica Kando, rappresentante delle donne tibetane in Italia con la quale abbiamo condiviso tante iniziative per la libertà e l'autonomia del Tibet. Per lei il Trentino non è solo terra d'asilo, rappresenta un punto di riferimento per la ricerca di una soluzione politica e nonviolenta della questione tibetana fondata sull'autogoverno. Il cibo che gli ospiti ci preparano ben rappresenta l'arcobaleno di storie e di culture che qui s'incontrano, dal pollo marocchino agli involtini primavera vietnamiti. Tutto di ottima qualità.

A metà pomeriggio mi aspettano nel mio ufficio Piero Del Giudice e Alberto Ferigo. Persone con storie e vicende personali molto diverse e ancora diverse dalle mie. Insieme una passione per la Bosnia Erzegovina. Discutiamo del 2012, il ventesimo anniversario dell'inizio dell'assedio di Sarajevo e dell'idea di Del Giudice di provare ad organizzare un evento che lasci il segno. Non la ricorrenza, cedendo alla retorica. Ma quel che non è rimasto, ovvero l'elaborazione di quella vicenda, in Europa come nei Balcani, quello che il cuore dell'Europa ci ha trasmesso e noi non abbiamo saputo raccogliere. Il vuoto e il rimosso. Certo, realtà come Osservatorio Balcani e Caucaso hanno svolto un ruolo importante, per certi versi decisivo, per ritrovare nessi e fornire immagini non banali. Nella coscienza dei più, una storia passata via come nulla. In quel paese, un incubo dal quale non si riesce ad uscire, troppo vicino e troppo dentro ciascuno per essere elaborato. Questo il focus possibile, arrivandoci attraverso le strade diverse della cultura: la storia, il racconto, la letteratura, le immagini, la musica... Decidiamo di provarci, ma non sarà facile.

Giro per qualche minuto nel centro della città, clima natalizio, negozi tutti uguali ed inguardabili.

 

0 commenti all'articolo - torna indietro

il tuo nick name*
url la tua email (non verrà pubblicata)*

Link ad altri siti

  • link al sito Sifr - la solitudine della politica
  • osservatorio balcani
  • viaggiare i Balcani
  • link al sito Forum trentino per la pace e i diritti umani
  • Sito nazionale della associazione Sloow Food
  • link al sito dislivelli.eu
  • link al sito volerelaluna.it
  • ambiente trentino
  • pontidivista
  • Sito ufficiale della Comunità Europea