"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

25/11/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
La presentazione di Euromediterranea
Nell'intervallo dei lavori della Commissione che analizza il Bilancio della Regione mi vedo con Domenico Sartori. Amico, attento osservatore delle vicende politiche ed amministrative del nostro territorio, giornalista, con Domenico abbiamo percorso - pur da angolature diverse - gli ultimi vent'anni o forse più della vita di questa terra, maturando grandi sintonie insieme a qualche momento in cui i nostri sguardi divergevano, come quando discutemmo animatamente sull'operazione di Iniziative Urbane sull'area Michelin.

Quello dell'intreccio fra politica e affari è stato infatti uno dei temi importanti della nostra collaborazione già negli anni '80, nel cercare di mettere luce agli intrecci economico finanziari che attraversavano la nostra regione, attività che per parte nostra aveva prodotto i libri denuncia sul potere in Trentino e da parte sua un instancabile lavoro di puntuale inchiesta giornalistica, tanto raro quanto prezioso.

Insieme abbiamo condiviso - in un momento cruciale per il Trentino e per l'intero paese - il bisogno che la politica e i movimenti sapessero rinnovarsi sul piano delle idee, abbiamo costruito ambiti formativi come l'Unip in connessione con il tema del "fair trade" e l'impegno a costruire una robusta rete del commercio equo e solidale in Trentino.

Ma anche sul piano politico, pur nel rispetto dei ruoli, lo stimolo di osservatore attento non è mai mancato. E oggi, mentre andiamo insieme a prendere qualcosa alla "Baracca" di Villazzano, le sue parole verso di me sono sferzanti. Teme un mio isolamento nelle cose che non contano, mi dice che troppe sono le partite che richiederebbero una svolta politica e che non mi posso ritagliare uno spazio quasi più culturale che politico.

Provo a spiegargli quel che ho in mente per i tre anni che rimangono di legislatura, il tema cruciale dell'apprendimento permanente (la formazione di una nuova e diffusa classe dirigente), la questione del modello di sviluppo in rapporto alle vocazioni del territorio che ha nella questione "Valsugana" una delle sue partite cruciali, i grandi temi dell'acqua e della terra in tutti i loro risvolti, la questione della mobilità in Trentino fra l'operazione Metroland e la vera riforma istituzionale del Trentino che si chiama "telelavoro". Oltre al lavoro del Forum, tutt'altro che astratto se penso a quanto pesi la paura dell'altro e del futuro nella pancia della gente, al costruire spazi di comunicazione politico culturale quali sono "Politica è Responsabilità" e questo stesso blog...

Ciò nonostante Domenico coglie la realtà. Quel che vede meno sono le dinamiche di potere, piccole o grandi che siano, lo sgomitare quotidiano, il chiacchiericcio mediatico a cui cerco di sottrarmi. Immagino che la sobrietà dello stile e la lunghezza dello sguardo contino ben poco, talvolta nemmeno si vedono, condizionati come siamo da un'idea della politica fatta di sensazionalismo, di continui esercizi muscolari e di pettegolezzo.

Le sue parole mi suonano come la richiesta di un cambio di passo. Alla quale non so se sono in grado o intendo corrispondere positivamente. Ma rimangono i nodi, che pure richiedono risposte alte dalla politica.

Ritorno in Regione. Anche qui servirebbe un cambio di passo di cui ho più volte parlato in questo blog. Corrisponde ad un percorso di lavoro che da mesi vado proponendo al mio gruppo consiliare, ricevendone fino a questo momento una scarsa attenzione. Ma fra i nodi del mio impegno c'è anche questa partita, che poi riguarda quel che proprio ieri abbiamo discusso nell'incontro al Barycentro sui "miti etnici".

Ci sarebbe una bella serata con la testimonianza di Kifah Addara, una donna palestinese del villaggio palestinese di At Twani, impegnata nella resistenza nonviolenta, ma ho da preparare la lezione che domani devo svolgere ad Alessandria. Mi hanno invitato a parlare nell'ambito di un percorso formativo che riguarda la transizione balcanica e la Romania del dopo Ceausescu. Forse non centra più di tanto con il stringente appello che viene da Domenico, ma è uno sguardo sul mondo che non voglio perdere. E che da senso anche alla mia presenza istituzionale. O no?
 

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