"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

15/11/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
cascata d\'acqua
Finalmente riesco a vedere il Sindaco di Trento Alessandro Andreatta. Per la verità c'eravamo visti anche sabato scorso nell'ambito della visita di Mr Nuseibeh e proprio in quella occasione ci siamo dati appuntamento per oggi. L'oggetto della nostra conversazione è il tema dell'acqua e le ipotesi che stiamo verificando per garantire una gestione pubblica al 100% della gestione del servizio idrico in Trentino. C'è urgenza perché il tema è già in Finanziaria, con la possibilità che viene data ai Comuni di continuare a gestirsi in economia o attraverso società in house totalmente controllate dai Comuni il servizio idrico. Quindi per i 193 Comuni trentini che rientrano in questa tipologia, la legge nazionale sulla privatizzazione può venir aggirata, avvalendoci delle nostre prerogative autonomistiche (pure in armonia con l'ordinamento giuridico nazionale). Rimarrebbero esclusi i 17 Comuni che hanno affidato la gestione a Dolomiti Energia e altri 7 Comuni che hanno altre società di gestione.

I numeri non devono trarre in inganno perché i 17 comuni di DE hanno circa 200 mila utenze, interessando i principali comuni dell'asta dell'Adige e della Valsugana, comprese le città di Rovereto e di Trento. Inoltre le concessioni in questione scadono il 31 dicembre di quest'anno e dunque è necessario muoversi conseguentemente. L'ipotesi di cui discutiamo, e che avevo annunciato nel convegno di dieci giorni fa a Rovereto, è quella di una moratoria per permettere ai Comuni in questione di scorporare il ramo acqua da Dolomiti Energia e di costruire una nuova società di servizio al 100% pubblica. Il Sindaco di Trento mi conferma che è questa la strada che stanno discutendo con il Comune di Rovereto e con la PAT, avvalendosi dell'opzione per lo scorporo delle attività relative al ciclo integrato dell'acqua (e del servizio raccolta rifiuti) che può essere esercitata entro il 31 marzo 2011. E anche per quanto riguarda la proprietà degli impianti della rete di distribuzione dell'acqua del Comune di Trento, l'amministrazione comunale è decisa a rientrarne in possesso visto che tali impianti (un tempo di proprietà della SIT) erano finiti a cascata in DE.

Mi pare che ci siamo. Che ci incamminiamo sulla strada giusta. Andremo a proporre un emendamento alla Finanziaria perché questa strada possa essere percorsa senza incappare nelle disposizioni di una legge nazionale che impone nelle società miste una quota minima (40%) di presenza dei privati ai quali viene in ogni caso assegnata la titolarità della gestione.  Tutto questo sembra però non contare nulla per i "Comitati trentini per l'acqua bene comune" che in un loro comunicato scrivono "Le donne e gli uomini che hanno firmato in Trentino lo hanno fatto perché sanno che anche in questa Provincia bisogna resistere alla privatizzazione del ciclo dell'acqua che avanza silenziosamente. Una privatizzazione che non è stata finora capace di eliminare le regole che qui ancora ammettono le gestioni comunali in economia e le aziende di diritto pubblico ma che ormai produce quasi la metà dei servizi idrici civili attraverso le SpA a capitale misto pubblico-privato o a capitale totalmente pubblico. Una privatizzazione che ora vuole crescere e mettere in crisi le gestioni controllate dai cittadini. Un'intenzione già formalizzata in due articoli del DDL "Finanziaria 2011": intervento normativo che nasce con la motivazione propagandistica di confermare - di fronte alle norme statali del 2009 - le tante gestioni comunali in economia e l'unica azienda speciale operanti in Trentino (che sono già tutelate dalla vigente normativa dell'autonomia speciale); ma che nella sostanza legittima quelle norme statali che finge di contrastare, ne raccoglie la spinta privatizzatrice...".

In questo caso, invece, siamo alla paranoia. Perché di fronte ad un governo che riforma l'ordinamento nazionale in materia di gestione di servizi di pubblica utilità, la PAT se vuole tutelare la sua autonomia (e nel caso della gestione del servizio idrico mantenere una normativa in grado di resistere alla legge nazionale) deve rilegiferare. Non farlo significa, in buona sostanza, lasciar partita vinta al nuovo ordinamento giuridico nazionale.

Mi è capitato in più occasioni di trovarmi in assemblee pubbliche sul tema dell'acqua a dover confrontarmi con queste posizioni ed ogni volta ho cercato di dire che se vogliamo vincere questa battaglia contro la privatizzazione dell'acqua dobbiamo costruire una grande alleanza, coinvolgendo i soggetti più diversi che hanno a cuore l'acqua come bene comune. Cioè l'esatto opposto di questo settarismo inconcludente. Peraltro vorrei dire che fra le migliaia di persone che hanno firmato per il referendum ci sono anch'io, ci sono le persone a cui ho chiesto di firmare nei banchetti dov'ero ad autenticare le firme, ci sono i Comuni che hanno votato mozioni ispirate a quella assunta su mia proposta in Consiglio provinciale, ci sono i tanti che non sono d'accordo sulla privatizzazione ma nemmeno sul fanatismo e sull'imbecillità. C'è anche l'amico Emilio Molinari che pure in questi anni ha fatto del tema dell'acqua una ragione di vita e che sostiene esattamente quel che stiamo cercando di fare. Tutti traditori?

Sono davvero stanco di questo manicheismo che non si fa carico mai di nulla. Ne parlo non perché queste posizioni abbiano più di tanto seguito, ma perché rientrano in un ben più vasto e preoccupante clima di deresponsabilizzazione che pervade pezzi sempre più ampi di società. Ne parleremo più diffusamente.

Intanto mi sembra davvero importante aver trovato una strada condivisa, non solo per tutelare i Comuni che hanno continuato a gestire in proprio il bene acqua, ma anche per quelli che si sono trovati a delegare la gestione dell'acqua ad un soggetto privato (quand'anche a maggioranza pubblica ed in un contesto legislativo diverso) nella direzione della ripubblicizzazione del servizio.

 

 

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