"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

18/11/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
la marcia del 1961
Alla sede del Consorzio dei Comuni trentini parliamo di una camminata nel silenzio per convergere verso la Campana della Pace sul Colle di Miravalle. E' questa la proposta che viene dal Consiglio Comunale di Trento, raccolta dal Consorzio dei Comuni, dalla Fondazione Opera Campana dei Caduti e dal Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. Un modo per preparare la Marcia Perugia Assisi che l'anno prossimo sarà un po' speciale perché saranno trascorsi cinquant'anni da quella prima volta nel lontano 1961. E sarà un modo per avvicinare gli amministratori locali ad un tema che in genere si affronta in maniera banale, ingessato nelle liturgie, oppure nell'emozione per una delle tante tragedie che si consumano nell'indifferenza. Del resto, chi è contro la pace?

Quel che è più complesso è costruire una cultura della pace, che investa i nostri stili di vita, le nostre scelte amministrative, i nostri comportamenti. Riflettendo sulle nostre stesse relazioni, visto che andrebbero abbassati i toni di una politica sempre più gridata, imparando invece la cultura del dialogo, impegnandosi nella capacità di elaborazione dei conflitti e nel costruire coesione sociale, quando il manicheismo è diventato la cifra dell'approccio verso ogni problema.

A proposito della marcia Perugia Assisi, oggi c'incontriamo al Forum con Flavio Lotti, il portavoce della Tavola della Pace di Perugia che della marcia è l'anima. Ci vuole parlare dell'itinerario che ci porterà al 25 settembre 2011. E' l'occasione per fare il punto su un movimento in crisi, le cui istanze faticano a trovare rappresentazione nelle istituzioni locali e regionali, talvolta inchiodato alle forme più ideologiche ed autoreferenziali. Un'analisi che condivido, ma che investe pari pari anche la Tavola della Pace ed in una certa misura anche la realtà associativa trentina, incapace di uscire dai suoi rituali di sempre.

Sulla crisi del pacifismo è bene ragionarci senza infingimenti. Fin dalla mia candidatura a presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani, ho posto esattamente questo problema, quello di uscire dalle secche del pacifismo per ripensarne le categorie, trovare nuove narrazioni in grado di andare al profondo dei conflitti del nostro tempo. Fin quando il nemico era identificabile con l'impero, lo schema era pressoché scontato. Poi i conti non sono più tornati, occorreva guardarsi dentro, predisporsi a cambiare, indagare la banalità del male...

Quando decidemmo di chiudere l'esperienza della Casa per la Pace di Trento sul piatto c'erano esattamente questi nodi, la capacità di imparare la lezione dei Balcani piuttosto che rimuovere quel che non rientrava nei nostri schemi rassicuranti. Insomma, era necessario scuotere il pacifismo, senza per questo far venir meno le ragioni della pace. Occorreva una diversa profondità, che non sempre s'è stata.

Sono un po' imbarazzato nel dire queste cose a Flavio Lotti, perché penso che in questi anni la Perugia Assisi, nel suo rimanere comunque un punto di riferimento per molti, è stata però un'occasione perduta. Un imbarazzo che si avverte, pur nella disponibilità ad impegnarsi per costruire qualcosa di nuovo e diverso. Ma come fare a far emergere un nuovo segno, una nuova sensibilità? Una risposta ci sarebbe, ripartire dal territorio, perché è da qui che potrebbe nascere qualcosa di diverso, un po' come stiamo cercando di fare in Trentino con l'inedito itinerario della cittadinanza euromediterranea. Servirebbero ambiti originali di ricerca sulla pace in grado di mettersi in gioco, ma temo che gli stati maggiori della pace siano anch'essi ridotti ad un ceto politico da cui si può ricavare ben poco.

E al tempo stesso riconosco come la Perugia Assisi rappresenti un motore continuo di aggregazione, quasi un'ostinazione alla ricerca sulla pace. Sarebbe dunque davvero un peccato lasciarla cadere. Così ci prendiamo la nostra parte di impegno, provando a far tesoro dei percorsi che stiamo proponendo e dell'attenzione che richiamano fuori dagli steccati che in questi anni ci siamo ritagliati.

Alla politica (non solo quella dei partiti) si chiede di dimostrare attitudine al cambiamento. Ne parliamo a sera in un incontro del gruppo di lavoro che in questi mesi si è attivato sul tema cruciale dell'apprendimento permanente. Rimettersi in gioco... pur su traiettorie diverse il problema sta tutto qui.
 

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