"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Il tema è di grande spessore. Forse non tanto per quel che la legge in sé propone (che pure è importante), ma perché offre un contributo di cultura politica (ed economica) che ha l'ambizione di contaminare l'economia (quella trentina in primo luogo) in quanto tale. E' quel che provo a dire nel mio intervento in aula.
Questa discussione avviene a conclusione di quattro giorni di festival dell'economia, nel corso del quale si è dibattuto non solo sugli aspetti informativi ma sulla capacità di interpretare quel che accade. E, nella crisi, c'è l'occasione di rivedere categorie e favorire la fantasia, sperimentare strade nuove, sapendo investire sul sapere e sulla cultura. Nella crisi è emersa la natura vera del neoliberismo, il modello dell'esclusione, il carattere della finanziarizzazione dell'economia. In questo quadro l'economia solidale è qualcosa di più di una sensibilità di nicchia, è la sfida di contaminare e di interagire nel mercato, come lo sono le filiere corte, come lo è la qualità delle produzioni.
Non sono uso intervenire su ogni cosa in aula e forse è questo un modo per dare peso alle proprie parole e provare a farsi ascoltare. Non dico da quei giornalisti che di mestiere fanno i raccoglitori di pettegolezzi, ma da chi è attento agli argomenti altrui, da chi non ha rinunciato a confrontarsi sul serio.
Mi sono reso conto in questi primi diciotto mesi di legislatura di quale superficialità vi sia in quest'aula. Di come lo studio e l'approfondimento non abitino qui. Di come contino più le smargiassate che il rigore. Di come l'immagine prevalga sulla responsabilità. Di quanto s'intreccino politica gridata e giornalismo d'assalto. Domani sui giornali non si parlerà certo di quel che è stato detto in aula, bensì della guerra fra Kessler e Pacher in vista delle elezioni del 2013.
Non vorrei apparire un'anima bella. Faccio politica da una vita e so bene quanta cattiveria alberghi in queste stanze. Conosco le dinamiche del potere, quelle più robuste come quelle piccine piccine. Ho scelto però di averci a che fare e di esserne critico. Per questo credo ancora che alla fine le buone ragioni e il rigore personale possano se non avere il sopravvento almeno riuscire a distinguersi.
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