"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

11/06/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
gabbiano
Inizio la giornata trascrivendo dagli appunti la sintesi del mio intervento in aula sulla legge relativa all'economia solidale. Con Mattia Civico che, insieme a Giorgio Lunelli, è il primo firmatario della proposta ci siamo detti di scrivere una comune riflessione da dare ai giornali su questo nuovo provvedimento legislativo varato dal Consiglio provinciale. Ci sono tante, troppe cose da scrivere, sulla mia scrivania di casa o dell'ufficio, ho sparse decine di cartelle di appunti che spaziano su vari argomenti e che aspettano solo un attimo di tranquillità. Rimando regolarmente ai fine settimana nella speranza, piuttosto remota, che anche questi non siano carichi di impegni.

Nemmeno il tempo di spedire il pezzo e devo raggiungere la Sala della Cooperazione dove si riene la 115ª l'assemblea annuale della Cooperazione trentina. A dispetto del caldo estivo, la platea è in giacca e cravatta. Deputati, senatori, presidenti, assessori, consiglieri... tutti accorsi all'assemblea del soggetto sociale ed economico più importante del Trentino (dopo la Provinci, ovviamente). Nello snocciolamento dei dati (vedi articolo nella home page) il direttore Carlo Dellasega tratteggia un sistema importante, che contribuisce a fare diverso il Trentino.

Ciò nonostante la cooperazione trentina mi appare oggi un po' in affanno. Non lo è solo per effetto della congiuntura economica, cosa che pure incide in alcuni settori chiave come quello agricolo o lattiero caseareo. Lo è perché un soggetto di queste dimensioni richiede una classe dirigente all'altezza delle sfide, diffusa sul territorio, preparata e capace di visione. E' questo "il tema" che incontriamo in ogni segmento della nostra realtà, ma che qui, dove s'impone capacità economica e sensibilità etica, s'avverte forse più che altrove. Anche perché le forme del collateralismo del passato sono finite da un pezzo ed oggi a sua volta la politica appare ancor più in sofferenza. Tanto che quella che dovrebbe essere una delle componenti sociali di riferimento del centrosinistra trentino, almeno stando al sistema di valori e ai contenuti stessi della relazione del presidente Schelfi, esprime da tempo un orientamento di voto incerto, che varia da consultazione a consultazione. Del resto, è così anche per il movimento sindacale. E quando il professor Andrea Leonardi, a proposito del ruolo della finanza internazionale, cita il presidente americano Roosvelt che definiva i banchieri del suo paese come dei delinquenti, vedo nella sala più di un disappunto.

Può sembrare paradossale, ma ho sempre più frequentemente la sensazione che il paese legale sia più avanti di quello reale.

Non posso seguire l'intervento del presidente Dellai perché verso l'una ho appuntamento con Ilaria Pedrini, guarda caso per parlare di formazione. Mi racconta dell'attività formativa in essere con gli amministratori locali, mi parla di un percorso di storie (politiche) rivolto ai giovani previsto ad agosto dove mi vorrebbe coinvolgere, ed infine di un incontro di giovani italiani e tedeschi sui temi dell'Europa. Credo che il PD del Trentino debba darsi dei propri moduli formativi, tanto sul piano provinciale che sul territorio. Ma non credo ad una scuola di formazione politica di partito. Non solo perché lo schema delle "Frattocchie" ha fatto il suo tempo, ma soprattutto perché oggi i partiti non sono portatori di una "visione del mondo" esclusiva. Penso cioè ad una formazione politica che si rivolga alle persone interessate a prescindere dalla loro "appartenenza politica" e dunque in grado di raccogliere una domanda formativa ampia e trasversale ai partiti di uno stesso schieramento.

Con noi c'è anche Riccardo Mazzeo, che mi porta l'ultimo lavoro di Edgar Morin "Pro e contro Marx", edito dalla Casa editrice Erickson e di cui Riccardo è stato il traduttore. Un testo che mi incuriosisce sia perché considero Morin uno dei miei maestri (il suo libro fondamentale "Autocritica" rappresentò un punto di riferimento nel mio itinerario politico), perché il sottotitolo è davvero accattivante "Ritrovarlo sotto le macerie dei marxismi", e perché con Riccardo c'è una sintonia umana e culturale che mi stupisce a dispetto di un nostra rarefatta frequentazione.

Con Ilaria c'è ascolto e stima. Le parlo senza reticenze delle mie impressioni di questi primi mesi di consiglio provinciale e di un gruppo nel quale fatico a riconoscermi perché non c'è una dimensione collettiva. Nel caldo improvviso di un'estate che ancora deve iniziare, ci salutiamo. Mi dice che il nostro incontrarci è sempre stimolante (sensazione reciproca per altro) perché c'è in me qualcosa che non sa descrivere se non con un'espressione che lei usa con tutta la prudenza del caso e che io non so prendere sul serio.

 

 

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