"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

13/06/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
mozambico
Una festa africana. Non è solo l'immagine dell'evento straordinario che si svolge in questi giorni in Sudafrica e simboleggiato da un giovanissimo ottantenne di nome Desmond Tutu che balla sul palco sotto i riflettori del mondo intero. E', in piccolo, anche la festa che a Nomi, promossa dall'associazione "La Savana", mette insieme tante persone, nere, bianche e mulatte. L'Africa dei colori ineguagliabili e affascinante, ma anche forte ed orgogliosa, niente a che vedere con le immagini stereotipate dei bambini con la pancia gonfia che a ben vedere possiamo incontrare in ogni centro-periferia dello sviluppo.

E' l'Africa dalle straordinarie potenzialità, il continente meno popolato del mondo, ricco di materie prime, di storia, di culture e di saperi. Ed oggi impoverito da modelli di sviluppo imposti dalle grandi potenze che nulla hanno a che vedere con le culture autoctone.

Un Africa che non chiede aiuti, ma di ricostruire relazioni virtuose e connessioni fertili. Come quella che ci propone Jean Pierre Piessou Sourou con l'espressione africa@europa.it. Un breve momento di parola, nel tardo pomeriggio di domenica, ma profondo e che avverto in fortissima sintonia nelle parole di Jean Pierre come in quelle di Pape Siriman Kanuote che s'intrecciano con le mie e quelle di Lia Beltrami Giovanazzi.

Un'Africa che chiede invece conoscenza e memoria. Di quel che eravamo, da una parte e dall'altra del Mediterraneo. Di quel che era ed è, ad esempio, il Senegal di Mamadou (l'artefice di questa festa giunta ormai alla terza edizione), di Pape e dei tanti amici conosciuti in questi anni del loro migrare verso di noi e di quel che eravamo noi, terra di migranti e di coloni che si è dimenticata troppo in fretta della sua povertà.

Il messaggio che ci viene dall'Africa è profondo. Riguarda la vita, il concetto di limite, il significato delle cose. Riguarda certamente anche le contraddizioni di questo tempo, i conflitti. Desmond Tutu, il giovane vecchio che balla davanti a centinaia di migliaia di persone, è anche l'arcivescovo della riconciliazione. Di quel Sudafrica che è stato in grado di uscire dall'apartheid senza che la vendetta prendesse il sopravvento, che piuttosto dei Tribunali si è servito dell'elaborazione del conflitto. Quel che non abbiamo ancora imparato a fare.
 

0 commenti all'articolo - torna indietro

il tuo nick name*
url la tua email (non verrà pubblicata)*

Link ad altri siti

  • link al sito Sifr - la solitudine della politica
  • osservatorio balcani
  • viaggiare i Balcani
  • link al sito Forum trentino per la pace e i diritti umani
  • Sito nazionale della associazione Sloow Food
  • link al sito dislivelli.eu
  • link al sito volerelaluna.it
  • ambiente trentino
  • pontidivista
  • Sito ufficiale della Comunità Europea