"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

23/06/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
foto di Carlo Nardelli
La divisione politica attorno alla questione del Disegno di Legge sulle acciaierie che ieri è avvenuta nel gruppo consiliare del PD del Trentino non è nulla di irrimediabile ma certamente rilevante. I giornali ne parlano come l'ennesimo capitolo dell'aspro confronto che segna la leadership del PD del Trentino fin dalla sua nascita e, in essenza, lo scontro fra Pacher e Kessler. Che fra i due esponenti del PD del Trentino vi siano visioni e un modo di pensare la politica diverse, è un dato di fatto. Ma ridurlo ad uno scontro personale è una semplificazione che non aiuta a comprendere il dibattito e le contraddizioni che attraversano il PD del Trentino.

Intanto perché la questione "Valsugana" è paradigmatica. Riguarda il modello di sviluppo che vogliamo per il Trentino, il rapporto fra economia e ambiente, gli interessi forti che hanno ripreso spazio nelle pieghe di un territorio in crisi di classe dirigente, il venir meno del ruolo dei corpi intermedi (partiti, sindacati, associazioni) più preoccupati a difendere il proprio giardino piuttosto che interrogarsi su come promuovere una visione d'insieme, il contestuale prendere corpo dell'antipolitica e di una politica che pensa di poterla cavalcare.

Sullo sfondo, mi permetto inoltre di dire che si evidenzia un problema ancora irrisolto, la fatica cioè di dar vita ad una nuova sintesi di pensiero che rappresentava e rappresenta la vera scommessa della nascita del Partito Democratico, oltre la tradizione della sinistra socialdemocratica ed oltre quella cristiano sociale, storie di grande spessore ma incapaci di descrivere le trasformazioni che segnano il nostro tempo. A cominciare dall'insostenibilità dello sviluppo e della crescita illimitata.

E,  al margine, pesano anche i processi degenerativi della politica, nelle sue dinamiche di personalizzazione e di appartenenza che ormai vanno oltre le stesse famiglie politiche che hanno portato alla nascita del PD. E che chiama in causa una politica intesa come strumento di affermazione personale e di potere.

Tutto questo ha a che vedere con la crisi della politica. Se il gruppo consiliare provinciale manca di una capacità di funzionare come collettivo politico e nei fatti non discute di nulla se non delle emergenze che di volta in volta si pongono, sarà pur un problema. Questo non vuol dire che non si lavori, ma quel che accade è che ognuno di noi agisce per proprio conto, ciascuno con le proprie sensibilità che non diventano quasi mai occasione di sguardo collettivo, ciascuno a coltivarsi il proprio elettorato di riferimento, ciascuno con la propria visione del mondo (quando c'è, s'intende). E quando i temi diventano scottanti le posizioni si rivelano distanti. Devo dire, a ragion del vero, che sin dall'inizio di questo mandato consiliare ho posto il problema di fluidificare i pensieri e di darci un'autonoma agenda di lavoro (magari anche come criterio per definire gli stessi ruoli all'interno del gruppo...), ma senza trovare ascolto.

Nel partito non è la stessa cosa solo per effetto del nascere dei circoli che hanno messo in campo un corpo sociale e politico che molto spesso non ha niente a che fare con le storie del passato. E perché nel recente dibattito congressuale si è provato a rimescolare le vecchie appartenenze in un confronto di idee largamente asimmetrico rispetto al dibattito nazionale. Ma il problema di una nuova sintesi culturale c'è, eccome, così come di una classe dirigente che la sappia esprimere.

La crisi della politica sconfina poi nell'antipolitica. Quest'ultima ha molti volti, fra questi il rincorrere il consenso purchessia oppure l'idea che la politica si fondi su una sorta di mandato  imperativo fuori dal quale si diventa traditori. Io poi che penso al tradimento come una necessità di scompaginare pensieri ed appartenenze...

Sono pensieri a ruota libera, che scrivo l'indomani dell'evidenziarsi di una seria divisione nel gruppo consiliare, del cui merito ho parato nel diario di ieri. E mentre me ne parto per una settimana di riposo, di cui sento il bisogno come non mai, sul traghetto che mi porta nel cuore della Sardegna, in quell'Ogliastra che ancora riesce ad esprimere l'identità di questa terra meravigliosa.

 

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