"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

30/06/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
Agriturismo Guthiddai Oliena

Ultimo giorno in Sardegna. Un forte temporale dopo una mattinata di sole e di mare, arriva gradito, come a concludere la nostra piccola vacanza. Sette giorni di tempo splendido, belle giornate ma non troppo caldo tanto che nel nostro agriturismo abbiamo sempre dormito con una coperta. Ieri siamo stati a Cala Goloritzé, uno dei tratti di mare più belli che abbia mai visto. Per arrivarci dal Golgo, splendido altipiano sopra Baunei, un'ora e un quarto di cammino all'andata e quasi due ore al ritorno, lungo una valle ripida con i suoi lecci millenari di una bellezza da togliere il fiato. Quelli che sono rimasti, s'intende, dal saccheggio che lungo la storia la Sardegna ha subito. Piante spettacolari che servivano agli italici predatori (toscani in primo luogo) per farci le navi delle loro città marinare.

Il mare era in quel tempo fonte di pericolo. Gli stessi nuraghi servivano nell'antichità proprio per allertare le popolazioni che vivevano di pastorizia e di quel che dava loro la terra rispetto alle insidie che il mare portava con sé. Tanto che nella tradizione sarda di queste parti il pesce nemmeno rientra nella cucina locale. E va bene così, perché ci porteremo con noi i sapori più veri della cultura del territorio. L'agriturismo Guthiddai che abbiamo scoperto dieci anni fa, di questa cultura è una bella espressione, non è un posto inventato per i turisti, per capirci. Ovviamente vive sul turismo (bisogna dire che chi viene qui, a venti chilometri dal mare, sono in genere persone attente allo spirito del luogo) ma anche sulle famiglie del posto che vivono questa attività come parte integrante della loro comunità e ci vengono a banchettare.

Con Ottavio e Gesuino parliamo proprio delle ricchezze di quest'isola che potrebbe vivere delle sue risorse naturali e di quel che dà, di storia e di cultura. Gesuino mi dice che era esattamente quel che aveva in animo il "Progetto Sardegna" di Renato Soru, prima che si scornasse con gli interessi privati (quelli più forti come quelli diffusi) e con la vecchia cultura che ancora alberga in una sinistra incapace di cambiare pelle. Peccato che la tradizione sardista fatichi a rinnovarsi e a trovare cittadinanza nei partiti nazionali, peccato che il vecchio Partito Sardo d'Azione sia finito nelle mani di una piccola oligarchia che l'ha collocato in maniera del tutto innaturale con il centrodestra di Berlusconi e Cappellacci, l'attuale presidente della Regione, espressione del Popolo delle Libertà. Nelle recenti elezioni per il rinnovo dei Consigli Provinciali, per la verità, è venuto un piccolo segnale di ravvedimento, ma la speranza che il "progetto Soru" aveva rappresentato era grande e non sarà facile ridarle fiato. Penso in cuor mio che possono farcela, perché l'identità di questa terra non è tanto facilmente omologabile. Ed è la condizione da cui ripartire.

La territorialità (insieme alla prospettiva sovranazionale europea), ne sono sempre più convinto, è il punto cruciale per rifondare la politica. Non parlo solo della Sardegna. Penso a questo paese sempre più impresentabile, penso all'Europa che sta andando a pezzi, penso alla mia terra che - nella sua positiva diversità - pure ha bisogno di una nuova classe dirigente.

 

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