"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

10/07/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
la frana di Ancona
Venerdì mattina parto in auto per Ancona. Letizia De Torre (deputata trentina eletta nelle Marche) e il PD di Ancona mi hanno invitato a tenere un incontro sui temi dell'Europa e dell'interdipendenza nella città marchigiana. Essendo un venerdì di luglio, oltretutto di sciopero nel servizio ferroviario, temo code in autostrada. Ed in effetti il traffico è un po' rallentato.

Una breve sosta alla EMI (Edizioni Missionarie Italiane) a Bologna, la casa editrice di "Darsi il tempo", per ritirare un centinaio di copie del libro che continua a "vendere", e poi verso il mare. Così intorno alle 18.00 mi ritrovo su una collina che sovrasta la città, un balcone sul mare che un tempo ospitava l'ospedale di Ancona e diverse palazzine di edilizia privata. Poi, all'inizio degli anni '80, il terreno comincia a franare verso valle, evacuazione generale (la foto dell'epoca descrive il centro oncologico abbandonato) e l'amministrazione s'inventa la realizzazione di una grande area verde sul mare, il Parco Belvedere di Posatora.

Lì nei pressi, al Circolo Belvedere, si tiene l'incontro del PD. Il preliminare della riunione è dedicato al rapporto su un anno di attività parlamentare di Letizia, il suo impegno sulla scuola, il tema dei diritti umani lungo le rotte dell'immigrazione, l'uso della sua indennità parlamentare. Cosa non scontata e da quanto capisco piuttosto apprezzata (cosa che i parlamentari indigeni non sempre fanno, mi dice qualcuno). Ma il cuore dell'incontro è quello che Letizia definisce "uno spazio di pensiero libero". E quindi tocca a me.

Mi piace questa situazione. Le persone che sono davanti a me rappresentano uno spaccato di questa città, diverse generazioni, il segretario cittadino del PD, qualche amministratore, il sindaco di Ancona Fiorello Gramillano. Ascoltano le mie parole con molto interesse, ho come la sensazione che i presenti siano abituati ad un'altra musica e che una volta tanto i discorsi politici, anche quelli più impegnativi e di respiro, possano aver a che fare con il vissuto delle persone. Oppure con immagini mai raccontate, proprio qui ad Ancona, dall'altra parte di quel mare che li separava dall'inferno degli anni novanta, di cui peraltro non si è capito un fico secco.

Parlo della necessità di uno spazio di pensiero capace di dialogare con la politica, della capacità di quest'ultima di leggere il nostro tempo e di comprenderne le paure che generano le trasformazioni, del territorio e dell'Europa come dimensioni chiave della politica, di come nei Balcani la post modernità si sia rappresentata e di come lo sguardo autistico - della società come della politica - non l'abbia saputa vedere.

In diversi dei presenti mi chiedono di rimanere in contatto, per approfondire gli argomenti stasera solo toccati, di scrivere per il loro foglio di informazione. Una opportunità di dialogo che mi sembra importante coltivare, anche se mi porto a casa l'immagine di luoghi della politica che nei loro rituali sono a rischio di asfissia.

La serata è fresca, lo stoccafisso eccellente, la conversazione con Letizia piacevole. L'appuntamento per l'indomani mattina è alle 6.30 per la partenza. Passiamo da Marotta Mondolfo, piccolo centro sulla costa adriatica dove abita la mia amica "attora", Roberta Biagiarelli. Le diamo un passaggio fino all'aeroporto di Bologna dove s'invola per Vienna. Domani, 11 luglio, rappresenterà "Souvenir Srebrenica" davanti a più di mille delegati provenienti da ogni parte d'Europa.

Vorrei essere presto a Trento per andare a mettere il naso nell'assemblea dell'UpT che oggi si svolge a Vezzano. Ma il traffico è inesorabile. Ne approfitto per scambiare con Letizia un po' di idee su quel che passa la politica, a Roma e in Trentino. Provo a condividere con lei la mia sensazione di "non riformabilità" dei partiti nazionali e la necessità di cambiare per davvero lo schema di gioco. Mi sembra attenta e sensibile. Arriviamo a Trento che è ormai mezzogiorno. Proverò a capire quel che bolle nel corpo sociale del nostro principale partner di governo provinciale affidandomi, con beneficio d'inventario, alle cronache dei giornali. In serata mi chiama Lorenzo Dellai. Lo avevo cercato proprio per capire dal principale attore dello scenario trentino quali fossero le linee di lavoro proposte all'assemblea. Mi dice con soddisfazione di quattrocento persone che in una calda giornata di luglio si sono riunite per rilanciare l'idea del partito territoriale. Avremo modo di parlarne nei prossimi giorni.

 

 

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