"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

16/07/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
espositrice rumena
Milletrecentoquarantotto chilometri. E' lo spazio che ci siamo messi alle spalle, in una giornata di luglio, per arrivare a Sofija dove si svolge la prima edizione di "Terra Madre Balcani". File interminabili di automobili sotto un sole cocente, provenienti da ogni parte d'Europa tanto da poterne ricostruire una dolorosa geografia dell'esilio, un popolo di migranti che ritorna a casa portandosi con sé la forza di qualche risparmio, la speranza di un futuro migliore, una lingua imparata, il bisogno di mantenere vive le proprie radici. Osservo questa umanità mentre aspettiamo pazientemente in fila che le frontiere compiano il loro sopruso quotidiano.

Potevamo sorvolarlo questo spazio di vita, il low cost ormai ti permette di raggiungere le mete più lontane in poche ore. Non però i prodotti trentini riconosciuti come "presidi" Slow Food, ingredienti di qualità per la cena che Max e Valery (cuochi rispettivamente italiano e bulgaro) prepareranno per le delegazioni provenienti da tutti i paesi della regione e per gli ospiti di Sofija.

Qui sono riuniti 160 delegati in rappresentanza delle quaranta "comunità del cibo" di Slow Food provenienti dall'Albania, Bosnia Erzegovina, Croazia, Kosovo, Macedonia, Romania, Serbia e, ovviamente, Bulgaria. Negli stand allestiti in un tendone nel centro di Sofija portano i loro prodotti, dal formaggio nel sacco agli ortaggi biologici, dal miele alle erbe officinali e ai prodotti del bosco, dal prosciutto stagionato secondo le antiche tradizioni alla proposta di un turismo attento al territorio e per questo responsabile. Insieme portano le culture materiali e i saperi dei luoghi, di cui sono orgogliosi, indicando forse inconsapevolmente una risposta possibile all'omologazione che la globalizzazione porta con sé.

Sono una piccola comunità, un segno di civiltà e di resistenza in un contesto che sembra invece non dare speranza. Nel centro della capitale bulgara, ogni cento metri un casinò, prostituzione, centri commerciali con le insegne che trovi ormai ovunque, banche dai nomi conosciuti e agenzie che prestano denaro e comprano oro. Nei negozietti le merci senza qualità che puoi trovare ormai in ogni luogo del mondo mentre nei bar persino il caffè turco è scomparso lasciando il passo al Nescafé.

Le persone che s'incontrano all'Università di Sofija testimoniano che c'è dell'altro, un'umanità che non si rassegna all'imbarbarimento e che prova a ricominciare dal messaggio che "Terra Madre" porta con sé: buono, pulito e giusto.

 

 

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