"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

27/07/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
pascolo
Con la riunione della Terza Commissione di ieri si è conclusa l'attività istituzionale prima della pausa di agosto. Ma questo non significa che si fermi il nostro lavoro. Ovviamente un rallentamento ci sarà, ma non in questi ultimi giorni di luglio e anche nella prima settimana di agosto l'agenda è pressoché piena.

Alle 8.30 incontriamo Angelo Pecile, responsabile dell'Unità risorse foraggere e produzioni animali dell'Istituto Agrario di San Michele all'Adige. L'oggetto della riunione sono i coefficienti UBA, ovvero il rapporto fra gli animali allevati nelle stalle e il territorio a disposizione. La questione è meno tecnica di quel che si pensa, perché tale rapporto ha a che vedere con il modello di sviluppo in alcune aree del Trentino, con la qualità della zootecnia e delle produzioni zootecniche della nostra provincia. Settore in grave difficoltà tanto per le dinamiche del mercato mondiale, quanto per le vicende che sono emerse in questi mesi attorno al Caseificio di Fiavé. E che ci deve far riflettere sulle scelte sbagliate del passato, quando si è puntato più sulla quantità (allevamenti intensivi) che sulla qualità dei prodotti, che oggi si rivela l'unica possibilità di avere qualche chance sul mercato, locale e globale.

Dopo una serie di sopraluoghi nelle Giudicarie esteriori, uno dei temi emersi con forza è proprio quello del rispetto dei limiti da parte degli allevatori fra numero di capi e il territorio disponibile, perché le stalle sono grandi e il territorio è limitato e diviso in mille appezzamenti, spesso lontani dalle stalle. Questa cosa dovrebbe riguardare la possibilità di pascolo degli animali, ma in realtà più che il pascolo (che in Trentino c'è solo per le piccole e medie aziende) la questione investe la deiezione degli animali e la dispersione dei reflui. Cosa che ha generato molti problemi, primo fra tutti quello degli odori.

Ci hanno segnalato che per stare nei limiti previsti per usufruire dei contributi pubblici, alcune aziende avrebbero messo in conto anche territori al di fuori dei confini provinciali e vogliamo capirne di più. In altre parole se esiste la possibilità di regolare questa cosa, che come è facile immaginare porterebbe ad una evidente alterazione dell'equilibrio, visto che nessuno pensa di trasportare i reflui da una regione all'altra, con la conseguenza di caricare un territorio peraltro limitato con quantità insopportabili di stallatico. Lo stesso potremmo dire anche per l'alpeggio, la cui esistenza permette alle aziende di avere coefficienti UBA più larghi, ma che non sempre avviene e comunque per un periodo limitato di tempo.

La conversazione con il dott. Pecile è molto interessante, conosce la situazione e la problematicità. Emerge come il passaggio da un modello fondato sulla quantità ad un altro che invece punta sulla qualità, indirizzo più volte affermato dalla Giunta provinciale e ribadito nel Piano di Sviluppo Rurale della Provincia Autonoma di Trento (PSR) 2007 - 2013, sia tutt'altro che scontato ed indolore, considerato che si ha a che fare con aziende e persone che hanno investito in una direzione e che ora si trovano a dover prendere atto che quel modello va radicalmente messo in discussione. Questo processo di accompagnamento la PAT lo sta facendo, ma come in ogni passaggio fra il vecchio e il nuovo, s'incontrano resistenze, talvolta connivenze, qualcuno prosegue con i grandi insediamenti che nel Bleggio sono stati realizzati anche nella fase più recente.

La cosa non è davvero di poco conto. Noi non possiamo fare le leggi sulla filiera corta e poi dover prendere atto che tale filiera è di scarsa qualità. E' questa un'area tematica che ho assunto in prima persona nell'attività consiliare, con il disegno di legge poi approvato (e ancora in attesa del visto europeo) sulle filiere di prossimità e l'educazione al consumo, con quello sui "fondi rurali" (il cui iter è in corso), con la legge sull'economia solidale (da parte del gruppo del PD del Trentino e dell'UPT). Ora l'intenzione è quella di mettere un po' d'ordine su questa tematica e quindi, dopo l'incontro di stamane, decidiamo con Michele Ghezzer (che nel gruppo consiliare sta seguendo con me questo insieme di temi legati all'agroalimentare) di approfondire e seguire ulteriormente la materia, vedremo se con un ordine del giorno nella prossima finanziaria o con un disegno di legge vero e proprio.

Il tema della qualità non riguarda solo il comparto zootecnico. E' la chiave per stare nei processi globali, tant'è vero che un analogo ragionamento lo potremmo fare per l'agricoltura e per il settore vitivinicolo in particolare. Le vicende di queste ore che investono il presidente della Cantina sociale Mezzacorona Rizzoli e la sua cantina privata in Sicilia, la crisi della Cantina sociale di Nomi, la situazione di grave difficoltà in cui si trova la Cantina LaVis, sono solo le punte di un iceberg che deve farci riflettere sul gigantismo, su una cooperazione che - pagando più del dovuto - ha talvolta indotto i produttori alla mediocrità, sul fatto che la differenza oggi la fanno lo studio, l'innovazione, l'ingegno, la dedizione, la capacità di mettersi in relazione, di costruire un legame virtuoso fra i luoghi e i flussi.

Poco dopo le 13.00 sono nell'aula del Consiglio Regionale. Rimarrà vuota fino a settembre ma oggi, ad aspettarmi con Mauro Larentis c'è un folto gruppo di anziani di Mori. Sarà un incontro molto intenso, ve ne parlerò nel diario di domani. Poi vedo Mauro Cereghini, compagno di scrittura, di impegno balcanico e amico. Parliamo del prossimo viaggio in Kosovo e di cooperazione. Di seguito incontro l'assessora Lia Giovanazzi Beltrami, voglio presentarle in anteprima il percorso di "Cittadinanza Euromediterranea" e provare a connettere le iniziative della PAT e quelle del Forum che possono rientrare in questo orizzonte. Per evitare sovrapposizioni ma anche di procedere con attività estemporanee come l'organizzazione di eventi che con lo slogan di Aldo Capitini "Se vuoi la pace, prepara la pace" non hanno proprio niente a che fare. Mi riferisco, tanto per essere chiari, alle iniziative che la Provincia ha promosso in questi mesi invitando in Trentino "grandi testimoni" di un tempo che non esiste più e di pensieri che la storia ha giustamente messo in soffitta. "El pueblo non sta unido" e quanto al "jamas sera vencido" ci sarebbe molto da discutere.

 

 

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