"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

29/07/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
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Partenza di buon mattino per Milano, dove alle 11.00 è previsto il momento costitutivo di una nuova associazione nazionale per la cultura e la pace in Medio Oriente. Si chiamerà "Mezzaluna fertile del Mediterraneo". L'idea nasce attorno all'appello che venne lanciato nel gennaio 2009 mentre l'esercito israeliano assediava la striscia di Gaza e che vedeva come primi firmatari Moni Ovadia e Ali Rashid. Quell'appello aveva in sé qualcosa di diverso, diceva in buona sostanza che alle nuove guerre che si accaniscono contro i luoghi e i simboli della cultura e del dialogo la risposta è proprio la cultura e il dialogo. Insomma, all'imbarbarimento si deve rispondere con il racconto delle storie che si sono intrecciate in quel pezzo di mare e di terra che un tempo veniva chiamato "fertile crescent", mezzaluna fertile. Il racconto della fertilità, che vorremmo contrapporre alle pietre, alla terra privata dell'acqua, ai fiumi prosciugati, ai villaggi distrutti e alle macerie ricoperte di pini che non centrano nulla.

A quell'appello avevano risposto in migliaia. Ci siamo chiesti come avremmo potuto dare continuità e senso a quelle parole. Così, qualche mese fa, alla Cascina Cuccagna sempre a Milano, si sono incontrati una ventina di amici, per capire se quelle parole potevano tradursi in un progetto associativo.

Ed ora eccoci qui, con Ali Rashid e Moni Ovadia, per dar vita a "Mezzaluna fertile del Mediterraneo". Non vedevo Ali dalla sventura dell'infarto, per fortuna preso in tempo senza lasciare tracce apparenti se non che la sua figura si è fatta più esile e ai miei occhi più indifesa. L'abbraccio fra noi è quello di fratelli che si rivedono dopo uno scampato pericolo. Anche Moni ha l'aria stanca, dall'ultima volta che ci siamo visti qui a Milano si è lasciato dietro venti chili. Nello studio dell'amico Rino Messina, alla faccia delle difficoltà della vita e di una realtà fatta di rappresentazioni mediatiche piuttosto che di pensiero, decidiamo di fondare qualcosa di nuovo.

Non un'associazione pro-palestinese o pro-israeliana, ma un'associazione che ha a cuore l'incontro e il dialogo delle genti che di quella fertilità sono il prodotto lungo la storia. E che guarda a quella storia come alla nostra storia, a quel Mediterraneo che ne è stato la culla, a quel mare che dell'attraversamento delle culture e dei saperi è stato testimone.

Approfitto dell'incontro con Ali per farlo partecipe del programma annuale del Forum sulla "cittadinanza euromediterranea". Lui sarà in Palestina nelle prossime settimane e gli chiedo di farsi portavoce degli inviti che abbiamo previsto, primo fra tutti quello di Wajeeh Nuseibeh, Custode del Santo Sepolcro e simbolo del concetto di terzietà considerato che la sua famiglia, palestinese e musulmana, è da trecento anni la tutrice del luogo più importante al mondo della cristianità. Anche questo è il Mediterraneo. Con Ali e Moni parliamo del comune amico Gabriel Mandel, che un mese fa ha lasciato questo mondo. Un uomo dalla cultura sterminata, studioso ed interprete del sufismo in Italia e lungo i suoi straordinari intrecci di vita e di passaggio. Gli dedicheremo una serata di ricordo a Sanzeno, dove ci siamo conosciuti lo scorso anno e dove insieme parlammo dell'Editto di Blagaj, una delle più antiche carte di tolleranza religiosa nel tempo in cui si cacciavano i musulmani e gli ebrei sefarditi dalla Spagna.

Con Moni parliamo anche di Osip Emilyevich Mandelstam, un ebreo polacco cresciuto a San Pietroburgo, poeta e viaggiatore che nel 1930 attraversa il Caucaso dall'Abkhazia all'Armenia. Percorre la regione nella quale gli Argonauti, aiutati da Medea, si erano impadroniti del vello d'oro. Arriva alle pendici dell'Ararat, culla della civiltà secondo una leggenda persiana, monte che custodisce il segreto dell'Arca secondo gli esegeti delle Sacre Scritture. Finirà la sua vita nel gulag staliniano. Osservatorio Balcani e Caucaso ha proposto la realizzazione di un film dedicato a quel viaggio di Mandelstam alla ricerca delle radici profonde dell'identità europea ed il protagonista di questo moderno viaggiatore sulle tracce della storia si è proposto sia proprio Moni Ovadia. Un film non è uno scherzo, dobbiamo mettere insieme tutti i tasselli, non solo l'idea. Quella c'è, ci ha lavorato in questi mesi Andrea Rossini andando a vedere luoghi e situazioni di un mondo oggi più lacerato che mai, ed è di grande fascino.

Leggiamo insieme lo Statuto di "Mezzaluna fertile del Mediterraneo", lo approviamo, firmiamo e così inizia una nuova avventura. Chissà dove ci porterà.

Prima di metterci sulla strada del ritorno andiamo a prendere qualcosa insieme sotto lo studio di Rino. Il centro di Milano, nei pressi della stazione, dà ancora quell'immagine di sé forgiata negli anni '80. Giovani vestiti da manager, signore e signori abbronzati, un mondo finto dove tutti sembrano al top. In realtà questa città mi appare vuota. Com'è lontana la Milano del "Ti te sé no" o della "Banda dell'ortica" di cui ci ha raccontato Enzo Jannacci, dei Gufi, di Dario Fo, della Vanoni. Del "Piccolo Teatro" e di Strehler. Della classe operaia e dei Consigli di fabbrica. La capitale economica dell'Italia non butta granché, non ha più alcuna spinta propulsiva.

La giornata finirà a Madrano, vicino a Pergine Valsugana, con la storia di Mirijana. Della quale vi parlerò domani.

 

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