"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
In effetti vedere le immagini di Campolongo dopo l'alluvione della notte di Ferragosto è impressionante e pensare che un innocuo corso d'acqua come il torrente Molinara possa diventare una marea di fango ci dovrebbe far riflettere su tante cose: su come sta cambiando il clima e sull'intensità delle precipitazioni, sulla delicatezza dell'ambiente montano e sugli effetti dell'eccessiva antropizzazione, sulla superficialità con cui si individuano le aree di espansione urbanistica e sulle seconde case, e così via.
In questi giorni di frequentazione della Valle dei Mocheni, ho visto anche lì gli effetti di quelle intense giornate di pioggia che hanno spazzato via in poche ore il laghetto di Canezza, ritornato com'era un tempo, ovvero un tratto del torrente Fersina, e le numerose frane che hanno investito la valle che pure è una delle meno antropizzate del Trentino.
Immagino che a tutto questo si riferisse Gianni. E alla necessità di riflettere sulla nostra incapacità di riprendere ad ascoltare la natura.
Ma c'è un'altra cosa che mi ha fatto pensare e di cui volevo parlare: la reazione delle persone colpite dall'alluvione. La Provincia deve pagare i danni. Ci sono i soldi per gli orsi? E allora devono esserci anche per le case danneggiate o compromesse nell'alluvione.
Ora, chiedere aiuto alla comunità trentina e alle sue istituzioni credo sia naturale e comprensibile. L'intervento della Protezione civile è stato puntuale ed efficiente, tanto da avvenire in tempo reale, mettendo in salvo tutti gli abitanti della zona ed evitando conseguenze ancora più gravi. Inoltre la legislazione provinciale già prevede interventi finanziari nei casi di calamità naturali, diversificati a seconda se i danni riguardano la prima casa, le attività economiche o la seconda casa. Ed è quello che i funzionari della PAT accorsi sul posto hanno da subito garantito alle persone evacuate.
Apriti cielo. E' dovuto intervenire in prima persona il presidente Dellai promettendo di attivare misure straordinarie. E ancora non basta, perché la richiesta è quella della copertura del 100% dei danni.
Tutto questo avviene in un paese dove (a L'Aquila e in Abruzzo) la gente vive da un anno e passa nelle baracche. In altre regioni le frane sono all'ordine del giorno e il dissesto idrogeologico ha investito interi centri abitati e nessuno ha ricevuto alcun indennizzo se non qualche alloggio di fortuna. Le immagini che in questi stessi giorni ci arrivano dal Pakistan descrivono un paese immenso sott'acqua e la gente chiede un po' di acqua pulita per non morire di colera. Gli incendi in Russia hanno investito un'area geografica grande dieci volte l'Italia, spazzando via case, raccolti, vite.
Posso dirlo? Non sono d'accordo. Anche qui, capiamoci. Se c'è la possibilità di intervenire per alleviare la sofferenza delle persone e coprire i danni o una parte cospicua degli stessi, s'intervenga, sapendo che questi sono denari di tutti e di ciascuno.
Ma è il tono che risulta insopportabile. Come se tutto fosse dovuto. Si tirano in ballo gli orsi, ma - diciamoci la verità - avrebbero potuto essere gli zingari o gli immigrati. E' che con gli orsi non si corre nemmeno il rischio di passare per razzisti.
Mi sembra emergere una crepa preoccupante anche nella nostra comunità: il venir meno dell'etica della responsabilità. Quel "farsi carico" che ha fatto diverso il Trentino nella sua storia. E questo, caro Gianni, mi preoccupa più ancora degli effetti di un clima impazzito.
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