"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

24/08/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
28 giugno 1914, l\'ettentato di Sarajevo
Incontri e riunioni cominciano a tamburo battente. Al mattino il primo appuntamento è all'assessorato all'Istruzione. Ci vediamo per l'elaborazione della nuova convenzione sul Centro Millevoci, presenti oltre alla PAT e al Forum, i rappresentanti del Consorzio trentino dei Comuni, del Comune di Trento, del Centro di formazione alla solidarietà internazionale e dell'Iprase. Chiariti gli obiettivi di fondo con la Provincia mi  pare che anche la definizione della convenzione risulti più fluida. L'obiettivo è di passare dall'integrazione alla cittadinanza, ponendo quest'ultima quale orizzonte della nuova fase di "Millevoci", in tutte le sue implicazioni sul piano della conoscenza, della formazione, del rapporto con le comunità locali e con tutti gli attori del mondo scolastico. E, a partire da questo, definire un ruolo attivo di tutti i partner firmatari. Entro l'anno dovremmo essere in grado di siglare il nuovo accordo.

A mezzogiorno mi vedo con Luisa Chiodi, direttrice di Osservatorio Balcani e Caucaso. Il prossimo 27 novembre festeggeremo i dieci anni di OBC. In quest'arco di tempo se n'è fatta di strada. Penso per un attimo a quell'incontro con Tonino Perna nel quartiere della Giudecca a Venezia. Erano i primi giorni di giugno del 1999. C'era ancora l'eco dei bombardamenti della Nato su quel che rimaneva della vecchia Jugoslavia e ci riunimmo nei "Cantieri di pace" senza trovare però l'approccio che ritenevamo necessario. Perché ancora una volta si stava riproducendo un approccio emergenziale verso i Balcani. Decidemmo in quel frangente di imboccare un'altra strada e il fatto che oggi OBC sia il più importante centro di informazione e ricerca sulla regione balcanica (ed ora anche caucasica) esistente in Europa, mi dà in un certo modo la misura del senso più nobile dell'agire umano.

OBC rappresenta una delle maggiori eccellenze del nostro territorio, anche se spesso chi non si occupa di quel contesto nemmeno sa della sua esistenza. Non è ovviamente così per le migliaia di persone (oltre centocinquantamila) che ogni giorno hanno a che fare con i materiali del sito web dell'Osservatorio, per i suoi lettori, per chi beneficia dei suoi servizi tanto nel mondo dell'informazione che in quello universitario. Oppure nella diplomazia internazionale. Non vi dico che soddisfazione provai in occasione di un incontro con l'ambasciatore italiano a Sarajevo, sentire da quest'ultimo che il suo primo impegno giornaliero era quello di entrare nel sito di OBC. O ascoltare dalla voce di un giornalista come Ennio Remondino (in occasione di una sua recente visita a Trento) il fatto di essersi sentito accompagnare in questi anni tanto così complessi da una fonte inesauribile di informazioni qual è stata Osservatorio.

Ma è in grado la politica di valutare e di far tesoro degli sguardi e delle interdipendenze che queste eccellenze sanno realizzare? Quando invece ci si affanna a rincorrere le emergenze, nell'incapacità di elaborare i conflitti e di imparare dalle vicende della storia... Perché mai dovremmo occuparci di Balcani quando non sappiamo nemmeno vedere che il Novecento è iniziato e si è concluso a Sarajevo... Perché mai avere attenzione a questa regione quando non siamo in grado di cogliere che l'Europa si fa o si disfa nei Balcani... Come potremmo valutare a pieno l'interesse di quel che accade in questa parte di Europa se non sappiamo cogliere che lo scontro di civiltà che si vuole fra oriente e occidente passa proprio lungo questa faglia nel cuore del vecchio continente... Come non vedere che la post modernità ha avuto qui, nelle guerre balcaniche degli anni '90, il suo luogo di battesimo...

Di questo e d'altro parlo con Luisa, delle iniziative del decennale, del film sull'Armenia e sulla figura di Osip Mandel'stam, poeta ed animo inquieto di un novecento europeo di cui non c'è traccia nella memoria collettiva, che si è proposto a Moni Ovadia... e di tante altre cose ancora.

Ritorno in ufficio, al gruppo consiliare, dove mi metto ad analizzare la proposta della giunta sull'acqua e a scrivere il pezzo che nei prossimi giorni uscirà sul Corriere del Trentino. Una proposta che ritengo al di sotto della necessità perché la sfida sull'acqua non è diversa dalla partita energetica o di quella sulla scuola, temi sui quali l'autonomia ci ha permesso di avere un profilo in cui la nostra diversità è emersa anche se talvolta senza essere compresa fino in fondo. Leggendo il testo ho l'impressione che in realtà non se ne abbia piena consapevolezza, con la conseguenza di delegare ai tecnici di trovare una soluzione in grado di muoversi nelle pieghe della nuova legislazione nazionale, dimenticando che un milione e mezzo di cittadini hanno giustamente chiesto di abrogarla. Ai primi di settembre, si riunirà la maggioranza consiliare per discuterne. Sarà l'occasione per cercare un profilo diverso. Ma intanto credo sia giusto parlarne apertamente.
 

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