"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

31/08/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
pane
Mattinata dedicata al Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. La grande parte della nostra comunità non sa nemmeno che fra le sue istituzioni ce n'è una che si chiama così, voluta nell'ormai lontano 1991 da un Consiglio Provinciale che con legge l'ha istituita. Ma le leggi non valgono un fico secco se non diventano cultura diffusa ed agita. Nel 2011 saranno vent'anni, interrogarsi è d'obbligo. Non so dire se si riuscirà a far uscire la pace dalla banalizzazione "buonista" in cui è finita, ma ci proveremo. Almeno ci stiamo provando.

Per far questo, una delle strade è quella di far incontrare la pace nei luoghi più impensati, fuori dai rituali della retorica ma anche del pacifismo. So bene che, in questo intento, incontreremo resistenze, conservatorismi e ci troveremo a provare le incursioni più spericolate. Ma è esattamente quello per cui un anno e qualche mese fa ho proposto la mia candidatura alla presidenza del Forum. Rompere lo schema della riserva, far osare la pace nei territori della normalità, nella consapevolezza - come c'insegna Hillman - che tale normalità è la guerra.

Per questo oggi vediamo di buon ora il direttore dell'Aspan, l'associazione dei panificatori del Trentino. Il pane è simbolo di tante cose, in ogni tradizione, sotto ogni latitudine. Fra i saperi delle terre bagnate dal Mediterraneo, il pane è una storia che accomuna, che racconta, che custodisce. Vorremmo che il 15 e il 16 ottobre prossimi, quando con Predrag Matvejevic presenteremo il suo ultimo libro "Pane nostro", nelle piazze come nelle botteghe questo messaggio entrasse nei cuori e nelle menti di ogni persona. Perché ciascuno di noi è come il pane, frutto dell'incontro di tante storie e vicende.

Incursioni non facili, s'intende. Anche il pane è oggetto di banalizzazione e per questo talvolta diventa immangiabile. Ma mi piace l'idea di non lasciare nulla di intentato... e poi amare e fare bene il proprio lavoro è condizione per migliorare la nostra stessa comunità.

Raccogliamo così la sfida che nel corso degli anni è stata del "Gioco degli specchi", esperienza cresciuta nel tempo proprio a partire dalla necessità di interrogarsi su quel che siamo, di ri-specchiarsi nelle storie e nelle identità degli altri. O della "Mimosa", donne di Gardolo che dell'arte del pane hanno fatto lo strumento per ri-conoscersi.

Ne parliamo in fine mattinata con Maria Rosa Mura che del "Gioco degli specchi" è stata per tanti anni l'anima. In realtà, attraversiamo insieme un po' di tutto il programma di "Cittadinanza euromediterranea", ed è come dare la stura ad una cascata di idee, difficili da contenere in un pur ampio contenitore grande un anno e passa.

Gli appuntamenti (e gli argomenti) della giornata s'intrecciano. Dal software libero su cui studiamo un intervento legislativo al nuovo teatro di Pergine, rispetto al quale le perplessità prevalgono di gran lunga sulle opportunità che una tale realizzazione comporterebbe. Temi che riprenderemo nei prossimi giorni. Ma mi fermo qui, preferendo pensare che il diario di quest'ultimo giorno di agosto sia dedicato proprio al "pane nostro".
 

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