"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

02/09/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
Trento, alluvione 1966. Foto di Mario Albertini
Non amo la rincorsa alle emergenze, ma è ancor più amaro dover prendere atto di come la solidarietà discrimini in base alla religione, alle caratteristiche del paese colpito o, ancora peggio, a quanto una tragedia buchi o meno lo schermo. E sotto questo profilo il Pakistan non è nelle corde del buon cuore dell'occidente.

Le dichiarazioni del Segretario generale delle nazioni Unite Ban Ki-moon ci dicono che siamo al di sotto di un quarto di quel che servirebbe per evitare una catastrofe umanitaria. Ma né i governi, né l'opinione pubblica, né l'informazione sembrano più di tanto sensibili all'appello.

Le poche immagini che ci arrivano dall'Asia mostrano campi e case spazzati via dell'acqua, lunghe code di profughi, centri di raccolta che aspettano aiuti che stentano ad arrivare.

Proviamo a mettere in moto la comunità trentina. Ne parlo con Fabio Pipinato, direttore di Unimondo, con Mario Raffaelli che in quanto presidente di Amref Italia (African Medical and Research Foundation) è fra gli 11 promotori di "Agire", il più grande coordinamento di Ong impegnate nelle emergenze, con il presidente Lorenzo Dellai e con l'assessore Lia Giovanazzi Beltrami, con l'obiettivo di attivare una forte iniziativa da parte della nostra comunità.

L'acqua nella sua furia devastatrice non è che il simbolo di un clima "fuori dai gangheri" per usare l'espressione dell'amico Gianfranco Bettin. Ed è sempre l'acqua (quella pulita) quel che le vittime dell'alluvione chiedono a gran voce, visto che le principali patologie derivano dall'ingestione di acqua insalubre.

E ancora l'acqua, del mare questa volta, il punto forse più vulnerabile di un modello di sviluppo che non riesce ad uscire dalla dipendenza dal petrolio, per la cui estrazione si traforano i fondi marini con le conseguenze che ben sappiamo e che, come dimostra il nuovo allarme, sono destinate a ripetersi.

Bene comune, l'acqua. Prezioso. Forse troppo, visto che è nelle mire della multinazionali per una sua sempre più diffusa privatizzazione. Propongo dunque che il nostro agire possa partire proprio da qui, dall'acqua, da un territorio che ne è ricco e che prova a mettersi in gioco in questa emergenza attraverso un intervento per l'installazione di piccoli impianti famigliari per la depurazione dell'acqua. L'assessore Giovanazzi Beltrami mi dice che è già stata sperimentata ad Haiti con positivi risultati. L'idea è una grande campagna capace di toccare ogni angolo del Trentino, sulla cui articolazione abbiamo già molte proposte di forte impatto di cui parleremo già lunedì prossimo.

E stranezza vuole che proprio lunedì prossimo, in una apposita riunione della maggioranza in Consiglio provinciale, parleremo anche del DDL della Giunta sulla gestione dell'acqua. Sull'una e l'altra cosa inizio a buttar giù qualche proposta. E mi piace pensare che le due cose siano strettamente intrecciate fra loro.

'Etta abba chelu chi cust'annu semus sididos
'etta abba ei amus a ballare che indianos
'etta abba frisca commo
'etta abba chelu.

Getta acqua, cielo che quest'anno siamo assetati
getta acqua e balleremo come indiani
getta acqua fresca, adesso
getta acqua, cielo.

'Etta abba chelu
(Getta acqua cielo)
Tazenda
 

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