"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

03/09/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
antica osteria da Miro
Ho appuntamento di primo mattino con Lucia Maestri, assessore alla cultura del Comune di Trento. L'oggetto dell'incontro è l'itinerario "Cittadinanza Euromediterranea", ma in realtà è l'occasione per un confronto a tutto campo su quel che butta la politica, sugli scenari autunnali, sul PD e sulle nostre insofferenze verso un partito che vorremmo diverso. Entrambi abbiamo un sacco di cose da fare, ma quando esco dal suo ufficio sono ormai le 10.30 passate.

Chiamo Luca Zeni, il nostro giovane capogruppo in Consiglio Provinciale, per condividere con lui l'interrogazione sul nuovo teatro che dovrebbe sorgere a Pergine Valsugana, a due passi dalle scuole superiori e dall'ex manicomio che pure rappresenta uno dei più importanti luoghi della memoria della città. Mi risponde da Dubrovnik, l'antica Ragusa che dell'Adriatico costituiva (e costituisce) una delle perle più affascinanti, dove è in attesa di imbarcarsi per il viaggio di ritorno verso l'Italia.

Uno scambio di opinioni incrociando il sentire di Marina Taffara e del circolo PD, qualche piccolo aggiustamento e poi parliamo d'altro, quasi il richiamo della foresta avesse il sopravvento. Ed effettivamente la nostalgia per quei luoghi si fa sentire. Tanto che dopo un po' lo richiamo per consigliargli una locanda in un paesino lì nei pressi. Lo stesso sentimento che mi prenderà nel pomeriggio quando un'altra amica, vittima del contagio balcanico durante un mio corso di formazione, mi chiama da Bogutovac, villaggio della profonda Serbia dove, nell'osteria da Miro, gli mostrano una mia foto con loro. La cosa forse più importante della cooperazione di comunità sono proprio le tracce profonde, le amicizie, le relazioni vere che in genere la cooperazione degli internazionali "chiacchiere e distintivo" si guarda bene dal mettere in campo.

Sento Anita Rossi, amica perginese che fa parte del comitato che ha raccolto le firme per fermare la realizzazione del nuovo teatro, per informarla sulla presentazione dell'interrogazione, notizia che in breve farà il giro di Pergine, tant'è vero che in serata mi chiama pure il corrispondente locale de L'Adige per chiedermi conferma della cosa.

Mi chiama anche un giovane giornalista del Trentino per chiedermi che cosa penso di questa triste vicenda di Francesco Vicentini, il cui corpo è stato rinvenuto mummificato nella sua casa di Cadine, il mio stesso borgo,  dopo che era scomparso da almeno una ventina d'anni. Penso che la solitudine sia la cifra di questo tempo, che le persone siano sole anche quando in mezzo a tante altre, anche nelle famiglie, anche in piccole comunità dove l'anonimato non è di casa. Penso che a questo abbia contribuito anche il venir meno delle identità sociali di un tempo, quando il lavoro e le ideologie erano motivo di appartenenza. Penso alle porte blindate, alla paura verso gli altri, alle piccole invidie e meschinità di cui si nutrono tante persone. E mi rassereno nel pensare la porta sempre aperta di casa mia.

 

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