"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

07/09/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
nuovi cittadini, foto di Romano Magrone
Il mattino si presenta con il vestito autunnale. Accendo il fuoco nella cucina a legna e mi metto a lavorare, fra cose che ho da scrivere e materiale da studiare. Giovedì inizia il lavoro della terza commissione legislativa provinciale sui DDL relativi alle emissioni industriali (leggi acciaieria di Borgo Valsugana) e a seguire si riunisce pure la seconda commissione, dove inizierà l'iter del DDL sui Fondi rustici di cui sono primo firmatario.

Mentre lavoro al computer mi chiama Erman Bona, direttore del Consorzio Vini del Trentino, che ogni tanto s'invita a pranzo. Per la verità è un po' che non accade e allora cambio i miei programmi e gli propongo due tagliatelle ai porcini. Erman è uno strano amico, le nostre idee sulle cose del mondo (e non solo) sono molto diverse, ma fra noi c'è un'empatia che non so descrivere. Ricordo di averlo portato in Bosnia Erzegovina qualche anno fa, in rappresentanza della Federazione delle Cooperative. Presidente era ancora Pierluigi Angeli del quale ricordo lo sguardo sornione nell'avermi messo appresso un mastino, democristiano doc quando la DC era già finita da tempo. Dei Balcani, Erman, non capiva un accidente, solo qualche stereotipo come spesso accade. Ma il valore di quel che provavamo ad avviare lo avvertiva e la stima per il nostro lavoro non poteva mancare. Non ne venne fuori granché, anche perché io non ero "dei loro" e in quel mondo, allora come oggi, se non hai il pedigree giusto, tutto diventa più difficile.

Oggi non possiamo che parlare delle difficoltà in cui si dibatte la cooperazione trentina ed il mondo vitivinicolo. Mi interessa il suo punto di vista, anche se prevale in lui un po' il rancore verso chi spara a zero senza farsi minimamente carico di una realtà come quella di una cooperazione oggi sotto il tiro incrociato dei media e della politica. E che spesso, aggiungo io, tende a smarrire la sua missione, accettando le dinamiche del mercato per come sono. Se una cassa rurale si mette a fare la banca, ivi comprese le spericolate incursioni finanziarie nel mondo dei bond o dei titoli derivati, finisce con il perdere di vista quel che poi dovrebbe fare la differenza, il legame territoriale e l'etica di un economia responsabile.

Devo dire che anche a me non va il tono di chi spara nel mucchio, magari dopo aver beneficiato di lauti contributi o di pressoché totali agevolazioni fiscali, ma non c'è dubbio che quel che rappresenta uno dei pilastri della diversità trentina in questi anni ha investito ben poco sulle idee, sulla formazione, sulla capacità di sguardo critico verso il proprio stesso mondo.

Nel primo pomeriggio passo al Gruppo consiliare, controllo la corrispondenza, riordino le cartelle secondo un criterio di priorità, sento il vicepresidente Pacher sul tema dell'acqua.

Dedico quel che resta del pomeriggio all'attività del Forum. Vedo le persone dello staff con le quali ci aggiorniamo sulle nostre attività, incontriamo i rappresentanti della Rete Radie Resch sul programma "Cittadinanza Euromediterranea" e ne escono nuove e interessanti declinazioni. Poi scrivo al Presidente del Consiglio Provinciale per proporgli di promuovere nel maggio prossimo un viaggio studio dei consiglieri provinciali a Ventotene, in occasione del settantennale del Manifesto di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi sul federalismo europeo.

Infine al quale propongo di collaborare con il programma "euromed" per quanto riguarda lo sguardo sul vicino oriente. Ci si conosce fin dai tempi di Shangrillà, forse la prima associazione interetnica costruita in questa terra, la cui esperienza finì malamente fra carte bollate e qualche graffio. Oggi, di fronte alle tante associazioni chiuse nella rappresentazione della propria diaspora nazionale, la mancanza di una riflessione trasversale e di un'agire conseguente si avverte, eccome. Ma anche questo è segno dei tempi.

 

 

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