"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

16/09/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
tien an men
Ho parlato ampiamente nella "Lettera agli amici 3" della difficoltà che oggi segna la politica nella capacità di leggere il presente. E di come questo si traduca nel rincorrere gli avvenimenti, senza una visione progettuale in grado di dettare l'agenda anziché subirla. Alla carenza di visione corrisponde una progressiva degenerazione delle forme della politica, per cui sempre più frequentemente sono i destini individuali a condizionarne le scelte, con quel che significa nella formazione dei gruppi dirigenti o delle candidature.

Questi malanni di cui soffre la politica riguardano anche il PD. Sul piano nazionale, ma anche su quello locale. Walter Veltroni dice a chiare lettere che "manca una visione" ed ha ragione. Ma il suo orizzonte non sembra poi tanto diverso da quello dell'attuale leadership e i documenti congressuali lo testimoniavano. Perché il problema non è quello di tirare fuori dal cappello qualche invenzione o una parola d'ordine più efficace delle altre. E' che il mondo è cambiato e continuiamo a leggerlo con le categorie di prima. Insomma, siamo ancora profondamente immersi nel Novecento. Il PD è nato per esprimere una nuova visione, un cambio di paradigma che però non c'è stato. In compenso i destini personali sono invece piuttosto chiari. E su questi si costruisce una geografia interna parossistica, che con la politica non ha sostanzialmente nulla a che vedere.

Il PD del Trentino non è poi tanto diverso. Le culture che vi sono confluite faticano a costruire sintesi nuove, le vecchie appartenenze ancora ne segnano la vita. Stenta ad emergere un gruppo dirigente all'altezza del primo partito del Trentino. Nei circoli si preferisce la discussione sulle regole e sulle candidature (c'è sempre una scadenza elettorale di mezzo) piuttosto che nel merito dei temi che segnano il nostro presente. Il gruppo consiliare è un'insieme di individualità, non un collettivo.

Nel dire queste cose non voglio puntare il dito contro nessuno. Questo è anche il mio partito, sia chiaro. Ne avverto l'inadeguatezza, semplicemente. Lo vorrei diverso, capace di pulsare con il nostro tempo. In questo quadro, credo che il percorso di sperimentazione politica originale non si debba fermare.

Lo scarto di pensiero di cui c'è bisogno non avviene per miracolo. Va plasmata una nuova narrazione, occorre un adeguato programma di formazione ed una capacità di presidiare i temi con uno sguardo insieme globale e locale. Il che richiede un investimento di risorse ed uno spazio adeguati, spesso stridenti con i tempi della politica e le sue ritualità.  

Ne parlo con Alberto Pacher, ci troviamo sostanzialmente d'accordo nella necessità di provare ad indicare un'agenda tematica da porre all'attenzione del corpo del partito ed in particolare dei circoli.

Ed è proprio la necessità di un cambio di paradigma il tema che affronto con un folto gruppo di giovani (e anche qualche meno giovane, per la verità) al Centro di formazione alla solidarietà internazionale. Il titolo della mia lezione recita "Dall'aiuto umanitario alla cooperazione fra comunità", ma è l'occasione per spaziare a 360° su un mondo che, nell'interdipendenza, non può più essere osservato con le lenti del passato. Per quattro ore una trentina di persone mi stanno ad ascoltare e mi pongono domande a raffica. Avverto che le cose che dico aprono finestre prima sconosciute ed alla fine in molti mi chiedono di proseguire questa conversazione, chi nell'approssimarsi al servizio civile nei Balcani, altri nel loro avvicinarsi all'impegno associazionistico, altri ancora acquistando "Darsi il tempo". Un gruppo di ragazzi mi chiede di fare un viaggio con loro, chissà che non ci si possa trovare per un caffè a Mostar.

Il tempo di salutare Silvia Nejrotti che non vedo da qualche mese e poi alla riunione della Commissione Ambiente del PD del Trentino. Parliamo di acqua, biodigestori, energia e futuro della Valsugana. Temi veri, il confronto è utile e costruttivo. E spazia anche oltre. Quando finiamo è notte.

 

 

0 commenti all'articolo - torna indietro

il tuo nick name*
url la tua email (non verrà pubblicata)*

Link ad altri siti

  • link al sito Sifr - la solitudine della politica
  • osservatorio balcani
  • viaggiare i Balcani
  • link al sito Forum trentino per la pace e i diritti umani
  • Sito nazionale della associazione Sloow Food
  • link al sito dislivelli.eu
  • link al sito volerelaluna.it
  • ambiente trentino
  • pontidivista
  • Sito ufficiale della Comunità Europea