"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

24/09/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
Trento, manifestazione del Forum contro la pena di morte

Inizia Educa, la kermesse roveretana sull'educazione giunta alla sua terza edizione. Un appuntamento ormai nazionale, quest'anno dedicato ad un tema di grande profilo come si evince dal titolo: "Generazioni". Più di quaranta eventi, dedicati alle parole, alle azioni e alle emozioni. Quattro giorni intensissimi ai quali porto anch'io un piccolo contributo nel seminario intitolato "Rivenire al mondo dopo una guerra". Un centinaio di ragazzi ed i loro insegnanti sono qui per ascoltare la voce di Elena Patoner, di Fabrizio Bettini e la mia. Si parla di Burundi, di Kosovo, di Medio Oriente, di guerra e di dopoguerra. Dopo le testimonianze di Elena e Fabrizio, volontari in terre di conflitto violento, provo a parlare del valore di prendersi la distanza necessaria per mettere a fuoco un presente sempre più interdipendente, il valore della cooperazione non tanto per aiutare qualcuno ma per aiutare se stessi a stare al mondo, per comprendere le connessioni, per capire che la guerra non è una stranezza ma la normalità e che se vogliamo evitarla dobbiamo prenderla per mano, elaborarla, comprenderne i suoi lati inconfessabili.

Non so quanto le nostre parole entrino nel cuore e nella mente di queste giovani persone, ma certamente non sono la solita banale tiritera dei buoni e dei cattivi. Indagare sulla banalità del male. Indagare non solo sulla colpa criminale, ma anche su quella politica e morale, delle milioni di persone che hanno sostenuto le dittature del Novecento, di chi poteva fare qualcosa per impedire quel che è avvenuto e non ha alzato un dito o ha finto di non vedere. Indagare il criminale che alberga in ciascuno di noi, a partire dal racconto di giovani soldati diventati criminali per caso, per paura o per vendetta.

I ragazzi sono molto attenti, in diversi prendono appunti. Tommaso, rappresentante della Consulta degli studenti, è molto contento delle cose che abbiamo raccontato e mi chiede perché non promuovere nelle classi dei momenti formativi su questi temi. Mi chiedo perché la storia debba essere sempre così banalizzata ed incapace di insegnare qualcosa, mi chiedo perché la formazione permanente dei nostri educatori non possa essere più incisiva. E mi chiedo perché la politica ha smesso di analizzare i processi reali, incapace com'è di descrivere il presente.

Finito l'incontro vado nell'aula magna dove si tiene l'incontro degli "amici di Educa" ma gli interventi che mi capita di ascoltare non mi trasmettono nulla. Qualche minuto e poi parto per la provincia di Verona, dove mi attende una riunione del gruppo di lavoro di Viaggiare i Balcani. Siamo a Castelnuovo sul Garda, un proliferare di case a schiera di un turismo senza qualità tant'è che in quel tratto del lago c'è perfino il divieto di balneazione. Basta davvero mettere fuori il naso dal Trentino per rendersi conto di quanto della diversità di quel che abbiamo. Le criticità non mancano nemmeno in Trentino, sia chiaro, ma è davvero tutta un'altra cosa.

L'indomani a Mori, nell'incontro con Giuliana Sgrena nella piazza del borgo lagarino, una giovane ragazza si rivolgerà a Giuliana chiedendole se sa che in Trentino, nonostante si parli tanto di pace, si sta costruendo una grande base militare. Ovviamente non ne può sapere nulla, per due ragioni, anzi tre. Perché l'Italia è piena di caserme, vecchie e nuove, e non mi pare che l'esercito sia stato messo al bando non risultando agli occhi della stragrande maggioranza degli italiani né inutile, né anacronistico. Tanto meno considerano la presenza militare della Nato nel nostro paese qualcosa che andrebbe superato. Così il governo Prodi che nei pochi mesi di intervallo fra un Governo Berlusconi e l'altro ha sfrattato le basi americane alla Maddalena, ha perso le elezioni, in Italia ed anche in Sardegna. Come se non bastasse, dopo di lui anche Soru. In secondo luogo, perché quella che è stata progettata a sud di Trento è appunto una caserma che sostituisce, ridimensionandolo, l'insediamento precedente, visto che si passa da un'area militare di 59 ettari ormai nel cuore della città ad un'area di 29 ha, peraltro non interamente utilizzata. Ed infine perché in realtà non si sa bene nemmeno che fine farà anche questo insediamento, tanto è vero che si sta ipotizzando una nuova rinegoziazione dell'area ed in questo senso abbiamo presentata una mozione in Consiglio Provinciale.

Lo schema è quello di sempre: tanto peggio, tanto meglio. E noi, una manica di traditori. Tutto rientra nello schema, in bianco e nero.

 

 

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