"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

12/07/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
giugno 1975, occupazione del vecchio ospedale Santa Chiara
Mi fa piacere concludere la giornata rivedendo Igor dopo qualche anno. L'ho conosciuto in Bosnia Erzegovina, grosso modo una dozzina di anni fa: un giovane artista di particolare sensibilità che ha trovato una propria strada nelle relazioni internazionali  fra l'espressione artistica e il turismo responsabile. Con Eugenio Berra sono appena tornati da un viaggio ricognitivo lungo il Danubio per verificare le tappe di una possibile proposta di viaggio attraverso l'ecosistema danubiano che verrà messo in programmazione nel 2012 anche attraverso una collaborazione con la rete di Slow food nei Balcani. Un progetto che mi sta molto a cuore e del quale discutiamo nel dopocena nella nostra casa delle Camalghe.

Pensare al turismo come un terreno che ci possa aiutare in una sfida europea, oltre i nazionalismi e oltre le appartenenze, ponendo la conoscenza come terreno per la costruzione della pace e di una nuova cittadinanza, è il senso stesso di un progetto che abbiamo avviato una decina d'anni da e che abbiamo chiamato "Viaggiare i Balcani".

Perché il turismo può essere un veicolo di cultura e di apertura, purché si sia capaci di uscire dalla logica omologante dei centri commerciali, dei villaggi turistici, dei non luoghi. O dell'uso banalizzante della storia. E' questo il significato, oltre all'offesa al buon gusto, della mia nuova interrogazione sull'intitolazione di una pista da sci alla "strafexpedition". Dopo sei mesi dalle assicurazioni venute dall'assessore Mellarini  a fronte della richiesta proveniente da più parti di rivedere la decisione della Carosello Ski, era necessario dare un nuovo scossone per evitare la melma, quel muro di gomma che sull'altipiano abbiamo già conosciuto in ordine all'impatto delle piste da sci ed il collegamento con il Veneto sempre smentito ma concretamente realizzato. Questa volta il messaggio della Giunta è chiaro: dopo aver consultato il Comune e la Società la decisione di rimuovere la discussa denominazione è cosa fatta ed ora si tratta semplicemente di definire una nuova intitolazione alla pista, che propongo sia inerente ad un messaggio di pace.

C'è  un po' di fermento nell'aula consiliare per via delle indiscrezioni sulla candidatura di Margherita Cogo alla presidenza del Muse, il costruendo museo delle scienze nell'area ex Michelin di Trento. Nella riunione del gruppo le dico quel che penso e so di rappresentare un'opinione piuttosto diffusa nel partito ed anche nello stesso gruppo. Anche se non sarebbe la prima volta che esprimo una voce solitaria. Non amo il pettegolezzo giornalistico e quando vengo interpellato dal giornalista del Corriere del Trentino sull'argomento, mi rendo conto che questo è già materia di dominio pubblico: e alla domanda se non ritenga esserci una incompatibilità politica evidentemente non posso sottrarmi dall'esprimere il mio pensiero. La politica deve smetterla di essere rappresentazione dei destini personali di qualcuno, cosa per me davvero insopportabile.

Con quel che accade, con la necessità di mettere in campo idee e progettualità alte per evitare che l'antipolitica (e il disgusto per certa politica) diventino generalizzati, noi dovremmo dedicare il nostro tempo a queste dinamiche? Forse hanno ragione le donne riunitesi a Siena quando evocano uno tsunami verso l'attuale rappresentazione della politica.

A questo penso mentre, conclusi i lavori del Consiglio Provinciale, vado al centro Santa Chiara dove è da poco iniziata la kermesse "Io esisto day". Non è un problema di spazi musicali, è un problema di spazio a tutto tondo verso la piena cittadinanza dei giovani, esclusi dalla nostra generazione che non molla l'osso. Lo dico pensando proprio al luogo dove siamo, quel vecchio ospedale Santa Chiara e quel parco che nel 1975, avevamo vent'anni o poco più, occupammo per due mesi fin quando il Comune non fece un passo indietro sulla destinazione direzionale (la coppia del Centro Europa di via Romagnosi) che vi era prevista.

Mentre passeggio per il parco, gremito nel pomeriggio di famiglie con i loro bambini e poi di giovani che prendono il sole o si baciano, penso con un pizzico di orgoglio che tutto questo è potuto avvenire perché una generazione decise che doveva riprendere nelle sue mani il proprio futuro.

Allora ci prendemmo uno spazio politico, non solo per la musica. E così è bene che avvenga anche oggi, tanto per quanto riguarda i luoghi aggregativi quanto per il bisogno che c'è di rianimare una politica che spesso fatica ad interpretare il presente.

Ne parlo con dei giovani giornalisti qui presenti, che di quel che rappresenti questo spazio nel centro di Trento non hanno assolutamente memoria. E, purtroppo, anche di questo la mia generazione porta una grossa responsabilità: quella di non aver elaborato le vicende degli anni settanta e successivi. L'effetto è che gli anni della più straordinaria partecipazione sono diventati nella coscienza collettiva gli anni di piombo.

E se non c'è sangue in giro (come nelle parole), delle opinioni non sanno che farsene. Che tristezza. E' la stessa sensazione che provo nel leggere i quotidiani del giorno dopo, dove un evento che coinvolge centinaia e forse migliaia di giovani viene descritto non per quello che rappresenta ma per il pregiudizio che se ne ha, per il pettegolezzo, per aridità dello sguardo. Che tristezza.
 

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