"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

03/11/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
burocrazia
Ho piena consapevolezza del fatto che anche le nuove leggi, se non corrispondono ad altrettanti traguardi di cambiamento culturale, rischiano di rimanere sulla carta, inattuate dal conservatorismo degli apparati e dal prevalere di piccoli grandi interessi consolidati. E altrettanto consapevole che nei processi di trasformazione ci sono delle fasi in cui il vecchio e il nuovo convivono, creando situazioni di conflitto in una dialettica fra paese legale e paese reale dove le spinte al cambiamento non sempre vengono dal basso.

Questa considerazione è dovuta alla sensazione che nell'attività del Consiglio Provinciale - che pure risente di un contesto politico generale non certo esaltante - abbiamo a che fare con una inerzialità diffusa, che non riguarda solo quel vasto cimitero di mozioni e ordini del giorno approvati ma "dormienti", quasi fossero contentini piuttosto che impegni istituzionali, ma anche gli atti più rilevanti come le leggi.

Mi riferisco nella fattispecie alla LP 13/2009 sulle filiere corte, provvedimento approvato dal Consiglio Provinciale due anni fa, che prima ha dovuto fare i conti con la Commissione Europea che ne ha modificato alcuni termini (puramente formali) poi recepiti nella scorsa Finanziaria, ed in seguito si è incagliata nell'inerzialità dell'apparato e dell'assessorato competente. Tanto che sono da tempo passati i sei mesi entro i quali si sarebbe dovuto varare il Programma triennale previsto dall'articolo 4 e che costituisce l'architrave di tutto l'impianto legislativo.

Essenzialmente per questa ragione incontro l'assessore all'agricoltura e al turismo Tiziano Mellarini. Ovviamente mi dà piena assicurazione che si sta lavorando, le leggi sono leggi, ma ho l'impressione che fra il volere del legislativo e i programmi dell'esecutivo non sempre vi sia piena sintonia o, quanto meno, lo stesso ordine di priorità. Posso capire che nel governo delle cose questo possa accadere, ma in questo caso si tratta di uno degli atti legislativi più importanti di questa legislatura, che potrebbe aiutarci a fornire risposte all'altezza della situazione delicata in cui versa l'agricoltura. Basterebbero dei piccoli segnali di attenzione, come ad esempio il fatto che l'11 novembre è il giorno di San Martino che la legge istituisce come giornata dell'agricoltura trentina. Sarebbe un segnale che si intende andare nella direzione dell'educazione alimentare, della valorizzazione delle filiere di qualità e del fare sistema sul territorio.

L'agricoltura trentina, uno dei tratti dell'identità economica del nostro territorio, richiede un forte ripensamento. Di questo ne sono più o meno tutti consapevoli e le vicende del latte come del vino sono lì a testimoniarlo. Questo ripensamento si chiama qualità. E la legge di cui parliamo fornisce qualche possibile risposta nel dialogo fra gli attori del territorio, nelle clausole degli appalti pubblici di mense e ristorazione e nell'educazione alimentare. Allora applichiamole che le leggi che approviamo...

Anche su questo si misura la qualità della classe dirigente. Perché ho la sensazione che la situazione che qui descrivo non sia affatto isolata e che fra gli enunciati e le dinamiche decisionali questo conservatorismo degli apparati sia tutt'altro che ininfluente. Si annuncia che il tempo delle nuove strade è finito e che il futuro sarà la mobilità su rotaia, ma poi sul territorio si continuano a rivendicare ingenti finanziamenti per il trasporto su gomma e la politica si accoda. Si assume una riforma importante come quella sulle Comunità di Valle che dovrebbe cambiare radicalmente il rapporto fra la Provincia e il suo territorio attraverso la delega di importanti funzioni, ma poi ci si scontra con la resistenza nel trasferire funzioni e poteri. Si parla di innovazione e di premiare la qualità, ma poi prosegue la logica degli incentivi a pioggia. Si afferma di voler chiudere con la logica del massimo ribasso negli appalti, ma poi tale logica rientra dalla finestra anestetizzando i criteri della qualità grazie a protocolli che la mortificano oltre ogni evidenza (e che evitano di prendersi responsabilità di controllo). C'è consapevolezza che la libertà digitale rappresenti una nuova frontiera, peraltro raccomandata dalle istituzioni europee, ma poi si sbatte il muso contro le ostilità al cambiamento di un apparato che preferisce spendere ingenti somme pubbliche verso il software proprietario.

Ne parlo in serata al Gruppo consiliare del PD del Trentino nel nostro primo incontro sulle linee della Finanziaria 2012. E chiedo di approfondirne l'esame capitolo per capitolo per trovare riscontro fra le linee annunciate (e condivise sul piano politico) e le scelte di bilancio.

Il problema è che in una fase che richiede forte innovazione di pensiero prima ancora che sul piano dell'azione amministrativa, l'inadeguatezza delle classi dirigenti si fa sentire. E mi permetto di dire che non riguarda solo la politica trentina, dove pure la capacità di essere laboratorio originale si è andata in questi anni affievolendo. Riguarda l'economia, la cooperazione, la pubblica amministrazione, la formazione, la stessa società civile.

Occorre uno scossone. E la crisi che ci investe malgrado l'autonomia, può esserne l'occasione.      

 

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