"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

19/12/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
autonomia
Si conclude a mezzanotte passata l'iter della Finanziaria 2012 per la Provincia autonoma di Trento. E' il sesto giorno di discussione, centinaia di votazioni su ordini del giorno, emendamenti, articoli. Il voto finale descrive la geografia politica dell'Assemblea provinciale: 21 favorevoli, 12 contrari, 1 astenuto. All'appello manca un voto della Lega Nord, assente.

Il clima, a chiusura dei lavori, è tutto sommato sereno. La pesantezza della situazione del paese si fa sentire attenuando i toni, almeno con una parte della minoranza. C'è stato un rapporto dialogante con le opposizioni, che pure non hanno rinunciato alla loro visione di un Trentino in preda ai peggiori mali. E la stessa dialettica nella maggioranza, che pure sconta l'incapacità di costruire nuove e più avanzate sintesi culturali, ha saputo smussare gli angoli. Ma questo non significa che la politica sia in buona salute.

Certo, il Trentino sa ancora esprimere una civiltà politica inimmaginabile in altre regioni del nord di questo paese. Come in occasione dell'approvazione dell'ordine del giorno sui diritti di cittadinanza dei bambini nati in Italia da genitori stranieri, proprio nei giorni in cui per le strade della civilissima Firenze un militante di estrema destra sparava addosso ad alcuni giovani senegalesi lasciando sulla strada due morti.

Ma occorre comunque riflettere sul fatto che il confronto nella massima istituzione dell'autonomia non sa esprimere grandi idee di futuro, a riflesso di una crisi della politica e delle classi dirigenti che va presa per mano con serietà.

L'ultima seduta del Consiglio del 2011 si apre con un minuto di silenzio in ricordo di Vaclav Havel, il drammaturgo diventato il simbolo della rivoluzione di velluto in una Praga che pure negli ultimi anni faticava a riconoscere, in preda di un vento antieuropeista che è la negazione del suo stesso passato. Perché se c'è stato un nuovo inizio del processo di costruzione europea, è avvenuto proprio sulle rive della Moldava, in una delle capitali che hanno saputo cambiare, con il dissenso dei loro intellettuali e la resistenza della sua gente, il corso del Novecento.

Mi chiedo perché questi paesi, il nostro compreso, non riescono più ad esprimere personaggi come Havel... Perché il dissenso (nelle sue forme più diverse) non è in grado di produrre pensieri altri? Sono i Renzi o le Serracchiani il massimo che riusciamo ad esprimere? Non me la prendo con loro, ma con una politica e una società civile che non esprimono nulla di davvero significativo. Non è un problema solo italiano, come si può ben comprendere.  

L'aula calda e polverosa della Regione esprime quel che c'è, ma non vorrei che questa fosse intesa come un'attenuante. L'occasione delle dichiarazioni di voto finali vorrebbe rappresentare quasi un tentativo di riscatto, che però dà la cifra di come siamo messi.

 

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