"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

29/10/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
Generazioni
In una bella giornata di sole autunnale inizia a Trento la raccolta di firme per le due proposte di legge di iniziativa popolare relative ai diritti di cittadinanza e a quello di voto nelle elezioni amministrative per gli immigrati che hanno un regolare permesso di soggiorno e che sono residenti in Italia da almeno cinque anni.

A promuovere l'iniziativa sul piano nazionale un folto cartello di associazioni che va dalla Caritas alla Cgil, a testimonianza di un impegno non solo sociale ma anche politico della società civile. In Trentino aderiscono anche il Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani e pure il PD del Trentino si è messo a disposizione con i suoi consiglieri per la raccolta e l'autentificazione delle firme.

Che i figli degli immigrati nati in Italia non abbiano la cittadinanza italiana fino al diciottesimo anno di età e che solo allora la possano chiedere è davvero discriminatorio. Che un bambino possa perdere il diritto al sistema sanitario qualora ai genitori venga revocato il permesso di soggiorno magari perché il padre o la madre hanno perso il lavoro, anche questo è un segno di inciviltà. E infatti molte persone che si fermano al tavolino della raccolta delle firme queste cose non le sanno, non conoscono l'odissea burocratica e l'umiliazione di fronte ad una pubblica amministrazione che ti appare (e spesso ti è) ostile.

In Trentino, dove i nuovi cittadini di origine straniera sono quasi il 10% dell'insieme degli abitanti, la situazione è un po' migliore, perché almeno vi sono servizi di informazione e accoglienza efficienti e il lavoro ancora tiene. Il livello di integrazione nel lavoro e nella società è abbastanza buono. E poi, diciamolo chiaramente, l'economia del nostro territorio non potrebbe certo fare a meno di questa forza lavoro disposta ad occupare gran parte di quelle attività che gli autoctoni non intendono più svolgere.  Ma le leggi sulla cittadinanza sono quelle italiane e le situazioni che prima descrivevo ci sono anche qui. Si tratta insomma di passare dall'accoglienza alla cittadinanza.

Tanto è vero che stiamo pensando come gruppo consiliare di elaborare, tanto sul piano dei diritti di cittadinanza quanto su quello elettorale due apposite proposte legislative, in Provincia e in Regione, così da rafforzare politicamente l'iniziativa nazionale che, stante l'attuale quadro di riferimento politico istituzionale, s'infrangerà attorno ad una maggioranza parlamentare ostile.  

Raccogliere le firme su temi di così forte valore simbolico (e politico) potrebbe non essere così facile, incontrare un po' di diffidenza, ma così non è e a fine giornata, nel banchetto del mattino in centro storico e quello del pomeriggio alla fiera "Fa' la cosa giusta" raccogliamo oltre 250 firme per ciascuna delle due proposte. Niente male come prima uscita. Nella raccolta del mattino vedo le persone fermarsi spontaneamente, conversare con gli organizzatori, informarsi: mi piace questa città viva e vedo anche molto apprezzato il fatto che a sostenere l'iniziativa della società civile ci siano i consiglieri del PD del Trentino. Il che non guasta, considerata la separatezza con la quale spesso viene vista la politica.

Nel pomeriggio sono finalmente a casa, un po' di tranquillità che dedico alla scrittura di qualche parola sulla scomparsa di James Hillman, esponente di rilievo della psicanalisi americana e mondiale, filosofo dell'anima come veniva definito. La sua morte è davvero una perdita grande. I lettori più attenti di questo blog e dei miei interventi sanno quanto il suo pensiero fosse per me un punto di riferimento. Ma questa è la finitezza, alla quale ci dobbiamo rassegnare, anche in considerazione del fatto che i maestri della generazione precedente alla mia si trovano necessariamente a fare i conti con la loro ultima stagione.

Le cronache politiche della giornata parlano dei "rottamatori". Non nascondo lo sconforto (e il solco profondo) che mi fa sentire lontano mille miglia da una politica che non sa pensarsi fuori dai luoghi del potere, che non si propone di elaborare il proprio tempo per non consegnarne una narrazione critica a chi viene dopo, che non si predispone al passare la mano. O, d'altra parte e peggio ancora, che pensa - si fa per dire - di basare le proprie fortune sullo scontro generazionale. Poveri noi.

 

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