"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

18/10/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
Andrea Zanzotto con uno dei suoi gatti
Rientrato domenica sera da Casablanca, mi attende una settimana di Consiglio provinciale. Lunedì è l'unica giornata libera da impegni e vorrei dedicarla a scrivere il pezzo per la terza edizione dell'Atlante delle guerre nel mondo, edito dall'associazione 46° Parallelo che coinvolge i giornalisti italiani più attenti alle situazioni di conflitto acuto nel mondo. Dopo quelli dedicati alla Transnistria e alle comuni radici culturali dell'area euro mediterranea, il tema che intendo affrontare è quello della cultura del limite o, meglio, della declinazione del concetto di pace nella sobrietà.

Ma fare i conti con il tema del limite è necessario a partire da se stessi. Perché se non ti dai un attimo di tregua, se non fai i conti con quel delirio di onnipotenza che ti prende quando ci immaginiamo indispensabili, se non hai coscienza che il mondo continua a girare anche senza di te, prima o poi è la natura a fermarti, senza considerare che anche la qualità delle cose che fai ne risente. Come ad esempio andare in paese che non hai mai visitato prima, arrivare il venerdì notte e ripartirtene la domenica mattina, pensando che la fatica e lo stress non pesino sul tuo corpo.

E così mi prende una febbre da cavallo, probabilmente un virus intestinale che mi mette ko per un paio di giorni. E a quel punto non ci sono scadenze che tengano, compreso il Consiglio Provinciale. Non era una sessione particolarmente significativa, mi spiace per la question time sulle mense pubbliche che sarebbe stata l'occasione per spronare l'assessorato competente a rendere efficace la legge sulle filiere corte e l'educazione alimentare.  E' il corpo che ti invia dei segnali quando un'altra parte di te non si rende conto che si sta esagerando.

Arriva la notizia della scomparsa di Andrea Zanzotto, da molti considerato il più grande poeta italiano contemporaneo. In uno dei suoi ultimi lavori, "In questo progresso scorsoio" (Garzanti, 2009), una conversazione curata dal giornalista Marzio Breda nella quale Zanzotto s'interroga su questo tempo inquietante, egli affermava  "Oggi siamo alla mancanza del limite e alla caduta della logica, sotto il mito del prodotto interno lordo: che deve crescere sempre, non si sa perché. Procedendo così, la moltiplicazione geometrica non basterà più ed entreremo in un'iperbole...". L'iperbole è quella  - appunto - del "progresso scorsoio".

Sempre che riusciamo a comprenderlo in tempo. Intanto il signore di Casablanca che ha aperto un'agenzia per gli investimenti nel suo paese sabato scorso mi diceva "In Italia non c'è più niente da costruire". Sapremo fermare il "progresso scorsoio"?

 

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