"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

10/10/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
Grigia
Dopo una settimana intensa anche la domenica è di lavoro, dedicata alla tavola rotonda che segue la camminata per la pace in nome della solidarietà con la Somalia. Il tema del confronto alla Campana della Pace di Rovereto è il difficile rapporto fra la montagna e la pace e a parlarne con me e Mario Cossali ci sono uomini e donne che alla montagna hanno dedicato una parte importante delle loro vite. La pace per molti di loro è uno sguardo di solidarietà verso un prossimo meno fortunato, per altri l'occasione di scoprire mondi e culture sempre nuovi, per altri ancora un guardarsi dentro nel rapporto con l'infinito o altro ancora.

In mattinata preparo qualche appunto e rileggo dopo tanto tempo una novella di Robert Musil che mi è molto cara, intitolata "Grigia" e dedicata ad una "Valle incantata" alla quale sono affettivamente legato. L'autore de "L'uomo senza qualità", il grande capolavoro che ha descritto meglio di ogni altro sguardo l'affresco del passaggio fra il XIX e il XX secolo, dedica un racconto delicato ed intensissimo alle Valle del Fersina dopo avervi trascorso come ufficiale austroungarico dei lunghi mesi sul fronte della prima guerra mondiale.

Una guerra che ha lasciato sulle Alpi Orientali centinaia di migliaia di vite, una generazione di giovani mandati al massacro da gerarchie fanatiche e ottuse come bene ci ha raccontato Emilio Lussu. E che, ciò nonostante,  non impediva di raccogliere immagini e tratti di quella gente di montagna che il fronte l'abitava, arrivata fin quassù nel ‘500 dalla Baviera per lavorare nelle miniere d'oro e d'argento, dai modi accoglienti ed amabili a dispetto del loro isolamento.

Quel che invece non avviene per le nuove guerre, che non si fanno più per allargare i propri confini ma per il controllo delle materie prime e affermare una supremazia a fronte di un presunto scontro di civiltà. Che invece di raccogliere storie complementari preferisce erigere muri sempre più alti.

Sì, la montagna non è più incantata. Violentata invece, dai bombardieri che solcano i cieli e dalle mine che ne feriscono l'anima, da criminali che fanno profitto su ogni cosa. E dalla banalità del male che gira lo sguardo altrove.

Quando ritorno a casa è sera. Walter e Dora ci vengono a trovare e ci fa piacere trattenerli a cena. Mi portano notizie di Ciro, in ospedale per un'operazione che si è rivelata più complicata del previsto, provato ma che per fortuna si sta riprendendo e che a breve riavremo fra noi dopo una lunghissima parentesi sudamericana.

Dedico il lunedì mattina al riordinare le idee, a mettere un po' d'ordine nella mia agenda settimanale, a scrivere un pezzo per il Corriere del Trentino. Nel pomeriggio la riunione del Gruppo consiliare, seguita da un incontro con il vicepresidente Alberto Pacher su diverse cose di sua competenza e da un incontro con Giovanni Zatelli con il quale ci confrontiamo da tempo sui temi dell'inquinamento elettromagnetico.

Arriva inattesa la telefonata di una giornalista di "Uno mattina" che vuol saperne di più del nostro lavoro sull'inquinamento da amianto. Le illustro brevemente la situazione in Trentino, il disegno di legge che ho presentato nei mesi scorsi e, più in generale, gli ambiti nei quali è stato usato l'amianto... tanto da rimanerne sconcertata. Ci accordiamo per un'intervista che faremo nelle prossime ore e che andrà in onda giovedì mattina sul primo canale televisivo della RAI.

Stamane sarei  dovuto partire con un folto gruppo di amici per un viaggio nei Balcani. La nostalgia è fortissima, manco da quelle terre da più di un anno e proprio mi mancano le atmosfere, gli odori, i suoni, l'ironia di quei luoghi. Ma alla fine fra gli impegni e la precarietà del mio camminare (che corrisponde ad una sospetta lesione al menisco) mi convinco che non è il caso di fare quasi tremila chilometri di automobile in due giorni.  

A questi luoghi, alla riflessione su quel che è avvenuto negli anni '90 in questo pezzo d'Europa, con Agostino, Andrea, Rosita, Roberta, Marco e tanti altri abbiamo dedicato anni di passione, impegno e studio, che ancora continua, ciascuno in ambiti diversi, professionali e non. Avrei voluto essere con queste persone care, per il piacere di un viaggio insieme e di quel che ne sarebbe venuto.

Nella consapevolezza - più seriosa - che l'Europa si fa o si disfa proprio qui, nel suo cuore gioioso e pazzo, dove oriente ed occidente si sono incontrati nel corso della storia.

 

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