"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

19/11/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
Wall Street
Dedico la giornata di venerdì allo studio e alla scrittura. Amo queste giornate sottratte agli impegni pubblici, alle riunioni, agli incontri, come se si trattasse di uno spazio vitale nel quale rimettere in ordine le idee, fermarsi un attimo per mettere a fuoco, cercare di riflettere sul senso del proprio agire. Ma anche semplicemente per preparare un pranzo e una cena per le persone care, per tirare il fiato, guardarsi un film.

Leggo il documento della Giunta Provinciale predisposto per l'incontro con i soggetti del credito trentino e butto giù qualche idea per farne la prossima tesi sul sito http://www.politicaresponsabile.it/ che vorrei dedicare al tema della "finanza di territorio", ovvero come può un piccolo territorio come il nostro provare a difendersi dalle turbolenze del mercato finanziario globale o, meglio, dal carattere strutturale di una crisi le cui ragioni sono connesse al processo di progressiva finanziarizzazione dell'economia.

Davvero difficile immaginare come mettere le catene a questo mostro che ha trovato il modo di moltiplicarsi anche nella crisi, attraverso un sistema di scommesse che realizza immense fortune sulle tragedie e sulla bancarotta degli altri, sulle guerre come sulle carestie.

Mettergli le briglia è il tema del nostro presente. Posto giustamente anche dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama (dall'alto, dunque)  che però si è dovuto subito arrendere o dalla Commissione Europea risfoderando la proposta della Tobin tax senza però ottenerne fin qui un bel niente.  E', del resto, la questione che hanno posto gli indignados (dal basso, in questo caso) che da mesi assediano Wall Street, ma anche questo movimento rischia di fare la fine dei World Social Forum, soffocato dall'ideologia.

Occorre un cambio di sguardo, un altro approccio. La risposta è forse la terra. L'economia vera contro quella finta. L'alleanza fra i produttori e i territori, la qualità contro l'omologazione, il ritorno al valore d'uso  avrebbe detto Marx. Quello sguardo glocale che dovremmo prendere a prestito per mettere in discussione anche le forme della politica, lo sguardo istituzionale, l'autogoverno. La cultura del limite, certo. La sobrietà. La bellezza.

Sono i temi che ho posto nella riflessione proposta nei giorni scorsi sul dopo Berlusconi e che vedo raccogliere interesse su questo blog come nelle comunicazioni verbali con le persone a cui l'ho inviata. E che porrò nel dibattito sulla Finanziaria 2012 in Consiglio Provinciale.

Proprio sulla Finanziaria si lavora sabato per cinque ore filate al gruppo consiliare, nell'esame dei capitoli e dell'articolato. Occorrerebbe fermarsi sull'impronta, che non esce chiara. Ed indicare i terreni sui quali vorremmo caratterizzare questa fase dell'autonomia. Ma su questo, nella coalizione come fra noi e nel PD del Trentino, si fatica a trovare un pensiero condiviso. E invece si va nei dettagli, perché corrispondono a dinamiche di consenso e perché in buona sostanza non ci si fida. Ci sono, come è ovvio, articoli che andrebbero emendati e cifre che andrebbero riviste e riallocate. Ma, così giocata, è una partita che non mi piace, inquinata dall'avvicinarsi alle elezioni e dal bisogno di visibilità dei singoli. Mi sottraggo a questa logica e lo comunico al capogruppo.

Finita la riunione vado a prendere in stazione Gianguido Palumbo, l'invitato maschile all'incontro che abbiamo promosso come gruppo consiliare del PD del Trentino sulla violenza di genere a un anno dall'approvazione della legge provinciale. Gianguido è stato uno dei promotori dell'associazione "Maschile plurale", forse la prima realtà nata nell'universo maschile attorno ai temi della violenza di genere. La prima volta c'incontrammo a Sarajevo, lungo le strade della cooperazione internazionale, dove lavorava per il Comune di Venezia. E le nostre cose hanno continuato ad intrecciarsi, attorno ai nostri libri e sensibilità.

La sua presenza offre all'incontro una voce diversa, utile ad una riflessione che s'interroga in maniera aperta sulle forme di violenza che in questa nostra terra non sono meno rilevanti che altrove, come esce bene dalle testimonianze delle relatrici.

A cena, fettuccine ai finferli, ci raccontiamo quel che stiamo facendo. Mi dona copia del suo ultimo lavoro, una "Cortissima Storia d'Italia", libro più video racconto in dieci puntate, uno strumento didattico per le scuole e per gi immigrati sui centocinquant'anni dell'unità d'Italia.

Mentre lo riaccompagno in stazione, ci imbattiamo in una limousine lunga una decina di metri, attorniata da squallidi personaggi e ragazzine tacchi a spillo e minigonna. Tratti di degrado e di un'umanità perduta, che potremmo incontrare nei luoghi più disparati di questo mondo sempre più allo sbando. Com'è cambiato questo paese? Dovrebbe essere la domanda di fondo dalla quale partire se vogliamo davvero metterci alle spalle l'era Berlusconi.

 

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