"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

28/12/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
Mediterraneo, visto al tramonto dal Monte Velebit
Il primo messaggio del mattino arriva poco dopo le 6.00. E' di Armando Stefani, presidente della circoscrizione dell'Argentario (la collina est di Trento) e amico, che si complimenta per la pagina pubblicata da L'Adige di oggi. Sono da poco passate le 8.00 ed un analogo messaggio mi giunge da Alberto Pacher. Altri ne arriveranno nel corso della giornata e un po' mi sorprende perché su un tema ostico e delicato come quello dell'"amore per la guerra" in genere non si ama parlare, preferendo avere a che fare con un male individuabile dal quale distinguersi.

E' l'idea consolatoria di un mondo diviso in buoni e cattivi, che può forse funzionare come visione semplificata del mondo e come alibi, ma che ci porta dritti dritti alla ghigliottina, dalla parte delle vittime come dei carnefici. Del resto, il fondamentalismo è uno dei tratti del nostro tempo. Certamente è più complesso indagare la guerra, quel lato del profondo di ognuno di noi che cerchiamo di non vedere o di rimuovere. Abbiamo paura dei conflitti, quando invece dovremmo imparare a vivere con essi, farcendocene carico, elaborandoli e prendendoli per mano.

Il testo completo dell'intervento di cui oggi L'Adige presenta una sintesi lo potete trovare nella "home page" di questo sito. Ma devo dire che la sintesi proposta è piuttosto efficace. E non corrisponde - è bene saperlo - a quel che il popolo della pace ama sentirsi dire.

E' questo l'inizio di una giornata di fine d'anno, quelle in cui desidereresti startene chiuso in casa, ma che invece dedico al lavoro di predisposizione del materiale informativo per l'evento conclusivo di "Cittadinanza Euromediterranea" (previsto l'11 e il 12 gennaio prossimi) e ad una sequenza di incontri di cui vi parlo più diffusamente.

Intanto mi vedo con Adel Jabbar. Intellettuale ed esule iracheno, Adel sta in Trentino da molti anni, insomma trentino acquisito a tutti gli effetti anche se in questi ultimi mesi sta a Bolzano. Negli ultimi mesi i nostri sguardi si sono spesso incrociati, senza infingimenti. Gli racconto degli incontri avuti la scorsa settimana a Roma e dell'idea di fare di "Mezzaluna fertile del Mediterraneo" una sorta di rete di pensiero per un mondo - arabo e non solo - in forte trasformazione. Adel è di cultura laica, ma insieme conveniamo che le correnti politiche islamiste che si vanno affermando dalla Turchia fino in Marocco sono, nell'attuale panorama politico, le più interessanti e quelle più in grado di recepire i nostri ragionamenti sull'autonomia e l'autogoverno, sulla valorizzazione dei territori, sulla cooperazione di comunità.

Nella divaricazione fra modernità e tradizione, la modernità era storicamente rappresentata dai partiti nazionalisti che sono stati al potere per mezzo secolo, non estranei ad una sinistra d'importazione e ad un "non allineamento" ormai fuori dal tempo. La tradizione rimaneva nei fatti relegata alla dimensione famigliare e religiosa, ma con la primavera che ha spazzato via i partiti nazionalistici, quella stessa tradizione è diventata motivo di appartenenza ideologica e politica. Uscire da questa anacronistica divisione, far vivere un dibattito che sappia ripartire dalla cultura della terra ma in un contesto globale, cercare nuove sintesi di pensiero: una sorta di canovaccio di lavoro che si pone in quella parte del Mediterraneo con particolare urgenza, affinché nelle primavere la dialettica politica sappia andare oltre il Novecento. Propongo ad Adel di essere parte di questa rete e rimaniamo d'accordo che ci vedremo nei prossimi giorni con Ali Rashid per parlare di questo e dell'idea di dar vita nel corso del 2012 ad un momento di confronto da realizzarsi in una città mediterranea coinvolgendo chi sarà interessato a questa lunghezza d'onda.

Di seguito mi vedo con Daniele Bilotta e Michele Manzana dell'associazione "Viaggiare i Balcani". Stanno preparando una serie di manifestazioni culturali per la prossima primavera attraverso le quali far conoscere l'associazione che, per inciso, ho contribuito  a costruire negli anni in cui parlare di turismo responsabile nei Balcani poteva sembrare un'operazione impossibile. Proprio l'indomani (giovedì 29 dicembre) Michele sarà in partenza per Sarajevo, per accompagnare uno dei tanti viaggi del turismo responsabile, incluso il capodanno nella capitale bosniaca. Ricoperta di neve, Sarajevo ha un fascino oltremodo particolare. Che nostalgia...

Se penso che la maggior parte delle persone in questi luoghi non ci sono mai state, non posso che pensare che manchi loro qualcosa di davvero straordinario. A giugno - luglio 2012 è anche previsto un viaggio sul Danubio, per il quale alcuni degli attivisti dell'associazione stanno lavorando da mesi. Davvero da non perdere. Ho viaggiato lungo il Danubio con il battello che nel 2003 (nell'ambito di una delle prime iniziative di OBC) ci portò da Vienna fino a Belgrado, facendo tappa nelle capitali danubiane come Bratislava, Budapest, Vukovar, Novi Sad. Un viaggio indimenticabile, fra paesaggi di una bellezza mozzafiato, nel silenzio del fiume interrotto dalle note della Detrani Taraf che ci accompagnava.

Poi la riunione al Forum per fare il punto sull'organizzazione e sulla comunicazione dell'evento "Caffè Sinan Pascià" dell'11 gennaio e sulla conferenza che realizzeremo il giorno successivo sul "Censimento del 1910", l'ultimo dell'impero austroungarico, e sulla "Piccola Europa" che - nell'intreccio di popoli e lingue che caratterizzava la migrazione interna all'impero - rappresenta uno spaccato di storia di questa nostra terra ai più sconosciuto. Di seguito, l'incontro con Federico Zappini che nel 2012 dovrebbe aiutarci nel percorso sulla cultura del limite, di cui s'incominciano ad intravedere le coordinate. E le sorprese non mancheranno di certo.

Abbiamo fatto sera. Mi staccherò dal computer di casa a notte inoltrata.

 

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