"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Vado in ufficio e, dopo una settimana di assenza, riprendo il contatto con un ambiente che avverto lontano. Nonostante abbiamo scollinato metà legislatura, ancora manca qui dentro una dimensione collettiva, quasi ciascun consigliere o assessore avesse aperto una partita individuale. Forse proprio in questa chiave si può leggere il sondaggio a suo tempo commissionato ad un'agenzia specializzata e che in questi giorni i giornali locali hanno ripreso pubblicando le graduatorie di simpatia per i possibili candidati alla presidenza della Giunta Provinciale. Già si guarda al 2013 e anche questo descrive una forma patologica grave della politica se consideriamo che abbiamo quasi metà della legislatura da percorrere. La politica per me è altra cosa. E avverto una strana stanchezza, quasi a sentirmi (o a chiamarmi) fuori.
Pongo nella breve riunione del Gruppo consiliare la necessità di avere fra noi un confronto sulle linee della Finanziaria provinciale e di un lavoro sistematico sul bilancio prima della sua pubblicazione ufficiale. Proprio sul bilancio mi metto a scrivere un promemoria per la prossima riunione di maggioranza.
Arrivano i dati relativi all'afflusso al voto in Tunisia, oltre il 90%. Non importa chi sarà il vincitore, questo dato in sé è la vittoria della rivoluzione democratica. Arrivano anche le immagini del grado di considerazione raggiunto dal nostro paese fra i capi di governo europei ed insieme la richiesta di interventi strutturali che le manovre del govenro hanno sistematicamente eluso. E questa volta, Berlusconi sembra effettivamente in difficoltà.
A metà pomeriggio sono di nuovo al Forum, dove ho appuntamento con alcuni amici del Marocco. Si tratta di un primo momento di restituzione rispetto all'esperienza di una settimana fa a Casablanca nella conferenza sull'autonomia. Luci e ombre, ma è stato utile andarci. Perché fino ad oggi in quel paese si è parlato di autonomia ma senza entrare nel merito del significato di questa parola, quasi si trattasse di un espediente per uscire dalle secche di una crisi infinita e senza soluzione nel conflitto sul Sahara Occidentale. Ed invece questa volta, con la nostra presenza (anche alcuni di loro erano lì) si è entrati forse per la prima volta nel merito di quel che vuol dire autogoverno. L'autonomia non è un coniglio da tirare fuori dal cappello, ma una soluzione politica che richiede pensiero, cultura condivisa, amore per la propria terra, ridislocazione dei poteri. L'assunzione di un agire responsabile che è difficile trovare anche qui in Trentino, nell'inverare un'autonomia stanca e dove pure avremmo bisogno di una primavera.
0 commenti all'articolo - torna indietro