"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

05/11/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
Trento, Torre verde. Alluvione 1966
Il 4 e 5 novembre rappresentavano nella mia famiglia momenti gioiosi e di festa. Non per le forze armate, ma perché erano i giorni in cui cadevano il compleanno di mio fratello Carlo e della mia mamma Ada, che fra l'altro proprio ieri avrebbe compiuto cent'anni. E poi, coincidendo con una festa nazionale non ancora soppressa e venendo a ridosso delle festività dei santi e dei morti, rappresentavano una sorta di piccola vacanza autunnale.

Associo queste date anche all'ingrossarsi dei fiumi e alla grande alluvione che nel 1966 sconvolse buona parte del paese. Ho il ricordo nitido delle immagini televisive in bianco e nero dei libri ricoperti di fango a Firenze. E ovviamente della mia città, quando il fiume prese il suo vecchio corso nel cuore di Trento, come a dire che la natura è più forte del delirio di onnipotenza degli ingegneri austroungarici che a metà dell'Ottocento decisero di spostarlo dal suo alveo naturale. Le città si costruivano accanto ai fiumi, non viceversa.

Il 4 novembre 1966 guardavo dalla finestra di casa il torrente Fersina, la forza tumultuosa delle sue acque che mettevano in pericolo il ponte dei  Cavalleggeri. Oggi rivedo quelle immagini per le strade di Genova, con l'aggravante di quasi mezzo secolo di urbanizzazione selvaggia dove si sono coperti i corsi dei torrenti e dei fiumi in nome della speculazione e della folle idea che l'uomo debba piegare la natura.

Come non vedere che il cambiamento climatico produce effetti devastanti? Quelle che definiamo precipitazioni eccezionali stanno diventando la normalità. Genova non è che l'ultimo capitolo. Cinque Terre e Val di Vara (una settimana fa), Roma (un mese fa), Sant'Elpidio a mare, Vicenza, Sestri Ponente, Giampilieri, lo straripamento del Po in Piemonte del 2000 con decine di morti e 40 mila sfollati, Soverato, Sarno, Quindici, la devastazione della Versilia o quella della Valtellina: luoghi che testimoniano degli effetti devastanti di un cambiamento climatico aggravato dalla cementificazione del territorio e dall'incuria.

Un pianeta che ha oltrepassato il limite. E proprio del limite parliamo nell'assemblea del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani che si svolge nella serata del 4 novembre all'aeroporto Caproni di Mattarello, perché questo sarà il tema del percorso annuale del Forum per il 2012. "La pace nella sobrietà" può essere declinata in tanti modi: il carattere limitato delle risorse e le guerre che ne vengono, la biodiversità messa alla prova con quel che significa sul piano della scomparsa delle specie animali e delle piante, i cambiamenti climatici e la scomparsa dei ghiacciai, la desertificazione e l'abbandono delle campagne con il formarsi di grandi megalopoli, i consumi e gli stili di vita, il limite etico della ricerca e dell'uso delle tecnologie ... l'antropocentrismo dell'uomo signore del mondo incapace di alleanza con la natura.

Proprio durante l'assemblea arrivano le drammatiche notizie da Genova e vedo Martina Camatta, nostra collaboratrice al Forum, preoccupata, quasi che questa scelta del tema del limite rappresentasse un  inquietante presagio. Del resto, se  non vogliamo che il tema della pace sia una stanca tiritera buonista, dobbiamo saperlo declinare nel nostro tempo. Così è stato nel 2011 con "Cittadinanza Euromediterranea", un percorso che ci ha permesso di vivere la primavera araba con l'attenzione di chi sta sul pezzo invece che rincorrere le emergenze. E l'azione del Forum è stata riconosciuta come un punto di riferimento, oltre i rituali di un pacifismo scontato, ideologico e autoreferenziale.

Questo è anche l'approccio che presentiamo all'Assemblea con il programma "Afghanistan 2014", di cui abbiamo già parlato in questo blog. Ogni volta che arrivano le bare dei soldati dall'Afghanistan, si accende la discussione se l'Italia e i suoi soldati debbano rimanere o andarsene. Proponiamo un altro approccio: "era sbagliato andarci, sarebbe sbagliato andarsene".  E un altro sguardo: l'Afghanistan non è solo guerra, sono i suoi giovani che non ne vogliono più sapere di armi e morte, che vogliono studiare nelle università che crescono nonostante la guerra, sono la cultura di questo paese, la sua storia, le sue bellezze naturali, il grande patrimonio rappresentato dai milioni di afghani della diaspora, scrittori, poeti, giornalisti, artisti, professionisti, lavoratori, registi come Razi e Sohelia che di questo progetto sono l'anima.

Il programma si sta perfezionando e a breve il cantiere aperto il 7 ottobre a Trento produrrà i suoi primi frutti, a cominciare dall'appello che sarà la base della piattaforma web per un dialogo internazionale sul futuro assetto politico istituzionale dell'Afghanistan, per non lasciare nel 2014 (quando l'ultimo soldato della coalizione se ne sarà andato ponendo fine all'occupazione) questo paese nelle mani dei signori della guerra.

Il giorno successivo (sabato) mi incontro al Forum con i rappresentanti della comunità marocchina in Trentino e anche in questo caso è il tema del futuro assetto istituzionale (dell'autogoverno e dell'autonomia del Sahara Occidentale) che vorremmo mettere in un percorso assolutamente inedito per quella regione. Come si può comprendere, un altro modo di intendere l'impegno per la pace.

Il che non ci impedisce, in questo 4 novembre di pioggia incessante, di manifestare il nostro dissenso verso la vergognosa operazione di acquisto dei 131 cacciabombardieri F35 da parte dell'Italia. In un paese dove si tagliano le pensioni e i servizi sociali, che annega nel deficit pubblico e nel dissesto idrogeologico, si continuano a spendere 24,5 miliardi ogni anno per le forze armate, a cui si aggiungono i costi delle missioni internazionali e, per l'appunto, 16,5 miliardi di euro per gli F35.

Siamo al Museo Caproni, dove l'ingegno umano è rappresentato dalla storia dell'aviazione civile. Ma dove sta il limite fra ingegno e delirio? La grande scritta "No agli F35" campeggia di fronte ad un vecchio aereo militare della Loockheed...       

 

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