"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

30/10/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
paesi poveri?
Alla fiera "Fa' la cosa giusta!" un fiume di persone e alla fine della tre giorni sarà record di presenze, oltre 12 mila visitatori paganti. Venerdì scorso, proprio in questa sede, abbiamo presentato il tema che caratterizzerà il programma del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani nel corso del 2012, "Oltre il limite. La pace nella sobrietà". Ed oggi la radio della fiera, Radio in Blu, dedica uno speciale pomeridiano proprio a questo tema. Protagonisti del dialogo radiofonico dallo stand di "Vita Trentina" sul tema proposto dal Forum siamo Alberto Conci, Francesca Ferrari e il sottoscritto. Il contesto di una fiera del consumo critico e degli stili di vita equi e sostenibili è, come si può capire, quello giusto per affrontare il tema del "limite" e se c'è un tratto culturale che forse unisce gli oltre duecento espositori potrebbe proprio essere quello della sobrietà.

Declinare la pace nella sobrietà apre molte piste di lavoro, dal rapporto con le risorse alle guerre che ne vengono, dalla tutela delle biodiversità ai cambiamenti climatici, dalla qualità dei consumi alla valorizzazione delle filiere corte, dall'abbandono delle campagne ai processi di inurbamento nelle megalopoli, dal delirio di onnipotenza che ci prende ogni volta che ci pensiamo indispensabili alla cultura del limite che dovremmo imparare a praticare nelle nostre esistenze. Ne parleremo nell'assemblea del Forum prevista per venerdì prossimo 4 novembre (ore 17.00) al Museo Caproni di Mattarello.

Ma intanto ci sembrava questa la cornice ideale per presentare la proposta, proprio a partire dalle tante buone pratiche che qui sono rappresentate. Prima della diretta radiofonica, mi aggiro fra gli stand anche per cercare di capire i tratti di novità rispetto agli altri anni. Una prima cosa che salta all'attenzione rispetto agli anni precedenti è la minore presenza delle associazioni di volontariato e Ong, a fronte di un numero maggiore di esperienze di produzione e lavoro, soprattutto nel campo del benessere e dell'abbigliamento. A riflettere forse una situazione di stanchezza di un mondo come quello della solidarietà sociale e della cooperazione internazionale, alle prese con la necessità di ripensarsi nelle pratiche come nelle idee.

Il maggior numero di espositori sono quelli degli "ecoprodotti" ovvero della trasformazione artigianale nel settore dell'abbigliamento, della cosmesi, della lavorazione delle erbe, seguiti a ruota dal settore alimentare e dalle aziende agricole con i loro prodotti biologici. Non a caso il momento culturale più importante della fiera è il convegno sul futuro dell'agricoltura trentina dove, stando a quel che raccolgo nel pomeriggio, le posizioni a confronto sono molto distanti. Mondi che dovrebbero imparare a parlarsi ma anche qui scontiamo conservatorismi, autoreferenzialità ed inconsistenza delle classi dirigenti. Questa settima edizione di "Fa' la cosa giusta!" riflette un po' questo nostro tempo, ricco di buone pratiche ma povero di pensiero.

Al mattino alla Fondazione Caritro c'è la presentazione dello spettacolo dell'artista israeliana Noa, che in serata farà il pieno all'auditorium S.Chiara in una manifestazione per la raccolta di fondi per l'emergenza Somalia. Iniziativa meritoria, per dare un po' di sollievo alla sofferenza di alcuni villaggi dove opera l'associazione trentina "Una scuola per la Vita".

E' però doveroso dire che quell'emergenza non viene dal nulla, così come ogni altra emergenza. Quel paese, lungo il Novecento, è stato terra di espansione coloniale da parte dell'imperialismo italiano, successivamente dilaniato dalle guerre post coloniali che avevano come scenario un mondo segnato dal bipolarismo, poi negli anni '80 divenuto discarica di rifiuti tossici e luogo simbolo della mala cooperazione internazionale (italiana in primis), in seguito area geografica strategica prima per gli Stati Uniti e poi per i signori della guerra... Oggi la Somalia è, a dispetto delle apparenze, un paese dove si sperimenta una post modernità fatta di traffici di ogni tipo e di moderna pirateria che tiene in scacco una vasta area dell'oceano indiano. Un porto franco, insomma, controllato dalla criminalità organizzata internazionale.

L'unico soggetto che avrebbe potuto avere l'autorevolezza e la capacità di metterci mano sarebbe stata l'Unione Africana, ma i paesi occidentali e la Cina - con i loro interessi - ne hanno minato l'unità e dilaniato la coesione interna. Ricordo l'appello che qualche anno fa proprio l'Unione Africana rivolse all'Europa di Romano Prodi per costruire un'alleanza strategica per la rinascita del continente africano, che non avrebbe bisogno di aiuti ma la cui ricchezza è diventata invece negli anni fonte di impoverimento. Non se ne fece nulla, perché saltò Prodi e con lui - senza che nemmeno l'opinione pubblica europea se ne accorgesse - il progetto europeo. Ed oggi anche l'Unione Africana non sta proprio bene.

Tanto per cambiare, manca la politica. Quella seria, s'intende. Quella che dovrebbe proporre visioni e capacità di autogoverno. Quel che accade, invece, è che il continente più ricco di materie prime affondi fra miseria e neocolonialismo, tanto che la sua gente cerca rifugio altrove e la terra diventa luogo di sfruttamento e di produzioni intensive nella guerra già iniziata per lo spazio vitale. O forse non ci siamo accorti che la Cina si sta comprando l'Africa?

Non vorrei sembrare cinico, ma è troppo comodo andare ai concerti o alle partite del cuore.

 

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