"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

09/11/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
La caduta degli dei
Da due giorni sono infermo in casa, il braccio sinistro immobilizzato. La diagnosi provvisoria è "borsite", un'infiammazione ad un articolazione che investe un fascio di nervi e provoca un fortissimo dolore ad ogni sollecitazione. La terapia, almeno fino all'accertamento definitivo che avrò venerdì con l'ecografia, è il cortisone che, come si sa, ha numerosi effetti collaterali negativi per l'organismo. Ma di certo efficace, almeno per alleviare il dolore. Il che mi permette almeno di leggere e scrivere.

Devo invece saltare le due giornate del Consiglio provinciale, il gruppo di lavoro per l'unificazione dei testi di legge sull'amianto e la presentazione in Commissione della legge finanziaria, nonché gli impegni serali che avevo previsto martedì (la serata con il gruppo consiliare a Baselga di Pinè) e mercoledì (il dialogo con Tonino Drago per la presentazione del suo libro sulle rivoluzioni nonviolente).

In compenso, come dicevo, riesco a leggere e scrivere. Un pezzo sulla primavera araba, un altro sugli avvenimenti che in questi giorni occupano le cronache nel quale ho cercato di legare le varie crisi che attraversano il nostro presente. Metto mano al malloppo della Finanziaria e alla Legge di Bilancio della PAT, più o meno 620 pagine di relazioni e tabelle da studiare e da comprendere nei loro effetti spesso ermetici. Che alterno ad altre letture che, come potete immaginare, mi appassionano diversamente, diciamo.

Ho trovato davvero coinvolgente la lettura della conversazione del giornalista Marzio Breda con il poeta Andrea Zanzotto che ha per titolo "In questo  progresso scorsoio" (Garzanti, 2009). Zanzotto, come sapete, se ne è andato nei giorni scorsi lasciandoci una sorta di programma esistenziale: "Per andare avanti - scriveva Zanzotto - bisogna procedere con un piede nell'infanzia, quando tutto sembra grande e importante, e un piede nella vecchiaia estrema, quando tutto sembra niente".

Guardava il mondo dai suoi novant'anni e dalla sua dimora di Pieve di Soligo, un pezzo di quel Veneto che amava ma che al tempo stesso lo riempiva d'angoscia per quel che è diventato e per ciò che ha inesorabilmente perduto. Da quel punto di osservazione non si spostava quasi mai, una sorta di esilio scelto in un mondo che biasimava. Lui che pure era considerato, come scrisse il quotidiano Le Monde, "il più moderno poeta italiano del giorno d'oggi", era letto, studiato e invitato in tutto il mondo. Ma resisteva alle lusinghe nella convinzione che "Ogni uomo che meriti di essere celebre sa che non ne vale la pena".

Osservo con preoccupazione alle vicende politiche di queste ore. Se sembra ormai finalmente finita l'era Berlusconi, non mi convince per niente l'idea di governi tecnici in mano ad economisti o banchieri che per anni ci hanno cantato i poteri di autoregolazione dei mercati e che alle ragioni delle crisi (finanziaria, ecologica, morale e politica) non sono affatto estranei. Servono scelte politiche coraggiose e, semmai, un governo istituzionale che possa ridare un po' di credibilità al volto dell'Italia e cambiare rapidamente la legge elettorale, per poi andare entro la primavera a nuove elezioni politiche.

Nella speranza che questa accelerazione possa davvero portare, come annuncia Bersani, un nuovo patto programmatico e nuove regole nel centrosinistra. Devo dire che su questo continuo a rimanere piuttosto scettico e a non vedere una stagione nuova sul piano dell'elaborazione di nuovi approcci, tutti ancorati a vecchie visioni novecentesche, compresi coloro che fanno della "questione generazionale" la loro bandiera.

Certo è che totalmente privo di nuove visioni appare il maxi emendamento presentato nella serata di mercoledì dal ministro Tremonti e che il Parlamento andrà a votare prima dell'uscita di scena del premier. Non si sa ancora chi lo voterà, ma costituirà un macigno che Mario Monti, di fresco nominato senatore a vita (forse per evitare di dover parlare di governo tecnico) e probabile Presidente del Consiglio incaricato, si troverà sulla sua strada, ammesso e non concesso che non sia stato concordato.

Staremo a vedere.   

 

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