"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

22/12/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
Beirut. La statua dedicata a Samir Kassir, il protagonista della primavera libanese assassinato nel giugno del 2005
Un salto a Roma. E' notte fonda quando prendo il treno delle 6.10, è di nuovo notte quando rientro a Trento in tarda serata. Non amo andare nella capitale, nonostante ci abbia vissuto per quasi cinque anni. Ma era il secolo scorso, praticamente una vita fa. Ora questa città mi appare, almeno nella sua dimensione politica, il luogo di un rituale che si ripete nella sua autoreferenzialità, una rappresentazione fuori dal tempo e ciò nonostante ancora influente.

Negli incontri che ho programmato mi capita di passare dalla sede nazionale di SEL (Sinistra ecologia e libertà) a quella del PD. Mi scorrono nella mente immagini e sensazioni che conosco bene, ma che avverto lontane.

Con Ali Rashid abbiamo previsto un programma di incontri, in primo luogo per discutere fra noi delle attività dell'associazione Mezzaluna fertile del Mediterraneo. Così facciamo il punto sui progetti di cooperazione nel campo agricolo, dal Vino di Cana al Melograno. Con noi c'è anche Mario Zambarda che è da poco rientrato da una visita in Palestina proprio per monitorare la possibilità di qualificare la lavorazione di questo frutto straordinario (il melograno, appunto) che nella mezzaluna cresce spontaneamente, come arbusto selvatico. Potenzialità e saperi s'intrecciano, come dev'essere nella buona cooperazione. Ma è forse sul piano culturale e politico che s'intravvede la possibilità di svolgere un ruolo di raccordo fra pensieri ed esperienze interessanti nel contesto della "primavera", che pure faticano a dialogare fra loro.

Ali ne ha parlato recentemente a Beirut con Elias Khuri, il presidente della "Samir Kassir Foundation", rilevando la necessità anche da quella parte del Mediterraneo di nuovi pensieri. Ipotizziamo di mettere insieme, vedremo dove, gli esponenti di un'intellettualità che, attorno ai concetti di autogoverno, sviluppo locale, cooperazione euromediterranea, possa provare a delineare un pensiero comune ed originale, oltre una modernità d'importazione e una tradizione che diventa frustrazione per l'antico splendore perduto.  

Nella sede di SEL abbiamo un fugace incontro con Ciccio Ferrara, che di quel partito è un autorevole dirigente. Bastano poche battute per farmi capire quale sia l'attenzione verso i territori: nemmeno è sfiorato dall'idea che la sperimentazione politica trentina possa insegnare qualcosa, se non altro perché nell'arco alpino la nostra è l'unica regione che non è diventata preda del leghismo padano. I partiti nazionali sono così, refrattari ai territori che invece sorvolano. Mi dice che è stato recentemente a Trento, per una riunione di partito, ma evidentemente i suoi sensori parlano il suo stesso linguaggio.

Ci incontriamo a pranzo con Giulio Marcon, amico e compagno di tante battaglie, oggi responsabile di "Sbilanciamoci".  Con Giulio c'è una sintonia di pensiero che si è sviluppata fin dagli anni in cui Giulio era presidente dell'ICS (il Consorzio italiano di solidarietà). Parliamo dell'associazione Mezzaluna fertile del Mediterraneo, di quel che vorremmo fare, di una collaborazione possibile. E del suo coinvolgimento nel percorso del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani sulla cultura del limite. Ipotizziamo tre momenti significativi, la presentazione a Trento dell'indice Quars che misura la qualità dello sviluppo nelle regioni italiane, un'iniziativa sui quarant'anni dall'uscita del rapporto del Club di Roma sui limiti dello sviluppo a cui vorremmo invitare Enrico Giovannini, attuale presidente nazionale dell'Istat e uno dei referenti del Club di Roma in Italia, e infine un omaggio ad Enrico Zanzotto, circostanza nella quale vorremmo invitare Goffredo Fofi, che insieme con Giulio ha dato vita un paio d'anni fa alla casa editrice Edizioni dell'Asino.

Da Piazza Vittorio ci trasferiamo a Via del Tritone, alla sede nazionale dei focus del PD, dove abbiamo in programma un incontro con Stefano Fassina, responsabile economico dei democratici. I temi della cooperazione economica con l'area mediterranea sono il pretesto per una conversazione a tutto campo, che va dal Trentino all'Europa, dalla cooperazione trentina a quella internazionale, dalla crisi della politica alla forma partito. Un confronto interessante, una disponibilità all'ascolto forse inaspettata, persino un sentire comune tanto che attorno ai temi della cooperazione nel Mediterraneo e all'Europa come progetto politico proviamo a definire i contorni di una possibile collaborazione.

Anche in questa di sede, per la verità, ho l'impressione che i riti della politica non siano affatto estranei. L'amico Valentino Filippetti, che lavora con Fassina e che ci accompagna in questa occasione, coglie subito la distanza da quei riti di cui sono piene le sedi nazionali dei partiti e, partecipando alla nostra conversazione, lo vedo  soddisfatto di questa opportunità, quasi ne potesse venire uno sguardo diverso anche per quei luoghi.

Ci rimettiamo in treno per tornare verso nord. Quando siamo a Verona incontriamo Giorgio Tonini. E' un po' che non ci parliamo e nell'ora e mezzo in cui stiamo insieme - scorrendo gli avvenimenti di questi mesi - dobbiamo prendere atto che le nostre idee non divergono solo sulle questioni della pace. Narrazioni diverse, a conferma di come il PD sia un porto di mare e di quanto una sintesi nuova che ne era la scommessa fondativa sia ancora lontana.

 

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